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Continuazione illeciti tributari: ICI e IMU insieme?

Una società contesta avvisi di accertamento per ICI e IMU su aree destinate a servizi pubblici. La controversia giunge in Cassazione, che solleva una questione fondamentale: è possibile applicare il principio della continuazione illeciti tributari a violazioni riguardanti tributi diversi, sebbene in linea di continuità come ICI e IMU? La Corte, riconoscendo l’importanza della questione per l’uniformità del diritto, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per la decisione finale.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Continuazione illeciti tributari: ICI e IMU insieme?

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha posto le basi per una decisione di grande impatto in materia di sanzioni tributarie. Il caso analizzato riguarda l’applicabilità dell’istituto della continuazione illeciti tributari a violazioni concernenti imposte diverse ma successive nel tempo, come l’ICI e l’IMU. La questione è se l’infedele dichiarazione per più anni possa essere considerata un illecito unico, con un conseguente alleggerimento delle sanzioni per il contribuente.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare si è vista notificare cinque avvisi di accertamento da parte di un Comune per il mancato o parziale versamento dell’ICI (per gli anni 2009, 2010, 2011) e dell’IMU (per gli anni 2012 e 2013). La pretesa del Comune si basava su una valutazione di due aree di proprietà della società, che il Piano Regolatore Generale (PRG) destinava a “funzioni pubbliche e di interesse collettivo”, come attrezzature sportive e aree a parco.

Il Comune contestava la differenza tra l’imposta versata (calcolata sui valori dei terreni agricoli) e quella dovuta sulla base di un valore stimato di 30 euro al metro quadro da un proprio funzionario. Oltre al recupero dell’imposta, veniva applicata una sanzione del 50% per infedele dichiarazione per ogni singola annualità.

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva inizialmente dato ragione alla società, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva ribaltato la decisione, confermando la legittimità degli accertamenti e la congruità del valore determinato dal Comune. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la questione della continuazione illeciti tributari

La società ricorrente ha basato il suo ricorso su diversi motivi, tra cui:

1. Errata valutazione delle aree: Si sosteneva che le aree, essendo destinate a uso pubblico dal PRG, non avessero potenziale edificatorio e che il valore di 30 euro/mq fosse eccessivo e non correttamente determinato.
2. Omesso esame di prove decisive: La CTR non avrebbe considerato documenti cruciali come il certificato di destinazione urbanistica e perizie che attestavano la non edificabilità.
3. Vizio di ultrapetizione: La sentenza di secondo grado si sarebbe basata su delibere e tabelle mai prodotte in giudizio dal Comune.
4. Violazione delle norme sulle sanzioni: Questo è il punto centrale. La società ha contestato l’applicazione di una sanzione del 50% per ogni anno, sostenendo che si sarebbe dovuto applicare l’istituto della continuazione illeciti tributari, previsto dall’art. 12 del D.Lgs. 472/1997. Tale istituto prevede una sanzione unica e più favorevole quando più violazioni sono commesse in esecuzione di un medesimo disegno.

La questione cruciale, evidenziata dalla Cassazione, è se tale principio possa applicarsi anche a violazioni che riguardano tributi formalmente diversi (prima l’ICI, poi l’IMU), ma che di fatto sono in una linea di continuità logica e normativa, avendo entrambi come presupposto il possesso di immobili.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con questa ordinanza interlocutoria, non ha deciso il caso nel merito. Ha invece ritenuto che la questione relativa all’applicazione della continuazione illeciti tributari tra ICI e IMU avesse una particolare “rilevanza nomofilattica”. Ciò significa che la questione è di tale importanza da richiedere una pronuncia che faccia da guida per tutti i casi futuri, al fine di garantire un’applicazione uniforme della legge.

La Corte si interroga se violazioni relative a tributi diversi possano essere considerate “della stessa indole” e rientrare in un unico disegno criminoso, data la continuità sostanziale tra ICI e IMU. Questi due tributi, pur essendo disciplinati da norme diverse, condividono elementi costitutivi fondamentali come la soggettività passiva e il presupposto impositivo.

Per questa ragione, la Corte ha ritenuto opportuno rinviare la causa a una pubblica udienza. Questa scelta procedurale permette un dibattito più approfondito e una decisione ponderata su un principio di diritto che avrà ripercussioni significative.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione apre uno scenario di grande interesse per il diritto tributario. La futura sentenza che verrà emessa dopo la pubblica udienza chiarirà se il principio del favor rei, sotteso all’istituto della continuazione, possa superare la distinzione formale tra tributi come ICI e IMU. Una decisione in senso favorevole al contribuente potrebbe portare a una significativa riduzione delle sanzioni in molti contenziosi simili, riconoscendo che l’omissione dichiarativa pluriennale su uno stesso immobile, anche a cavallo di riforme fiscali, costituisce un comportamento illecito unitario. Si attende quindi con grande interesse la pronuncia definitiva della Suprema Corte.

È possibile applicare una sanzione unica per violazioni ripetute relative a tasse diverse come ICI e IMU?
La Corte di Cassazione non ha ancora dato una risposta definitiva. Tuttavia, ha ritenuto la questione di tale importanza da meritare un approfondimento in una pubblica udienza. La decisione finale stabilirà se il principio della ‘continuazione illeciti tributari’, che prevede una sanzione più mite, possa essere applicato congiuntamente a violazioni riguardanti tributi formalmente diversi ma sostanzialmente collegati come ICI e IMU.

Come viene determinato il valore di un’area destinata a servizi pubblici ai fini delle imposte immobiliari?
Dal documento emerge un conflitto: il Comune ha utilizzato un valore unitario di 30 euro al metro quadro basato su una stima interna, mentre il contribuente sosteneva che il valore dovesse essere molto più basso, assimilabile a quello agricolo, data la destinazione a parco e servizi sportivi che escludeva l’edificabilità. La Corte di Cassazione dovrà valutare, nel decidere il merito, se la metodologia usata dal Comune sia stata corretta.

Cosa significa che la Corte rinvia la causa a pubblica udienza?
Significa che la Corte ha identificato una o più questioni legali particolarmente complesse e di principio (‘rilevanza nomofilattica’), la cui soluzione avrà un impatto su molti altri casi simili. Invece di decidere in camera di consiglio, la Corte opta per una discussione pubblica e più approfondita prima di emettere una sentenza che stabilirà un principio di diritto vincolante per i giudici inferiori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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