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Contestazioni CTU: ammissibili anche in appello

Un contribuente impugna un avviso di accertamento. A seguito di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), il giudice di primo grado ridetermina il reddito. L’Agenzia delle Entrate contesta la CTU solo in appello e la Corte d’appello dichiara le contestazioni inammissibili per tardività. La Cassazione annulla la decisione, affermando che le contestazioni CTU sul merito non sono soggette a preclusioni temporali e possono essere sollevate anche in appello. Inoltre, la motivazione del giudice d’appello è stata ritenuta ‘apparente’ e quindi nulla.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Contestazioni CTU: la Cassazione conferma l’ammissibilità anche in appello

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia processuale: le contestazioni alla CTU (Consulenza Tecnica d’Ufficio) che riguardano il merito della valutazione possono essere sollevate anche per la prima volta in appello. Questa decisione chiarisce la distinzione cruciale tra vizi procedurali, soggetti a scadenze rigide, e critiche di natura valutativa, che costituiscono mere difese. Il caso analizzato offre inoltre uno spunto importante sul vizio di ‘motivazione apparente’, che rende nulla una sentenza.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente. L’Amministrazione Finanziaria, sulla base di uno scostamento rispetto agli studi di settore, aveva rettificato gli imponibili dichiarati per l’anno 2007. Il contribuente impugnava l’atto, lamentando l’assenza di motivazione e la presenza di errori nel ricalcolo del reddito.

In primo grado, il giudice disponeva una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per stimare l’effettivo ammontare dei ricavi. Sulla base delle risultanze della perizia, il ricorso del contribuente veniva parzialmente accolto e il reddito imponibile rideterminato.

L’Agenzia delle Entrate non contestava la CTU in primo grado, ma sollevava le proprie critiche solo nel successivo giudizio d’appello. La Corte Tributaria Regionale, tuttavia, confermava la decisione di primo grado, ritenendo le contestazioni dell’Agenzia inammissibili perché tardive. Contro questa sentenza, l’Amministrazione proponeva ricorso per Cassazione.

Le contestazioni CTU e il principio delle Sezioni Unite

Il primo motivo di ricorso dell’Agenzia si fondava sulla presunta errata applicazione delle norme processuali. Secondo l’Amministrazione, il giudice d’appello aveva sbagliato a considerare tardive le sue critiche alla CTU.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa doglianza, richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 5624/2022). In tale pronuncia, la Suprema Corte ha chiarito che occorre distinguere due tipi di censure alla CTU:

1. Violazioni procedurali: Riguardano nullità relative al procedimento di nomina del consulente o allo svolgimento delle sue operazioni. Queste devono essere eccepite immediatamente, altrimenti si considerano sanate.
2. Contestazioni valutative e di merito: Attengono al contenuto della perizia, alle conclusioni del consulente e alle sue analisi scientifiche. Queste non sono eccezioni in senso tecnico, ma mere difese. In quanto tali, non sono soggette a preclusioni e possono essere sollevate in qualsiasi momento del processo, anche in comparsa conclusionale o per la prima volta in appello.

La Corte ha specificato che i termini previsti dall’art. 195 c.p.c. per inviare osservazioni al consulente hanno una funzione acceleratoria, ma non precludono alla parte di arricchire o specificare le proprie contestazioni nel prosieguo del giudizio.

Il Vizio di Motivazione Apparente

Il secondo motivo di ricorso, anch’esso accolto, riguardava la motivazione della sentenza d’appello. L’Agenzia sosteneva che la Corte Regionale si fosse limitata a un’affermazione generica e apodittica, senza spiegare concretamente perché le deduzioni erariali fossero infondate.

La sentenza impugnata, infatti, liquidava la questione con la seguente frase: “Del tutto prive di pregio appaiono poi le deduzioni erariali in ordine alla correttezza del proprio operato… che vanno respinte siccome infondate ed inconferenti”.

La Cassazione ha qualificato tale motivazione come ‘apparente’. Si ha motivazione apparente quando, pur essendo graficamente presente, essa non permette di comprendere l’iter logico-giuridico che ha portato alla decisione. Una simile argomentazione, inidonea a far emergere il ragionamento del giudice, viola il ‘minimo costituzionale’ richiesto e determina la nullità della sentenza.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, nel motivare la propria decisione, ha riaffermato con forza i principi stabiliti dalle Sezioni Unite. Ha sottolineato che la possibilità di sollevare contestazioni alla CTU nel corso del giudizio, anche in appello, è espressione del diritto di difesa. Le critiche al contenuto della perizia sono fondamentali per il contraddittorio e non possono essere limitate da preclusioni non espressamente previste dalla legge.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Suprema Corte ha ribadito che il dovere di motivazione impone al giudice di esporre in modo chiaro e comprensibile le ragioni della sua decisione. Frasi di stile o affermazioni generiche non soddisfano questo requisito, poiché non consentono un controllo sulla correttezza del percorso decisionale e lasciano le parti nell’incertezza. La motivazione deve essere effettiva e non solo esistente sulla carta, permettendo di ricostruire il fondamento della decisione basandosi sul testo della sentenza stessa.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza ha annullato la sentenza d’appello, rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Piemonte per un nuovo esame. La decisione ha due importanti implicazioni pratiche:

1. Per le parti processuali: Conferma che le critiche di merito a una CTU possono essere formulate e sviluppate lungo tutto il corso del giudizio, senza timore di preclusioni, garantendo così la pienezza del diritto di difesa.
2. Per i giudici: Ribadisce l’obbligo di redigere sentenze con motivazioni chiare, specifiche e comprensibili, che diano conto delle ragioni di fatto e di diritto alla base del convincimento, pena la nullità della pronuncia per violazione del minimo costituzionale.

È possibile contestare una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per la prima volta in appello?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione, richiamando una decisione delle Sezioni Unite, ha chiarito che le contestazioni che riguardano il merito e le valutazioni del consulente (e non vizi procedurali) costituiscono mere difese e non sono soggette a preclusioni. Pertanto, possono essere sollevate anche per la prima volta in appello.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di una sentenza?
Si ha ‘motivazione apparente’ quando questa, pur essendo presente nel testo, è talmente generica, apodittica o incomprensibile da non rendere percepibile il ragionamento logico-giuridico seguito dal giudice. Questa carenza equivale a un’assenza di motivazione e causa la nullità della sentenza.

Qual è la differenza tra contestazioni procedurali e contestazioni di merito a una CTU?
Le contestazioni procedurali riguardano le nullità nello svolgimento delle operazioni peritali (es. violazione del contraddittorio) e devono essere eccepite subito. Le contestazioni di merito, invece, criticano le conclusioni, i metodi e le valutazioni tecniche del consulente; queste ultime possono essere sollevate in qualsiasi momento del processo, anche in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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