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Consolidato nazionale: impugnazione per la capogruppo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha affrontato un caso relativo al regime del consolidato nazionale. È stato stabilito che, nel sistema antecedente alla riforma del 2010, la società capogruppo ha piena legittimazione a impugnare un avviso di accertamento relativo a una società controllata, data l’incidenza diretta sul reddito complessivo di gruppo. La Corte ha inoltre chiarito che le spese per la formazione del personale rientrano tra quelle per ‘studi e ricerche’ e sono quindi deducibili a scelta del contribuente, integralmente nell’anno o in quote costanti. L’appello dell’Agenzia delle Entrate è stato rigettato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Consolidato Nazionale: la Capogruppo ha Sempre Interesse a Impugnare

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su importanti aspetti del consolidato nazionale, il regime di tassazione di gruppo. La pronuncia chiarisce la legittimazione della società capogruppo (consolidante) a impugnare gli atti di accertamento rivolti alle controllate (consolidate) e offre precisazioni sulla deducibilità di specifici costi aziendali, come quelli per la formazione. Questa decisione è particolarmente rilevante per i gruppi societari che hanno operato con il regime fiscale di gruppo in vigore prima delle riforme del 2011.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Fiscale a un Gruppo Bancario

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un gruppo bancario per l’anno d’imposta 2005. L’atto era diretto a una società controllata (consolidata), ma anche alla capogruppo (consolidante). L’accertamento contestava la deducibilità di costi per la formazione del personale e per la manutenzione di software, rettificando il reddito imponibile della controllata.

La capogruppo impugnava l’atto e la Commissione Tributaria Regionale accoglieva parzialmente le sue ragioni, annullando i rilievi sui costi di formazione e manutenzione. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo errata la decisione, proponeva ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di diritto.

La Decisione della Corte sul Consolidato Nazionale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione di merito favorevole al contribuente. I giudici hanno esaminato e respinto tutti i motivi di ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali sul funzionamento del consolidato nazionale.

L’Impugnazione dell’Atto: Chi ha Diritto di Agire?

Uno dei punti centrali sollevati dall’Agenzia era la presunta carenza di legittimazione della capogruppo a impugnare un atto che, nel primo livello di accertamento, riguardava il reddito della singola controllata. Secondo la Cassazione, questa tesi è infondata.

Nel regime del consolidato nazionale (specialmente nella disciplina anteriore al 2011), esiste un legame inscindibile tra il reddito della controllata e quello complessivo del gruppo. La capogruppo ha sempre un interesse diretto e concreto a contestare le rettifiche apportate alle sue controllate, poiché queste si ripercuotono sulla determinazione dell’unica base imponibile di gruppo e, di conseguenza, sull’imposta finale da versare. Pertanto, la Corte ha confermato la piena legittimazione della consolidante a impugnare.

La Deducibilità dei Costi di Formazione

Un altro aspetto cruciale riguardava il trattamento fiscale delle spese per i corsi di aggiornamento dei dipendenti. La Commissione Tributaria Regionale le aveva considerate deducibili, e la Cassazione ha confermato questa impostazione, correggendone però il fondamento normativo.

I giudici di legittimità hanno stabilito che tali costi rientrano nella categoria delle ‘spese per studi e ricerche’ (art. 108, comma 1, TUIR). Di conseguenza, il contribuente ha la facoltà di scegliere se dedurle integralmente nell’esercizio in cui sono state sostenute oppure ripartirle in quote costanti negli esercizi successivi. La scelta della società di dedurle interamente nell’anno era, quindi, pienamente legittima.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte si sono articolate su quattro punti principali.

1. Giudicato Esterno: L’eccezione di giudicato sollevata dall’Agenzia, basata su altre sentenze definitive, è stata respinta perché non era stata fornita la prova formale del passaggio in giudicato.
2. Legittimazione della Consolidante: La Corte ha ribadito che, data la struttura del consolidato nazionale, la consolidante ha sempre interesse a veder accertato il corretto reddito delle consolidate, essendo responsabile della liquidazione dell’imposta complessiva del gruppo.
3. Motivazione della Sentenza d’Appello: La Cassazione ha ritenuto che la motivazione della Commissione Tributaria Regionale non fosse ‘apparente’. Sebbene sintetica, essa esponeva le ragioni della decisione, rendendo comprensibile l’iter logico seguito dai giudici.
4. Applicazione della Normativa Fiscale: Per i costi di formazione, la Corte ha corretto il riferimento normativo (dal comma 3 al comma 1 dell’art. 108 TUIR) ma ha confermato la correttezza della decisione nel merito. Per i costi di manutenzione software, il motivo di ricorso dell’Agenzia è stato dichiarato inammissibile per genericità, non avendo specificato quali elementi provassero la natura dei costi come incrementativi anziché manutentivi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti operativi per i gruppi societari. In primo luogo, consolida il principio secondo cui la società capogruppo è sempre un soggetto attivo nella difesa fiscale del gruppo, potendo agire direttamente contro accertamenti che colpiscono le controllate. In secondo luogo, fornisce una chiara qualificazione delle spese di formazione come ‘studi e ricerche’, garantendo al contribuente una flessibilità strategica nella gestione della loro deducibilità. La decisione rafforza la tutela del contribuente nell’ambito del regime del consolidato nazionale, sottolineando l’importanza di un approccio integrato alla gestione fiscale del gruppo.

Nel regime del consolidato nazionale anteriore al 2011, la società capogruppo può impugnare un avviso di accertamento rivolto a una controllata?
Sì, la Corte di Cassazione afferma che la società capogruppo (consolidante) ha sempre un interesse diretto e concreto a impugnare gli atti di accertamento relativi alle controllate (consolidate), poiché tali atti incidono sulla determinazione del reddito complessivo di gruppo e sulla liquidazione dell’imposta unica.

Come devono essere trattate fiscalmente le spese per la formazione e l’aggiornamento dei dipendenti?
Secondo la Corte, queste spese rientrano nella categoria delle ‘spese per studi e ricerche’ ai sensi dell’art. 108, comma 1, del TUIR. Di conseguenza, il contribuente ha la facoltà di scegliere se dedurle integralmente nell’esercizio di competenza o ripartirle in quote costanti negli esercizi successivi.

Quando la motivazione di una sentenza tributaria è considerata nulla per ‘apparenza’?
La motivazione è considerata ‘apparente’, e quindi la sentenza è nulla, solo quando, pur essendo graficamente esistente, è talmente generica, illogica o contraddittoria da non rendere percepibile il ragionamento giuridico seguito dal giudice. Una motivazione che è semplicemente discutibile nel merito o sintetica non è considerata apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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