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Consapevolezza frode IVA: onere della prova e sanzioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23302/2025, ha rigettato il ricorso di una società coinvolta in una presunta frode carosello. La Corte ha confermato che l’Amministrazione Finanziaria può provare la consapevolezza della frode IVA anche tramite presunzioni (indizi), spostando così l’onere della prova sul contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare di aver usato la massima diligenza per non essere coinvolto. Inoltre, è stato accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che i giudici tributari non possono ridurre le sanzioni d’ufficio, cioè senza una specifica richiesta di parte.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Consapevolezza Frode IVA: Onere della Prova e Limiti alle Sanzioni

L’ordinanza n. 23302/2025 della Corte di Cassazione ribadisce principi fondamentali in materia di frodi IVA, focalizzandosi sul concetto di consapevolezza frode IVA e sulla ripartizione dell’onere della prova tra Fisco e contribuente. La decisione chiarisce come l’Amministrazione Finanziaria possa utilizzare elementi presuntivi per dimostrare che un’impresa era, o avrebbe dovuto essere, a conoscenza del meccanismo fraudolento in cui era inserita. Questa pronuncia offre spunti cruciali per le imprese sulla diligenza richiesta nelle operazioni commerciali per evitare di essere coinvolte in contestazioni fiscali complesse.

I Fatti del Caso

Una società si vedeva notificare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava l’indebita detrazione di IVA e deduzione di costi relativi a fatture emesse da un fornitore individuale. Secondo il Fisco, tali operazioni erano soggettivamente inesistenti e si inserivano in una ‘frode carosello’. La società impugnava l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale confermavano sostanzialmente la pretesa erariale, pur rideterminando la sanzione. La contribuente decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando l’erronea valutazione degli elementi indiziari da parte dei giudici di merito. Anche l’Agenzia delle Entrate proponeva un ricorso (incidentale), contestando la riduzione della sanzione operata d’ufficio dai giudici d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale della società e accolto quello incidentale dell’Agenzia delle Entrate. Ha confermato che, in tema di operazioni soggettivamente inesistenti, spetta all’Amministrazione Finanziaria provare, anche tramite presunzioni, che il destinatario della fattura sapeva o avrebbe dovuto sapere, con l’ordinaria diligenza, di partecipare a un’operazione evasiva. Una volta fornita tale prova, l’onere si sposta sul contribuente, che deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il coinvolgimento.

Le Motivazioni: Consapevolezza Frode IVA e Onere della Prova

La Corte ha sottolineato che la prova della consapevolezza frode IVA non richiede la dimostrazione di un accordo criminoso, ma è sufficiente provare che l’operatore, usando la diligenza richiesta dalla sua professionalità, avrebbe dovuto accorgersi delle anomalie dell’operazione. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano correttamente valorizzato una serie di indizi.

Gli Indizi della Consapevolezza

Gli elementi considerati sufficienti a integrare la prova presuntiva a carico della società includevano:
* L’assenza di contratti scritti, nonostante l’importanza economica delle forniture.
* La circostanza che il fornitore, pur iscritto alla camera di commercio, non avesse dipendenti.
* I pagamenti a brevissimo termine e a prezzi inferiori di oltre il 10% rispetto alla media di mercato.

Questi fattori, nel loro insieme, sono stati ritenuti idonei a far sorgere il sospetto e a imporre un dovere di maggiore diligenza da parte dell’acquirente.

Irrilevanza dell’Assoluzione Penale

La Corte ha anche precisato che l’esito di un procedimento penale, in particolare una decisione del giudice per le indagini preliminari che esclude il dolo, non è vincolante nel processo tributario. Ciò perché i criteri di valutazione della prova e il grado di diligenza richiesto sono diversi: in ambito tributario è sufficiente un quadro indiziario robusto, che potrebbe non bastare per una condanna penale.

Le Motivazioni: Il Divieto di Riduzione d’Ufficio delle Sanzioni

Accogliendo il ricorso dell’Agenzia, la Cassazione ha riaffermato un importante principio processuale: il giudice non può ridurre l’importo di una sanzione se non vi è una specifica domanda da parte del contribuente. La richiesta di annullamento totale dell’atto impositivo non include implicitamente una richiesta di riduzione delle sanzioni. Per ottenere una diminuzione, è necessario formulare un motivo di ricorso specifico, basato su circostanze che giustifichino una valutazione di maggiore adeguatezza e proporzionalità della sanzione applicata.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla lotta alle frodi IVA. Per le imprese, il messaggio è chiaro: non basta la regolarità formale delle fatture e dei pagamenti. È necessario adottare una diligenza ‘qualificata’, verificando l’affidabilità e la struttura operativa dei propri partner commerciali, specialmente in presenza di condizioni anomale come prezzi eccessivamente vantaggiosi o strutture fornitrici palesemente inadeguate. Sul piano processuale, viene ribadita la necessità di articolare in modo preciso le proprie domande in giudizio, inclusa ogni eventuale richiesta di riduzione delle sanzioni.

Come può l’Agenzia delle Entrate dimostrare la consapevolezza di un contribuente in una frode IVA?
L’Agenzia delle Entrate può dimostrare la consapevolezza anche in via presuntiva, cioè attraverso elementi oggettivi e specifici (indizi) che, nel loro complesso, siano gravi, precisi e concordanti. Non è necessario provare la partecipazione diretta del contribuente a un accordo criminoso, ma basta dimostrare che, usando l’ordinaria diligenza professionale, avrebbe dovuto sapere che l’operazione era parte di un’evasione.

Cosa deve fare un contribuente per difendersi dall’accusa di coinvolgimento in una frode carosello?
Una volta che l’Amministrazione ha fornito indizi sulla consapevolezza, il contribuente deve fornire la prova contraria. Deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza esigibile da un operatore accorto per non essere coinvolto nella frode. La semplice regolarità contabile o dei pagamenti non è sufficiente a tal fine.

Il giudice tributario può ridurre una sanzione fiscale anche se il contribuente non lo ha chiesto specificamente?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice non può ridurre d’ufficio una sanzione. Per ottenere una riduzione, il contribuente deve presentare uno specifico motivo di impugnazione sull’entità della sanzione, allegando circostanze che ne giustifichino la sproporzionalità o l’inadeguatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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