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Condono società persone: non si estende ai soci

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11088/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di condono società persone. Il caso riguardava alcuni soci ai quali era stato accertato un maggior reddito di partecipazione a seguito di verifiche fiscali sulle loro società. Una delle società aveva definito la propria lite con il Fisco aderendo a un condono. I soci ritenevano che tale definizione dovesse estendersi automaticamente anche a loro, riducendo la loro imposta. La Suprema Corte ha rigettato questa tesi, chiarendo che il condono che definisce la lite pendente (ex art. 16, L. 289/2002) estingue solo il contenzioso per la società e non modifica la base imponibile. Pertanto, non produce effetti automatici sui soci, i quali devono presentare un’autonoma istanza per beneficiare del condono.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Condono Società di Persone: Perché non si Estende Automaticamente ai Soci?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione di grande rilevanza per il mondo imprenditoriale: gli effetti del condono società persone sui singoli soci. Quando una società di persone definisce una lite fiscale con l’Agenzia delle Entrate, i soci possono automaticamente beneficiare di tale accordo? La risposta, secondo i giudici, è negativa e merita un’analisi approfondita per comprendere le implicazioni pratiche per soci e amministratori.

I Fatti: Un Accertamento Fiscale e la Speranza nel Condono

Il caso trae origine da un accertamento fiscale relativo al 1993, con cui l’Agenzia delle Entrate contestava maggiori redditi a due società, una s.n.c. e una società semplice. Di conseguenza, venivano rettificati anche i redditi di partecipazione di due soci, presenti in entrambe le compagini. Le società e i soci impugnavano gli atti impositivi. Durante il lungo iter giudiziario, una delle società decideva di chiudere il contenzioso aderendo alla definizione agevolata prevista dall’art. 16 della legge n. 289/2002, il cosiddetto “condono tombale”.

I soci, a questo punto, sostenevano che gli effetti benefici di tale condono dovessero estendersi anche a loro, riducendo proporzionalmente il loro debito fiscale. La loro tesi si basava sull’idea che, essendo il reddito della società imputato per trasparenza ai soci, la definizione della posizione della società dovesse necessariamente riflettersi su quella dei suoi membri.

La Questione Giuridica sul Condono Società Persone

La domanda al centro del dibattito era chiara: il condono società persone, operato tramite il pagamento di una somma per estinguere la lite, annulla l’accertamento anche per i soci? La Commissione Tributaria Regionale aveva respinto questa interpretazione, sostenendo che l’Amministrazione finanziaria conservasse il potere di accertare il reddito in capo ai soci, poiché il condono della società non aveva eliminato il presupposto impositivo. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione: Un Principio di Autonomia

La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando i ricorsi dei contribuenti e fornendo una motivazione chiara e lineare.
Il punto cruciale della decisione risiede nella natura specifica del condono utilizzato. L’art. 16 della legge n. 289/2002 consente di definire le liti fiscali pendenti mediante il versamento di un importo forfettario. Questo tipo di definizione, spiegano i giudici, ha lo scopo di chiudere il contenzioso, ma non incide sulla determinazione della base imponibile. In altre parole, la società paga per porre fine alla causa, ma questo non significa che il reddito accertato in origine venga modificato o annullato.

Di conseguenza, la regola generale della trasparenza fiscale (art. 5 del D.P.R. 917/1986), secondo cui il reddito della società è imputato ai soci, non è pertinente. Poiché la base imponibile della società non viene ricalcolata a seguito del condono, il reddito di partecipazione da attribuire ai soci rimane quello originariamente accertato.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il condono effettuato dalla società non giova automaticamente ai soci. Se questi ultimi intendono avvalersi del beneficio, devono presentare un’autonoma e distinta istanza. La posizione fiscale della società e quella dei soci, in questo contesto, rimangono separate e indipendenti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un importante principio di autonomia nel diritto tributario. La scelta di una società di persone di aderire a un condono per estinguere una lite fiscale è una decisione che produce effetti limitati alla società stessa. I soci non possono attendersi un’estensione automatica dei benefici. Per evitare brutte sorprese, ogni socio coinvolto in un accertamento fiscale che riguarda la propria partecipazione societaria deve valutare attentamente se presentare una propria, distinta, istanza di definizione agevolata. Questa pronuncia serve da monito: nel complesso rapporto tra società e soci, le agevolazioni fiscali non sono sempre un affare “di famiglia”, ma richiedono azioni individuali e consapevoli.

Il condono fiscale effettuato da una società di persone si estende automaticamente ai singoli soci?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che i benefici del condono previsto dall’art. 16 della L. n. 289/2002, che definisce una lite pendente, non si estendono automaticamente ai soci.

Perché il condono della società non ha effetti sui soci in questo caso specifico?
Perché questa tipologia di condono si limita a estinguere il contenzioso attraverso un pagamento, ma non modifica la base imponibile della società. Di conseguenza, il reddito di partecipazione imputato ai soci non viene alterato e resta soggetto al potere di accertamento dell’Amministrazione finanziaria.

Cosa avrebbero dovuto fare i soci per beneficiare della definizione agevolata?
I soci avrebbero dovuto presentare una loro autonoma e separata istanza di condono per definire la propria posizione fiscale, poiché l’adesione della società non è sufficiente a sanare anche le loro pendenze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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