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Condono fiscale IVA: la Cassazione e il diritto UE

La Corte di Cassazione ha stabilito che le norme nazionali che prevedono un condono fiscale sull’IVA, incluse le sanzioni, devono essere disapplicate perché in contrasto con il diritto europeo. Tali misure violano il principio di neutralità fiscale dell’IVA e si configurano come aiuti di Stato illegittimi. La Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione finanziaria, cassando la sentenza di merito che aveva dato ragione a una società contribuente.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Condono Fiscale IVA: La Cassazione Sancisce la Prevalenza del Diritto Europeo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale nel rapporto tra normativa nazionale e diritto dell’Unione Europea: il condono fiscale IVA è incompatibile con le norme comunitarie e deve essere disapplicato dal giudice nazionale. Questa decisione, che ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, chiarisce come le misure di clemenza fiscale sull’Imposta sul Valore Aggiunto possano costituire una violazione dei principi fondamentali dell’UE, in particolare del principio di neutralità fiscale e della disciplina sugli aiuti di Stato.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Definizione Agevolata

Il caso trae origine dalla richiesta di una società di accedere a una definizione agevolata per imposte relative all’anno 2003. La richiesta riguardava versamenti che erano stati sospesi a seguito di eventi calamitosi. Inizialmente, i giudici di merito avevano dato ragione alla società contribuente, ritenendo ammissibile la cumulabilità di due benefici: un precedente condono e una successiva sospensione dei pagamenti.

L’Amministrazione finanziaria ha però impugnato la decisione, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione e sostenendo che la normativa nazionale che consentiva tale agevolazione sull’IVA violasse il diritto europeo. In particolare, l’Ufficio ha criticato la sentenza di merito per non aver considerato l’impatto della misura sul sistema comune dell’IVA e sul principio di neutralità fiscale.

La Decisione della Corte: Prevalenza del Diritto UE e Condono Fiscale IVA

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni dell’Amministrazione finanziaria, cassando la sentenza impugnata. I giudici supremi hanno stabilito che la norma nazionale (nello specifico, l’art. 9 bis della L. n. 289/2002), nella parte in cui consente di definire una controversia evitando il pagamento delle sanzioni legate all’omesso o ritardato versamento dell’IVA, si pone in netto contrasto con il diritto dell’Unione Europea.

Di conseguenza, tale norma deve essere disapplicata dal giudice nazionale, a prescindere da specifiche eccezioni sollevate dalle parti e senza che possano ostacolarlo preclusioni procedurali. Il ricorso è stato quindi ritenuto fondato e meritevole di accoglimento, con rinvio al giudice di merito per una nuova valutazione alla luce dei principi enunciati.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Corte si fonda su due pilastri fondamentali del diritto europeo.

In primo luogo, viene ribadita la violazione del principio di neutralità fiscale dell’IVA. La Sesta Direttiva CEE (n. 77/388) mira a creare un sistema armonizzato in cui l’IVA sia riscossa in modo corretto e uniforme in tutti gli Stati membri. Un condono che permette di non versare le sanzioni connesse al mancato pagamento dell’imposta pregiudica in modo significativo il funzionamento di questo sistema comune. Le sanzioni, infatti, hanno un carattere dissuasivo e repressivo, essenziale per garantire il corretto adempimento degli obblighi fiscali derivanti dal diritto europeo.

In secondo luogo, la Corte ha qualificato queste misure come potenziali aiuti di Stato illegittimi. Secondo i trattati europei, le misure che favoriscono talune imprese, fornendo loro un vantaggio economico selettivo e falsando la concorrenza, sono vietate. Un condono fiscale che riduce gli oneri di un’impresa rispetto a un’altra che ha regolarmente adempiuto ai propri obblighi fiscali rientra in questa casistica. La valutazione sulla compatibilità di tali aiuti con il mercato comune è di competenza esclusiva della Commissione Europea. Pertanto, le imprese non possono fare legittimo affidamento su aiuti concessi senza rispettare le procedure europee, anche se previsti da una legge nazionale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico: il primato del diritto dell’Unione Europea in materia di IVA è assoluto. Le imprese e i professionisti devono essere consapevoli che le norme nazionali che offrono condoni o sanatorie sull’IVA e relative sanzioni sono destinate a essere disapplicate dai giudici. Non è possibile invocare una legge interna per sottrarsi agli obblighi derivanti dal sistema comune dell’IVA. La decisione sottolinea l’obbligo per il giudice nazionale di agire come primo garante del diritto europeo, disapplicando direttamente la normativa interna confliggente, senza la necessità di un intervento della Corte Costituzionale. In conclusione, qualsiasi forma di clemenza fiscale sull’IVA è da considerarsi incompatibile con l’ordinamento europeo e, di conseguenza, inapplicabile.

Una legge nazionale che introduce un condono fiscale sulle sanzioni IVA è legittima?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una legge nazionale di questo tipo è in contrasto con i principi del diritto dell’Unione Europea, in particolare con la Sesta Direttiva IVA, e deve essere disapplicata dal giudice nazionale.

Perché un condono sull’IVA è considerato contrario al diritto europeo?
Per due motivi principali: primo, viola il principio di neutralità fiscale, compromettendo il corretto funzionamento del sistema comune dell’IVA; secondo, può configurarsi come un aiuto di Stato illegittimo, in quanto concede un vantaggio selettivo ad alcune imprese, falsando la concorrenza nel mercato unico.

Un’impresa può fare affidamento su una legge nazionale che concede un’agevolazione fiscale sull’IVA se questa è in contrasto con le norme UE?
No. Le imprese non possono invocare un legittimo affidamento sulla regolarità di un aiuto o di un’agevolazione concessa in violazione delle procedure e dei principi del diritto dell’Unione Europea. La valutazione sulla compatibilità degli aiuti con il mercato comune è di competenza esclusiva della Commissione Europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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