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Concorso extraneus sanzioni: Cassazione decide

Un professionista è stato sanzionato per aver apposto il visto di conformità su una dichiarazione IVA fraudolenta di una società cliente. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, non ha deciso il caso nel merito ma ha rilevato un contrasto giurisprudenziale sulla questione del concorso dell’extraneus nelle sanzioni tributarie. Il dubbio è se la responsabilità del professionista esterno richieda un semplice contributo alla violazione o un interesse personale e un vantaggio autonomo distinto da quello della società. La causa è stata rinviata a pubblica udienza per una decisione chiarificatrice.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Concorso Extraneus Sanzioni Tributarie: La Cassazione Fa il Punto sulla Responsabilità del Professionista

La Corte di Cassazione è chiamata a sciogliere un nodo cruciale per tutti i professionisti che operano in ambito fiscale: quali sono i limiti della responsabilità per il concorso dell’extraneus nelle sanzioni tributarie? Con l’ordinanza interlocutoria in commento, la Suprema Corte ha deciso di rinviare la causa a pubblica udienza, riconoscendo la presenza di orientamenti giurisprudenziali non omogenei su un tema tanto delicato. Al centro della vicenda vi è un professionista sanzionato per aver apposto il visto di conformità su una dichiarazione IVA ritenuta fraudolenta. Questo caso apre una riflessione fondamentale su quando un consulente esterno possa essere ritenuto corresponsabile di un illecito fiscale commesso dalla società cliente.

I Fatti del Caso

La controversia nasce da un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che irrogava sanzioni a un professionista per un importo superiore a 500.000 euro. L’accusa era di aver concorso in una violazione per illegittima detrazione IVA e dichiarazione infedele, relativa all’anno d’imposta 2013, commessa da una società sua cliente.

Secondo l’amministrazione finanziaria, il professionista, apponendo il proprio visto di conformità sulla dichiarazione IVA, avrebbe avallato un’operazione fraudolenta finalizzata a creare un credito d’imposta fittizio. Il professionista si è sempre difeso sostenendo la propria estraneità alla frode, evidenziando di non aver tratto alcun profitto economico personale dall’operazione e che la responsabilità dell’illecito fosse da ascrivere esclusivamente alle società coinvolte.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano rigettato i ricorsi del contribuente, confermando la legittimità delle sanzioni. Si è giunti così al ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: Rinvio a Pubblica Udienza

Con una mossa prudente e significativa, la Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva. Ha invece optato per un’ordinanza interlocutoria, con la quale ha disposto il rinvio della trattazione a una pubblica udienza. La ragione di questa scelta risiede nella complessità della questione giuridica e nella necessità di dirimere un contrasto interpretativo sorto all’interno della stessa giurisprudenza di legittimità.

Il tema centrale è la corretta interpretazione e il coordinamento di due norme cardine:
1. L’art. 7 del D.L. 269/2003, che concentra la responsabilità per le sanzioni amministrative sulla persona giuridica, escludendo in linea di principio una ‘doppia imputazione’ a carico anche dei suoi amministratori o rappresentanti.
2. L’art. 9 del D.Lgs. 472/1997, che disciplina il concorso di persone nell’illecito tributario, estendendo la responsabilità a chiunque abbia fornito un contributo causale alla violazione.

Le Motivazioni

La Corte evidenzia l’esistenza di due principali orientamenti interpretativi riguardo al concorso dell’extraneus nelle sanzioni tributarie, specie quando l’extraneus è un professionista.

La Tesi Estensiva: Responsabilità per Qualsiasi Contributo

Un primo orientamento, più rigoroso, sostiene che l’art. 9 del D.Lgs. 472/1997 si applichi a chiunque offra un contributo materiale o psicologico alla realizzazione dell’illecito tributario. Secondo questa visione, non rileva che il professionista sia un soggetto esterno alla società; la sua condotta (come l’apposizione di un visto negligente) è sufficiente a integrare il concorso, rendendolo corresponsabile della sanzione principale irrogata alla società. La responsabilità sorgerebbe per il solo fatto di aver agevolato, con coscienza e volontà, la commissione della violazione.

La Tesi Restrittiva: La Necessità di un Vantaggio Autonomo

Un secondo orientamento, più garantista per il professionista, introduce un criterio distintivo fondamentale. Per poter applicare l’art. 9 sull’extraneus e superare il principio generale di cui all’art. 7 (che imputa la sanzione solo alla società), è necessario che il soggetto esterno abbia agito per il perseguimento di un ‘autonomo e distinto beneficio’. Tale vantaggio deve essere un ‘quid pluris’ rispetto al normale compenso professionale. In altre parole, se il professionista si limita a svolgere la sua tipica funzione, pur commettendo un errore, la responsabilità resta confinata alla società. Se, invece, condivide con la società una finalità illecita per ottenere vantaggi specifici e personali, allora può essere chiamato a rispondere in concorso.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria della Cassazione lascia la questione aperta, ma delinea con estrema chiarezza i termini del dibattito. La futura decisione che emergerà dalla pubblica udienza avrà un impatto enorme sulla categoria dei consulenti fiscali. Stabilirà una linea di demarcazione netta tra la normale prestazione professionale, seppure errata (per la quale esistono sanzioni proprie), e il concorso attivo nell’illecito fiscale del cliente. La sentenza definirà il grado di diligenza richiesto e, soprattutto, chiarirà quando l’operato di un consulente cessa di essere un servizio per diventare una condotta partecipe di un disegno fraudolento, con tutte le gravi conseguenze che ne derivano.

Perché il professionista è stato sanzionato in primo luogo?
Il professionista è stato sanzionato per aver concorso in una violazione fiscale commessa da una società sua cliente. In particolare, gli è stato contestato di aver apposto il visto di conformità su una dichiarazione IVA che conteneva una detrazione d’imposta illegittima, contribuendo così a un illecito che ha generato un credito fittizio per la società.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha preso una decisione finale sul caso. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una pubblica udienza. Questa scelta è dovuta alla necessità di risolvere un contrasto interpretativo esistente nella stessa giurisprudenza della Corte sulla responsabilità del professionista esterno (extraneus) negli illeciti tributari.

Qual è il principale dilemma giuridico che la Corte deve risolvere?
Il dilemma principale consiste nello stabilire se, per affermare la responsabilità concorsuale di un professionista esterno nell’illecito tributario di una società, sia sufficiente un qualsiasi contributo causale alla violazione (anche solo colposo), oppure se sia necessario dimostrare che il professionista abbia agito per ottenere un vantaggio personale, autonomo e distinto dal semplice compenso professionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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