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Concorso del professionista: quando risponde delle sanzioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21222/2024, ha stabilito che il professionista esterno, come un consulente fiscale, che concorre in una violazione tributaria commessa da una società con personalità giuridica, è personalmente sanzionabile. Il principio di responsabilità esclusiva della società, introdotto dall’art. 7 del D.L. n. 269/2003, si applica solo agli organi interni dell’ente e non esclude la responsabilità per il concorso del professionista esterno, ai sensi dell’art. 9 del D.Lgs. n. 472/1997. La Corte ha inoltre confermato la validità degli avvisi di accertamento firmati digitalmente anche nel periodo precedente le modifiche normative del 2017.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Concorso del Professionista: La Cassazione Chiarisce la Responsabilità nelle Violazioni Fiscali Aziendali

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di cruciale importanza per tutti i consulenti fiscali e i professionisti che operano a fianco delle imprese. La Corte ha chiarito la portata del concorso del professionista negli illeciti tributari commessi da società con personalità giuridica, stabilendo che la responsabilità esclusiva dell’ente non funge da scudo per i terzi concorrenti. Questa decisione ridefinisce i confini della responsabilità professionale, sottolineando come l’apporto causale alla violazione possa comportare sanzioni dirette a carico del consulente.

Il Caso: Un Consulente Fiscale nel Mirino dell’Agenzia delle Entrate

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento per IVA e sanzioni emesso dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di una società cooperativa. L’atto impositivo era stato notificato non solo alla società, ma anche al consulente che aveva agito come intermediario nella trasmissione telematica della dichiarazione fiscale. Secondo l’accusa, il professionista era l’esecutore materiale di condotte illecite formalmente attribuite alla società, consistenti nella dichiarazione di operazioni intracomunitarie ed esportazioni mai effettuate.

La Decisione dei Giudici di Merito

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dichiarato il ricorso del professionista inammissibile per tardività. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, ribaltando la decisione, aveva accolto l’appello del consulente. I giudici di secondo grado avevano annullato le sanzioni a suo carico basandosi principalmente su due argomenti:
1. Nullità dell’atto: L’avviso di accertamento era stato ritenuto nullo per difetto di sottoscrizione, in quanto firmato digitalmente in un periodo in cui, secondo l’interpretazione dei giudici, la normativa (ratione temporis) non lo consentiva per gli ‘atti di controllo fiscale’.
2. Responsabilità esclusiva della società: La CTR aveva ritenuto applicabile l’art. 7 del D.L. n. 269/2003, che sancisce la responsabilità esclusiva della società con personalità giuridica per le sanzioni amministrative relative al proprio rapporto fiscale, escludendo quindi la punibilità di altri soggetti, inclusi i consulenti.

Contro questa sentenza, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione.

Il Concorso del Professionista e la Svolta della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza e fornendo un’interpretazione chiara e rigorosa delle norme in gioco.

La Validità della Firma Digitale sull’Avviso di Accertamento

In primo luogo, la Corte ha smontato la tesi della nullità dell’atto. Richiamando il proprio consolidato orientamento, ha specificato che l’esclusione dell’uso di strumenti informatici, prevista dalla versione del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) applicabile all’epoca, riguardava solo le ‘attività ispettive e di controllo fiscale’ (come le verifiche preliminari), e non gli atti impositivi quali gli avvisi di accertamento. Questi ultimi sono emessi ‘all’esito’ e non ‘nell’esercizio’ di tali attività, e pertanto la firma digitale era pienamente valida.

Compatibilità tra Responsabilità dell’Ente e Concorso del Terzo

Il punto centrale della sentenza riguarda la questione del concorso del professionista. La Cassazione ha operato una fondamentale distinzione, affermando che la norma sulla responsabilità esclusiva della persona giuridica (art. 7 D.L. n. 269/2003) non è incompatibile con quella sul concorso di persone nell’illecito (art. 9 D.Lgs. n. 472/1997).

Le Motivazioni della Corte

Il ragionamento della Suprema Corte si basa sulla ratio delle norme. L’articolo 7 del D.L. 269/2003 è stato introdotto per superare il principio di ‘personalizzazione’ della sanzione e concentrarla sul soggetto che ha beneficiato dell’illecito: la società. Questa norma, quindi, sposta la responsabilità dalle persone fisiche che agiscono come organi della società (amministratori, rappresentanti) alla società stessa. Si tratta, però, di una deroga al principio generale, che come tale non può essere applicata estensivamente.

La deroga, spiegano i giudici, riguarda esclusivamente le persone fisiche che hanno un rapporto organico (di diritto o di fatto) con l’ente e che si ‘immedesimano’ in esso. Non può, invece, estendersi a soggetti terzi ed esterni, come il consulente, che non agiscono in nome e per conto della società, ma forniscono un contributo causale autonomo alla realizzazione dell’illecito.

Per questi soggetti esterni, torna ad applicarsi la regola generale del concorso di persone (art. 9 D.Lgs. 472/1997), secondo cui ‘chiunque’ concorre in una violazione, soggiace alla relativa sanzione. La clausola di compatibilità presente nell’art. 7 (‘si applicano le disposizioni del D.Lgs. 472/1997 in quanto compatibili’) serve proprio a questo: a far salve le norme, come quella sul concorso, che possono operare nei confronti di soggetti diversi dagli organi societari.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto fondamentale: il concorso del professionista in un illecito fiscale aziendale è una fattispecie autonomamente sanzionabile. I consulenti e gli intermediari non possono invocare la responsabilità esclusiva della società cliente per esimersi dalle conseguenze delle proprie azioni. Se forniscono un contributo materiale o morale, cosciente e volontario, alla commissione di una violazione tributaria, possono essere chiamati a risponderne personalmente. Questa decisione rafforza la necessità di una condotta professionale diligente e consapevole, poiché il perimetro della responsabilità personale è ora definito con maggiore chiarezza.

Un professionista può essere sanzionato per un illecito fiscale commesso da una società sua cliente?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se il professionista fornisce un contributo causale, materiale o morale, alla realizzazione della violazione tributaria della società, può essere ritenuto responsabile in concorso e soggetto a sanzioni personali ai sensi dell’art. 9 del D.Lgs. n. 472/1997.

Il principio della responsabilità esclusiva della società con personalità giuridica protegge anche i consulenti esterni?
No. La Corte ha chiarito che la regola della responsabilità esclusiva dell’ente, prevista dall’art. 7 del D.L. n. 269/2003, è una deroga che si applica solo alle persone fisiche che agiscono come organi della società (es. amministratori). Non si estende ai soggetti terzi ed esterni, come i consulenti, che concorrono all’illecito.

Un avviso di accertamento firmato digitalmente è valido se emesso prima delle modifiche al Codice dell’Amministrazione Digitale del 2017?
Sì. La Corte ha confermato che anche nel regime vigente prima del 2017, la firma digitale era valida per gli avvisi di accertamento. L’esclusione dell’uso di strumenti informatici si applicava solo alle attività di controllo e ispezione in senso stretto, non agli atti impositivi che ne conseguono.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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