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Concorso del professionista: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33994/2024, ha stabilito che un professionista, come un commercialista, può essere ritenuto responsabile in concorso per gli illeciti fiscali di una società cliente. La Corte ha chiarito che la responsabilità esclusiva della persona giuridica non esclude quella dei terzi concorrenti. Inoltre, per configurare il concorso del professionista non è necessario che questi abbia conseguito un vantaggio economico personale, essendo sufficiente il suo contributo materiale o psicologico alla realizzazione dell’illecito. La sentenza di merito è stata cassata per non aver valutato correttamente l’insieme degli indizi a carico del professionista.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Concorso del professionista in illeciti fiscali: la Cassazione fa il punto

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 33994 del 2024, è intervenuta su un tema di cruciale importanza per tutti i consulenti fiscali: il concorso del professionista negli illeciti tributari commessi dalle società clienti. La pronuncia stabilisce principi chiari sulla coesistenza della responsabilità della persona giuridica con quella del terzo concorrente e sui requisiti necessari per affermare la colpevolezza del consulente, anche in assenza di un vantaggio economico diretto.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’indagine della Guardia di Finanza che aveva portato alla luce un complesso meccanismo di evasione fiscale basato sull’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte di una società a responsabilità limitata. L’obiettivo era creare crediti IVA fittizi da utilizzare in compensazione. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo il commercialista della società un coautore delle violazioni, gli notificava atti di contestazione di sanzioni per concorso nell’illecito fiscale, insieme all’amministratore di fatto della società.

Il professionista impugnava gli atti, ma il ricorso veniva rigettato in primo grado. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva l’appello del contribuente, annullando le sanzioni. Secondo i giudici di secondo grado, mancava la prova di un ruolo attivo del commercialista nella gestione illecita e, in ogni caso, in base all’art. 7 del D.L. n. 269/2003, le sanzioni amministrative avrebbero dovuto gravare esclusivamente sulla persona giuridica, non essendo stata dimostrata la sua natura di mero schermo (mera fictio) creato nell’interesse esclusivo delle persone fisiche. L’Agenzia delle Entrate proponeva quindi ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno ritenuto errata l’interpretazione dei giudici di merito sia sulla portata della responsabilità esclusiva della società sia sulla valutazione delle prove a carico del professionista.

Le Motivazioni: Analisi del concorso del professionista

La sentenza si fonda su tre pilastri argomentativi fondamentali che ridefiniscono i contorni della responsabilità dei consulenti.

1. Compatibilità tra responsabilità della società e concorso del terzo

Il primo punto chiarito dalla Corte riguarda il rapporto tra l’art. 7 del D.L. n. 269/2003, che sancisce la responsabilità esclusiva della persona giuridica per le sanzioni relative al proprio rapporto fiscale, e l’art. 9 del D.Lgs. n. 472/1997, che disciplina il concorso di persone nell’illecito. La Cassazione afferma che le due norme sono compatibili. La regola della responsabilità esclusiva dell’ente è una deroga al principio di personalità della sanzione e si applica solo ai soggetti con un rapporto organico (amministratori, rappresentanti) che agiscono in nome e per conto della società. Questa regola, tuttavia, non esclude la punibilità di soggetti terzi ed esterni all’organizzazione societaria, come il professionista, che abbiano fornito un contributo causale, materiale o psicologico, alla commissione dell’illecito. In questi casi, si applica pienamente la disciplina del concorso di persone.

2. L’irrilevanza del vantaggio economico per il concorso del professionista

Un altro principio cardine affermato dalla Corte è che, per configurare il concorso del professionista, non è necessario dimostrare che egli abbia conseguito un vantaggio economico personale e diretto, ulteriore rispetto al compenso professionale. La responsabilità per concorso sorge dal semplice contributo offerto alla realizzazione dell’illecito, a prescindere dal conseguimento di un profitto personale. La condotta del consulente è sanzionabile quando, andando oltre le sue tipiche funzioni professionali, condivide e partecipa, con le sue capacità tecniche, alla realizzazione di condotte illecite tese a ottenere vantaggi economici non spettanti per la società cliente.

3. La corretta valutazione della prova presuntiva

Infine, la Corte ha censurato il metodo con cui la Commissione Tributaria Regionale ha valutato gli elementi indiziari. I giudici di merito avevano analizzato singolarmente ogni indizio (le dichiarazioni dell’amministratore di fatto, il ruolo del commercialista nella cessione di quote, la documentazione trovata nel suo studio), concludendo che nessuno di essi fosse, da solo, sufficiente a provare il coinvolgimento. La Cassazione ha ribadito il consolidato principio secondo cui, in tema di prova per presunzioni, il giudice deve prima valutare analiticamente ogni elemento e poi procedere a una valutazione complessiva e sintetica di tutti gli indizi. Solo attraverso una visione d’insieme è possibile accertare se la loro combinazione sia in grado di fornire una prova valida, grave, precisa e concordante del fatto ignoto, anche quando i singoli elementi, presi isolatamente, potrebbero non essere decisivi.

Le Conclusioni

La sentenza n. 33994/2024 rappresenta un importante monito per tutti i professionisti che operano in ambito fiscale. Essa chiarisce che il confine tra consulenza legittima e concorso in un illecito può essere sottile e che la protezione offerta dalla personalità giuridica della società cliente non è uno scudo assoluto. I consulenti devono esercitare la massima diligenza e astenersi dal fornire contributi, anche solo di natura morale o psicologica, a operazioni fiscalmente illecite. La decisione sottolinea che la responsabilità può sorgere indipendentemente da un profitto diretto e che gli organi giudicanti sono tenuti a valutare in modo globale e non frammentario tutti gli indizi che suggeriscono un coinvolgimento attivo del professionista nell’attività evasiva del cliente.

Un professionista (es. commercialista) può essere ritenuto responsabile per un illecito fiscale commesso da una società sua cliente?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che un professionista può essere sanzionato a titolo di concorso (ai sensi dell’art. 9 del D.Lgs. 472/1997) qualora fornisca un contributo materiale o psicologico alla realizzazione dell’illecito tributario della società cliente.

Per configurare il concorso del professionista è necessario che abbia ottenuto un vantaggio economico personale, oltre al suo onorario?
No, la sentenza chiarisce che la responsabilità del professionista per concorso nell’illecito prescinde dal conseguimento di un vantaggio economico personale e diretto. È sufficiente che la sua condotta abbia contribuito causalmente alla violazione.

La responsabilità esclusiva della società per le sanzioni fiscali (art. 7 D.L. 269/2003) protegge anche i terzi, come i consulenti, che hanno concorso all’illecito?
No, la norma sulla responsabilità esclusiva dell’ente si applica solo alle persone fisiche che hanno un rapporto organico con la società (es. amministratori). Non esclude la sanzionabilità dei soggetti terzi ed esterni, come il professionista, i quali rispondono a titolo di concorso per il loro contributo all’illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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