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Conciliazione giudiziale: come chiude la lite fiscale

Un contribuente aveva impugnato un avviso di accertamento basato sul redditometro. Dopo un iter giudiziario, la questione è giunta in Cassazione. Nelle more del giudizio, le parti hanno raggiunto una conciliazione giudiziale. La Suprema Corte, applicando la recente riforma dell’art. 48 del d.lgs. 546/1992, ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, sottolineando che l’accordo si perfeziona con la sola sottoscrizione, sostituendo la pretesa originaria e definendo la lite.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Conciliazione Giudiziale: La Cassazione Chiarisce le Nuove Regole per Chiudere le Liti Fiscali

La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale del contenzioso tributario: la conciliazione giudiziale. Grazie alle recenti riforme legislative, questo strumento diventa ancora più efficace per definire le controversie pendenti, anche in sede di legittimità. Vediamo come la sola firma dell’accordo possa ora determinare la fine del processo, con importanti conseguenze per contribuenti e professionisti.

Il Fatto: Dalla Notifica dell’Accertamento all’Accordo in Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente, con il quale l’Amministrazione Finanziaria, utilizzando il metodo del cosiddetto “redditometro”, contestava un maggior reddito imponibile e il conseguente mancato versamento delle imposte.
Il contribuente impugnava l’atto e, dopo alterne vicende nei primi due gradi di giudizio, proponeva ricorso per Cassazione. Tuttavia, mentre la causa era pendente dinanzi alla Suprema Corte, le parti raggiungevano un accordo conciliativo per porre fine alla controversia.

Entrambe le parti, avendo perfezionato l’accordo e avendo il contribuente provveduto al pagamento della prima rata, chiedevano congiuntamente alla Corte di dichiarare la cessazione della materia del contendere.

La Decisione della Suprema Corte sulla Conciliazione Giudiziale

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta delle parti, dichiarando l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda sull’analisi della nuova formulazione dell’art. 48 del D.Lgs. n. 546/1992, come modificato prima dal D.Lgs. n. 156/2015 e più recentemente dal D.Lgs. n. 220/2023.

L’Evoluzione della Norma

I Giudici hanno ripercorso l’evoluzione giurisprudenziale e normativa dell’istituto. In passato, la conciliazione si perfezionava solo con il pagamento dell’intero importo o della prima rata entro un termine stabilito. La mancanza del pagamento, quindi, impediva la declaratoria di cessazione della materia del contendere.
Le riforme recenti hanno cambiato radicalmente questo paradigma. La normativa attuale, applicabile anche ai giudizi pendenti in Cassazione, stabilisce che la conciliazione si perfeziona con la semplice sottoscrizione dell’accordo.

L’Effetto Novativo della Nuova Conciliazione Giudiziale

Questo cambiamento non è puramente formale. La Corte sottolinea che il legislatore ha inteso attribuire all’accordo conciliativo una natura “novativa”. Ciò significa che l’accordo, una volta firmato, estingue l’originaria pretesa tributaria oggetto del contenzioso e la sostituisce con una nuova obbligazione, quella definita nell’accordo stesso.
L’accordo diventa, di per sé, un titolo esecutivo per la riscossione delle somme dovute, senza necessità di attendere il pagamento.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione evidenziando il favor del legislatore per la funzione deflattiva della conciliazione giudiziale. L’immediato perfezionamento dell’accordo con la sola firma è una scelta precisa per incentivare la chiusura dei contenziosi pendenti. La nuova norma, applicabile al caso di specie poiché il ricorso era stato notificato dopo la sua entrata in vigore, impone di considerare l’accordo firmato come l’atto conclusivo della lite. Poiché le parti hanno concordato di chiudere la controversia e hanno depositato l’accordo, il presupposto per la prosecuzione del giudizio è venuto meno. Di conseguenza, la Corte non può fare altro che dichiarare la cessazione della materia del contendere, compensando le spese di lite come richiesto congiuntamente dalle parti. Infine, la Corte ha specificato che in caso di estinzione del giudizio per accordo, non sono dovuti i versamenti aggiuntivi (c.d. “doppio contributo unificato”), previsti solo per i casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida l’efficacia della conciliazione giudiziale come strumento strategico per la gestione del contenzioso tributario. La possibilità di definire una lite pendente, anche in Cassazione, con la semplice firma di un accordo, offre una via più rapida e certa per contribuenti e Amministrazione Finanziaria. La natura novativa dell’accordo garantisce che, una volta firmato, la pretesa originaria sia definitivamente superata, sostituita dagli impegni presi in sede conciliativa. Si tratta di un’importante evoluzione che valorizza le soluzioni concordate e contribuisce a ridurre il carico di lavoro degli uffici giudiziari.

Quando si perfeziona una conciliazione giudiziale secondo le nuove norme?
Secondo la nuova formulazione dell’art. 48 del d.lgs. n. 546/1992, la conciliazione si perfeziona con la semplice sottoscrizione dell’accordo tra le parti. Non è più richiesto, come in passato, il pagamento della prima rata affinché l’accordo diventi efficace.

Qual è l’effetto di un accordo di conciliazione sulla lite fiscale originaria?
L’accordo di conciliazione ha un’efficacia “novativa”. Ciò significa che estingue l’obbligazione tributaria originaria oggetto della controversia e la sostituisce con la nuova obbligazione definita nei termini dell’accordo stesso. L’accordo diventa quindi titolo per la riscossione delle somme pattuite.

In caso di cessazione della materia del contendere per conciliazione in Cassazione, è dovuto il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il pagamento del cosiddetto “doppio contributo unificato” è una misura sanzionatoria prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non si applica quando il giudizio si estingue per cessazione della materia del contendere a seguito di un accordo conciliativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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