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Concessione demaniale e ICI: la Cassazione decide

Un Comune ha emesso un avviso di accertamento per l’ICI su un impianto di depurazione gestito da un Consorzio pubblico. La controversia è giunta in Cassazione per definire la natura del bene: se rientra nel demanio pubblico, la soggettività passiva dell’imposta si trasferisce al concessionario. A causa della complessità della normativa regionale siciliana e dell’interesse nomofilattico della questione, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per un approfondimento, senza ancora emettere una decisione finale sul merito.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

ICI e impianti di depurazione: il nodo della concessione demaniale

L’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione analizzata oggi affronta una questione complessa e di grande rilevanza pratica: la soggettività passiva ai fini ICI (oggi IMU) per gli impianti di depurazione idrica di proprietà di enti pubblici. Il punto centrale è stabilire se tali beni possano essere considerati parte del demanio pubblico. Se la risposta è affermativa, in caso di concessione demaniale a un gestore, l’obbligo di pagare l’imposta si trasferisce da chi possiede il bene a chi lo utilizza. La Corte, riconoscendo la novità e la specificità della normativa siciliana, ha scelto di non decidere immediatamente, ma di rinviare la causa per una discussione più approfondita in pubblica udienza.

I fatti di causa

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento per omesso versamento dell’ICI relativo all’anno 2004, notificato da un Comune a un Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale. L’accertamento riguardava diverse unità immobiliari, tra cui un impianto di depurazione. Il Consorzio, proprietario dell’impianto, sosteneva di non essere tenuto al pagamento, adducendo la natura demaniale del bene e la sua concessione a una società terza per la gestione del servizio.

Il contenzioso ha attraversato i vari gradi di giudizio. Inizialmente, i giudici di merito hanno dato ragione al Comune. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale ha parzialmente accolto l’appello del Consorzio, riconoscendo l’esenzione dall’imposta per gli immobili classificati catastalmente in categoria E/3, in quanto destinati a un servizio pubblico essenziale come la depurazione idrica. Contro questa decisione, sia il Comune (ricorrente principale) sia il Consorzio (ricorrente incidentale) hanno proposto ricorso per cassazione.

La questione della concessione demaniale e il regime siciliano

Il cuore del problema, come evidenziato dalla Corte, risiede nell’interpretazione del regime giuridico degli impianti di depurazione di proprietà dei Consorzi ASI in Sicilia. Questi enti, per legge regionale, sono enti pubblici non economici. La normativa nazionale (D.Lgs. 152/2006, cosiddetto Codice dell’Ambiente) stabilisce che gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture idriche di proprietà pubblica fanno parte del demanio. La legge sull’ICI (D.Lgs. 504/1992) prevede specificamente che, in caso di concessione demaniale, il soggetto passivo dell’imposta è il concessionario e non l’ente proprietario.

Il Consorzio ha sostenuto che, essendo un ente pubblico proprietario di un bene destinato a pubblico servizio (depurazione), l’impianto dovesse essere considerato demaniale. Di conseguenza, la sua concessione alla società di gestione avrebbe trasferito su quest’ultima l’onere fiscale. Il Comune, al contrario, ha contestato questa ricostruzione, insistendo sulla soggettività passiva del Consorzio in quanto proprietario.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte, nell’ordinanza interlocutoria, ha rilevato che la soluzione della controversia presenta profili di novità e di particolare interesse nomofilattico, soprattutto a causa del peculiare regime giuridico degli enti consortili siciliani. Non esistono precedenti specifici che chiariscono se i depuratori di proprietà di questi Consorzi rientrino automaticamente nella categoria dei beni demaniali.

I giudici hanno sottolineato la necessità di approfondire il raccordo tra la normativa statale, che definisce il demanio idrico, e le leggi regionali siciliane che hanno disciplinato la costituzione, il patrimonio e la successiva liquidazione dei Consorzi ASI. La questione è se le norme regionali abbiano una portata meramente ricognitiva del regime demaniale previsto a livello nazionale o se introducano elementi di specificità. La Corte ha ritenuto che una decisione su un tema così delicato, con implicazioni significative per tutti gli enti coinvolti, richieda una trattazione in pubblica udienza, dove le argomentazioni delle parti possono essere esposte e discusse in modo più completo.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione non ha ancora deciso nel merito, ma ha posto le basi per una futura pronuncia di principio. La decisione finale avrà un impatto diretto non solo sulla specifica controversia, ma su tutti i casi simili in Sicilia e potenzialmente in altre regioni con regimi normativi analoghi. Si dovrà chiarire in via definitiva se la proprietà di un impianto di depurazione da parte di un ente pubblico non economico sia di per sé sufficiente a qualificarlo come bene demaniale, con tutte le conseguenze fiscali che ne derivano in caso di concessione a terzi. L’ordinanza interlocutoria, pur non risolvendo la lite, svolge una funzione fondamentale: evidenziare la complessità della questione e preparare il terreno per una decisione ponderata e di ampia portata.

Chi è tenuto a pagare l’ICI (ora IMU) per un bene demaniale dato in concessione?
Secondo l’articolo 3 del D.Lgs. 504/1992, nel caso di concessione su aree demaniali, il soggetto passivo dell’imposta è il concessionario, ovvero colui che utilizza il bene, e non l’ente pubblico proprietario.

Perché la natura giuridica dell’impianto di depurazione è cruciale in questa causa?
È cruciale perché se l’impianto è qualificato come bene del demanio pubblico, la responsabilità del pagamento dell’ICI si trasferisce dal Consorzio (proprietario) alla società che lo ha in concessione per la gestione. Se non è demaniale, il soggetto passivo rimane il Consorzio proprietario.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione definitiva sul merito della questione. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la trattazione della causa a una pubblica udienza, ritenendo la questione nuova, complessa e meritevole di un approfondimento, data la specificità del regime giuridico degli enti consortili siciliani.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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