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Comunicazione preliminare: non impugnabile in Cassazione

Una contribuente ha impugnato una ‘comunicazione preliminare all’avvio delle procedure esecutive’ ricevuta dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, relativa a una sanzione stradale già annullata. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la comunicazione preliminare non è un atto autonomamente impugnabile. Secondo la Corte, tale atto è un mero avviso di un’azione futura e potenziale, privo di un effetto lesivo immediato e concreto che giustifichi un’azione legale, specialmente quando il contribuente era già a conoscenza della pretesa e l’aveva contestata.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Comunicazione Preliminare: Quando è Possibile Impugnarla? La Cassazione Fa Chiarezza

La ricezione di una comunicazione preliminare dall’Agenzia delle Entrate Riscossione può generare ansia e confusione. Questo documento, che preannuncia l’avvio di procedure esecutive, è spesso percepito come un atto immediatamente minaccioso. Ma è sempre possibile contestarlo in tribunale? Con l’ordinanza n. 3001/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante delucidazione, stabilendo che tale comunicazione, di per sé, non è un atto autonomamente impugnabile.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da una sanzione per violazione del Codice della Strada. La contribuente, ritenendo la multa ingiusta, aveva presentato ricorso al Prefetto. Poiché l’autorità non si era pronunciata nei termini di legge, il ricorso si era considerato accolto per il principio del ‘silenzio accoglimento’, annullando di fatto la sanzione.

Nonostante ciò, l’ente di riscossione aveva notificato prima una cartella di pagamento e, successivamente, una “Comunicazione preliminare all’avvio delle procedure esecutive e cautelari”. La cittadina, forte dell’annullamento del debito originario, si era opposta a quest’ultimo atto davanti al Giudice di Pace, chiedendone la nullità. Sia il Giudice di Pace che il Tribunale in appello avevano però respinto le sue ragioni, portando il caso fino alla Corte di Cassazione.

La Decisione: Perché la Comunicazione Preliminare non è Impugnabile?

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un principio consolidato. L’impugnazione di un atto amministrativo è possibile solo quando questo produce un effetto lesivo concreto e attuale nella sfera giuridica del destinatario.

Secondo gli Ermellini, la comunicazione preliminare non possiede queste caratteristiche. Essa non è un atto di esecuzione forzata, né un provvedimento che impone un obbligo. Si tratta, invece, di un mero avviso, un’informativa su una futura ed eventuale iniziativa dell’amministrazione finanziaria. Non modifica unilateralmente la posizione del contribuente e, pertanto, non può essere oggetto di un’autonoma contestazione giudiziale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha chiarito che possono essere oggetto di ricorso solo gli atti capaci di incidere autoritativamente sulle situazioni giuridiche dei contribuenti. La legge elenca specificamente quali atti sono impugnabili (come l’avviso di accertamento, la cartella di pagamento, l’iscrizione di ipoteca), e la comunicazione in esame non rientra in questa categoria.

Un’eccezione si verifica quando un atto, pur non essendo formalmente nell’elenco, è il primo documento con cui il contribuente viene a conoscenza di una pretesa fiscale. In questo caso, per garantire il diritto di difesa, l’impugnazione è ammessa. Nel caso di specie, tuttavia, la contribuente era ben a conoscenza della pretesa, tanto da aver già impugnato (e ottenuto l’annullamento in un altro giudizio) la cartella di pagamento sottostante.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che mancava l’interesse ad agire: non si può chiedere tutela contro un atto che non provoca alcun danno attuale. L’azione corretta era quella, già intrapresa, contro la cartella esattoriale, ovvero l’atto che formalizzava la pretesa debitoria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque si confronti con il Fisco: non tutti i documenti ricevuti giustificano un’immediata azione legale. È essenziale distinguere tra atti preparatori o informativi e atti che costituiscono un vero e proprio titolo esecutivo. Impugnare un atto non lesivo come la comunicazione preliminare si traduce in un ricorso inammissibile, con un conseguente spreco di tempo e risorse. La strategia difensiva deve concentrarsi sull’atto che ha dato origine alla pretesa, come la cartella di pagamento, poiché è quello il momento in cui il diritto del contribuente viene effettivamente inciso.

Una ‘Comunicazione preliminare di avvio delle procedure esecutive’ è un atto che si può impugnare in tribunale?
No, secondo la Corte di Cassazione, questa comunicazione non è un atto autonomamente impugnabile. È considerata un mero avviso di una possibile azione futura e non ha un effetto lesivo immediato e concreto sulla posizione giuridica del contribuente.

Perché la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’atto impugnato (la comunicazione preliminare) non rientra tra quelli che possono essere legalmente contestati. Manca di un effetto dannoso immediato e, nel caso specifico, la ricorrente era già a conoscenza del debito e aveva persino ottenuto l’annullamento della cartella di pagamento sottostante, venendo meno il suo interesse ad agire.

Cosa deve fare un cittadino che riceve una comunicazione preliminare per un debito che ritiene non dovuto?
Invece di impugnare la comunicazione preliminare, il cittadino dovrebbe verificare se ha già impugnato (o se è ancora in tempo per farlo) l’atto che ha originato il debito, come la cartella di pagamento o l’avviso di accertamento. L’azione legale va diretta contro l’atto che costituisce il titolo esecutivo, non contro gli avvisi preparatori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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