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Comunicazione Irregolarità: è un diniego impugnabile?

Una società energetica si è vista negare un rimborso IRES attraverso una comunicazione di irregolarità. La Corte di Cassazione ha confermato che tale avviso costituisce un atto di diniego formale e pienamente impugnabile, che sostituisce un eventuale precedente silenzio-rifiuto. Di conseguenza, il ricorso presentato tardivamente è stato dichiarato inammissibile, sottolineando l’importanza di calcolare correttamente i termini perentori che decorrono dalla notifica dell’atto, anche se inviata telematicamente all’intermediario fiscale.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Comunicazione Irregolarità: è un Atto di Diniego Impugnabile?

La gestione dei rapporti con il Fisco richiede un’attenzione meticolosa, specialmente quando si riceve una comunicazione di irregolarità. Questo documento, spesso generato da controlli automatici, può avere conseguenze decisive sui diritti del contribuente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la natura giuridica di tale atto e le sue implicazioni sui termini per l’impugnazione, offrendo spunti fondamentali per cittadini e imprese. Il caso analizzato riguarda una società del settore energetico che, a seguito di una richiesta di rimborso IRES, si è scontrata con il Fisco, vedendo il suo ricorso respinto per tardività.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Rimborso al Contenzioso

Una società operante nel settore delle energie rinnovabili aveva richiesto il rimborso dell’IRES per l’anno d’imposta 2011. La richiesta era basata su un’agevolazione fiscale per investimenti ambientali (la cosiddetta “Tremonti ambiente”), legata alla realizzazione di un impianto fotovoltaico. Inizialmente, l’Amministrazione finanziaria non aveva risposto all’istanza, configurando un silenzio-rifiuto. La società aveva quindi impugnato tale silenzio davanti alla Commissione tributaria.

Successivamente, però, l’Agenzia delle Entrate aveva inviato una comunicazione di irregolarità all’intermediario fiscale della società. Questo atto, emesso a seguito di un controllo formale ex art. 36-bis, disconosceva di fatto il diritto al rimborso. I giudici di primo e secondo grado avevano dichiarato inammissibile il ricorso originario, sostenendo che la comunicazione esplicita di diniego avesse superato e sostituito il precedente silenzio-rifiuto. Il problema era che, a quel punto, l’impugnazione del nuovo atto risultava tardiva.

La Decisione della Corte: la comunicazione di irregolarità è determinante

La società ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, contestando la decisione dei giudici di merito su due fronti principali: la natura della comunicazione di irregolarità e il calcolo dei termini per l’appello. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, confermando la decisione impugnata.

Primo Motivo: La Comunicazione di Irregolarità come Atto Impugnabile

La ricorrente sosteneva che la comunicazione ex art. 36-bis fosse un mero atto interlocutorio, privo dei requisiti per essere considerato un provvedimento impugnabile. La Cassazione, rifacendosi a un consolidato orientamento giurisprudenziale, ha ribadito un principio opposto. La comunicazione di irregolarità, pur derivando da un controllo automatizzato, è idonea a portare a conoscenza del contribuente una pretesa tributaria ben definita. Nel caso specifico, essa esprimeva in modo inequivocabile il diniego del rimborso richiesto. Pertanto, si qualifica come un atto autoritativo e impugnabile ai sensi dell’art. 19 del d.lgs. 546/1992, capace di cristallizzare il rapporto tra le parti se non contestato tempestivamente.

Secondo Motivo: Termini di Impugnazione e Comunicazione Telematica

Il secondo motivo di ricorso riguardava l’errata applicazione delle norme sulla dilazione dei termini in caso di comunicazione telematica all’intermediario. La società lamentava che i giudici d’appello non avessero considerato la dilazione prevista dall’art. 2-bis del d.l. n. 203/2005. La Corte ha ritenuto il motivo infondato. La normativa vigente all’epoca dei fatti stabiliva che l’intermediario, ricevuta la comunicazione, avesse 30 giorni per informare il contribuente. Questo periodo non si aggiunge al termine per l’impugnazione, ma ne determina l’inizio del decorso.

Nel caso concreto:
– La comunicazione all’intermediario è avvenuta il 5 settembre 2019.
– Il termine per proporre ricorso giurisdizionale iniziava a decorrere dal 5 ottobre 2019 (30 giorni dopo).
– Il termine ultimo per l’impugnazione scadeva quindi il 4 dicembre 2019.

L’impugnazione, proposta il 2 gennaio 2020, era palesemente tardiva.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi giuridici solidi e costanti. La motivazione principale risiede nel riconoscere alla comunicazione di irregolarità una natura sostanziale di provvedimento impositivo. Sebbene emessa all’esito di un controllo cartolare e non di un accertamento approfondito, essa contiene tutti gli elementi essenziali per manifestare la volontà dell’Amministrazione: l’identificazione del contribuente, la pretesa tributaria e le ragioni del disconoscimento del credito. Ignorare questo atto in attesa di un provvedimento più formale sarebbe un errore, poiché esso è già sufficiente a rendere definitiva la pretesa fiscale se non impugnato nei termini.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la motivazione è strettamente legata a una corretta interpretazione della ratio legis. La norma che prevede l’invio telematico all’intermediario mira a semplificare e accelerare le procedure, ma non a concedere dilazioni indeterminate. Il periodo di 30 giorni concesso all’intermediario serve a garantire che il contribuente sia messo a conoscenza dell’atto, facendo decorrere da quel momento il termine perentorio per la sua difesa in giudizio. La Corte ha chiarito che non si tratta di una sospensione o di un’aggiunta di tempo, ma di un semplice differimento della data di partenza del termine processuale.

le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un messaggio cruciale per tutti i contribuenti e i loro consulenti fiscali: una comunicazione di irregolarità non deve mai essere sottovalutata. Essa costituisce un atto formale di diniego o di pretesa impositiva, dal quale decorrono termini perentori per l’impugnazione. La sua notifica, anche se effettuata telematicamente all’intermediario, fa scattare un meccanismo temporale preciso che, se non rispettato, preclude qualsiasi possibilità di difesa nel merito. È quindi indispensabile che i professionisti monitorino costantemente le comunicazioni ricevute per conto dei propri clienti e li informino immediatamente per poter valutare e predisporre tempestivamente un eventuale ricorso giurisdizionale.

Qual è il valore legale di una comunicazione di irregolarità inviata dopo un controllo automatico?
Secondo la Corte di Cassazione, una comunicazione di irregolarità (ex art. 36-bis d.P.R. 600/1973) non è un semplice avviso interlocutorio, ma un vero e proprio atto impugnabile che esprime una precisa pretesa tributaria o un diniego di rimborso. Se non contestato nei termini di legge, può diventare definitivo.

Una comunicazione di irregolarità sostituisce un precedente ‘silenzio-rifiuto’ dell’Agenzia delle Entrate?
Sì. La sentenza chiarisce che l’emissione di un provvedimento espresso di diniego, come la comunicazione di irregolarità, supera e sostituisce il precedente silenzio-rifiuto. Da quel momento, il contribuente ha l’onere di impugnare l’atto esplicito e non più il silenzio.

Come si calcolano i termini per il ricorso quando la comunicazione di irregolarità è inviata telematicamente a un intermediario fiscale?
I termini per proporre ricorso giurisdizionale (di regola 60 giorni) non decorrono dalla data di ricezione da parte dell’intermediario, ma scaduti i 30 giorni che quest’ultimo ha a disposizione per informare il contribuente. Questo periodo di 30 giorni non si somma al termine di impugnazione, ma ne posticipa semplicemente l’inizio del decorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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