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Comunicazione di irregolarità: quando è obbligatoria?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’Amministrazione Finanziaria deve inviare una comunicazione di irregolarità prima di emettere una cartella di pagamento se la rettifica non è un mero controllo formale ma una sostanziale rideterminazione del debito d’imposta. In un caso riguardante un’ingente pretesa IRPEF, la Corte ha annullato la cartella perché l’Ufficio, riscontrando una rettifica significativa rispetto al dichiarato, ha omesso di instaurare il preventivo contraddittorio con il contribuente, violando così il suo diritto di difesa.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Comunicazione di Irregolarità: Quando l’Agenzia delle Entrate Deve Avvisarti Prima

L’invio di una cartella di pagamento da parte dell’Amministrazione Finanziaria può rappresentare un momento di grande preoccupazione per qualsiasi contribuente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha però ribadito un principio fondamentale a tutela del cittadino: l’obbligo per l’Ufficio di inviare una comunicazione di irregolarità prima di procedere con la riscossione, specialmente quando la pretesa fiscale si discosta notevolmente da quanto dichiarato. Analizziamo questa importante decisione per capire quando il Fisco è tenuto a dialogare preventivamente con il contribuente.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla notifica di una cartella di pagamento a un contribuente per l’anno d’imposta 2014. A seguito di una liquidazione automatizzata della dichiarazione dei redditi, l’Amministrazione Finanziaria rettificava l’imposta IRPEF dovuta da circa 9.000 euro a oltre 124.000 euro. La rettifica era motivata da presunti versamenti omessi e da compensazioni di crediti ritenute indebite.

Il contribuente ha impugnato la cartella, ottenendo ragione sia in primo che in secondo grado. I giudici di merito hanno ritenuto illegittimo l’operato dell’Ufficio, il quale ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, di non essere tenuto all’invio di alcuna comunicazione preventiva.

La Decisione della Cassazione sulla Comunicazione di Irregolarità

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, confermando le sentenze precedenti e dichiarando illegittima la cartella di pagamento. Il punto centrale della decisione ruota attorno alla distinzione tra un mero controllo formale e una vera e propria rideterminazione della pretesa fiscale.

Secondo gli Ermellini, l’enorme differenza tra l’imposta dichiarata e quella richiesta dall’Ufficio non poteva essere considerata il risultato di un semplice controllo automatizzato. Si trattava, invece, di una “rilevante rideterminazione” che configurava un nuovo atto accertativo. In questi casi, la legge impone un obbligo di dialogo preventivo con il contribuente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi consolidati, delineando chiaramente i confini dell’attività di controllo automatizzato dell’Amministrazione Finanziaria.

I giudici hanno spiegato che l’obbligo di inviare una comunicazione di irregolarità (nota anche come avviso bonario) non sussiste quando il Fisco si limita a riscontrare il mancato versamento di somme che il contribuente stesso ha dichiarato di dover pagare. In tale scenario, non vi sono incertezze da chiarire e la pretesa è direttamente derivabile dalla dichiarazione.

La situazione cambia radicalmente quando, come nel caso di specie, il controllo porta a un risultato “diverso rispetto a quello indicato nella dichiarazione” a causa di una rettifica su “aspetti rilevanti” della stessa. L’incremento dell’imposta da 9.000 a 124.000 euro non era una semplice constatazione di un omesso versamento, ma una rivalutazione sostanziale della posizione del contribuente. Tale operazione, che esula dal perimetro del controllo meramente formale, impone all’Ufficio di attivare il contraddittorio endoprocedimentale, come previsto sia dallo Statuto del Contribuente (Legge n. 212/2000) sia dalla normativa sui controlli automatizzati (d.P.R. n. 600/1973).

L’omissione di questo passaggio fondamentale, volto a permettere al contribuente di fornire chiarimenti o documenti utili prima dell’iscrizione a ruolo, vizia l’intero procedimento e rende l’atto impositivo conseguente – la cartella di pagamento – illegittimo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame rafforza un importante principio di garanzia per i contribuenti. L’Amministrazione Finanziaria non può utilizzare lo strumento del controllo automatizzato per effettuare accertamenti sostanziali mascherati, bypassando il diritto al contraddittorio. Se la rettifica proposta dall’Ufficio comporta una modifica significativa e non immediatamente riscontrabile dalla dichiarazione, il contribuente ha il diritto di essere informato e di poter interloquire prima che la pretesa diventi esecutiva. La mancata comunicazione di irregolarità in tali circostanze costituisce un vizio procedurale che può portare all’annullamento dell’atto.

Quando è obbligatoria la comunicazione di irregolarità prima di una cartella di pagamento?
È obbligatoria quando l’Amministrazione Finanziaria non si limita a contestare un omesso versamento di quanto dichiarato, ma effettua una vera e propria rideterminazione della pretesa fiscale, modificando aspetti rilevanti della dichiarazione che portano a un risultato significativamente diverso.

Cosa succede se l’Amministrazione Finanziaria non invia la comunicazione di irregolarità quando è obbligatoria?
Secondo la sentenza, l’omissione dell’invito al contraddittorio rende l’atto impositivo successivo, come la cartella di pagamento, illegittimo e quindi annullabile in sede di giudizio.

Un controllo automatizzato giustifica sempre l’emissione di una cartella senza preavviso?
No. Se l’esito del controllo automatizzato non è direttamente desumibile dalla dichiarazione e comporta una sostanziale modifica della pretesa fiscale, esso impone all’Ufficio l’obbligo di attivare un dialogo preventivo con il contribuente, e quindi non giustifica l’emissione diretta della cartella.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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