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Comportamenti omissivi: quando parte la prescrizione?

Una società del settore energetico ha impugnato un avviso di pagamento per accise non versate, sostenendo la prescrizione del credito per l’annualità 2008. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che in presenza di ‘comportamenti omissivi’ volti a nascondere il debito fiscale (in questo caso, acquisti di GPL senza fattura), il termine di prescrizione di cinque anni non decorre dalla data in cui l’imposta era dovuta, ma dal momento della scoperta dell’illecito da parte dell’Amministrazione Finanziaria. La sentenza sottolinea la distinzione tra semplice inadempimento e condotta fraudolenta che occulta attivamente l’evasione.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Comportamenti Omissivi e Prescrizione: La Cassazione Chiarisce il Dies a Quo per le Accise

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia fiscale: la decorrenza della prescrizione in presenza di comportamenti omissivi del contribuente. La decisione analizza in modo approfondito quando il termine quinquennale per l’accertamento delle accise inizia a decorrere, distinguendo nettamente tra il semplice mancato versamento e una condotta fraudolenta volta a occultare l’illecito. Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione per aziende e professionisti del settore.

I fatti del caso: accise evase e la scoperta della Guardia di Finanza

Una società operante nel settore dei prodotti energetici, posta in liquidazione, ha impugnato un avviso di pagamento emesso dall’Agenzia delle Dogane. L’atto impositivo mirava al recupero di accise non versate per gli anni dal 2008 al 2010. L’accertamento era scaturito da indagini della Guardia di Finanza, le quali avevano fatto emergere, attraverso l’analisi dei conti correnti dell’amministratore di fatto, acquisti di GPL effettuati senza fattura, con conseguente evasione delle relative imposte.

La società contribuente si è opposta alla pretesa, eccependo, tra le altre cose, la prescrizione del credito relativo all’annualità 2008. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno rigettato i ricorsi, ritenendo che il termine di prescrizione dovesse decorrere non dall’anno di competenza, ma dal momento della scoperta dell’illecito nel 2013.

La questione della prescrizione e i comportamenti omissivi

Il cuore della controversia portata dinanzi alla Corte di Cassazione riguarda l’interpretazione dell’articolo 15 del Testo Unico delle Accise (D.Lgs. 504/95). La norma prevede un termine di prescrizione di cinque anni, ma stabilisce che, in caso di “comportamenti omissivi”, tale termine decorre dalla “scoperta del fatto illecito”.

La società ricorrente sosteneva che questa eccezione dovesse essere interpretata restrittivamente, applicandosi solo a fronte di condotte deliberatamente volte a ostacolare l’azione accertativa dell’Amministrazione, la cui prova sarebbe a carico dell’ufficio. Secondo questa tesi, il semplice acquisto senza fattura non configurerebbe di per sé un comportamento tale da posticipare il dies a quo della prescrizione.

L’analisi della Corte: quando decorre il termine di prescrizione?

La Suprema Corte ha respinto la tesi della società, fornendo una chiara definizione di cosa si debba intendere per comportamenti omissivi ai fini della norma in esame. I giudici hanno specificato che non ogni omissione, come il mero mancato versamento, è sufficiente a far scattare la deroga. È necessaria una condotta più complessa, specificamente finalizzata a celare la debenza del tributo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha stabilito che i “comportamenti omissivi” rilevanti sono quelli che impediscono la “scoperta del fatto illecito”, ovvero l’omesso versamento delle accise. In altre parole, la condotta sanzionata (il mancato pagamento) non può coincidere con il fatto omissivo che ne impedisce la scoperta. Deve trattarsi di un’azione ulteriore, come l’alterazione di documenti contabili, dichiarazioni omesse o infedeli, e, come nel caso di specie, l’omessa fatturazione degli acquisti.

Queste condotte, proprio perché non immediatamente percepibili dall’Amministrazione, giustificano il differimento del termine di prescrizione al momento in cui vengono “scoperte”, tipicamente a seguito di indagini o di un’autodenuncia. La Cassazione ha precisato che per “scoperta” si intende il momento in cui l’Amministrazione acquisisce conoscenza dell’omissione, anche sulla base di elementi indiziari come quelli contenuti in un processo verbale di constatazione, senza che sia necessaria una prova piena e definitiva dell’illecito.

Nel caso specifico, gli acquisti di GPL senza fattura, emersi solo a seguito delle indagini bancarie nel 2013, sono stati correttamente qualificati come una condotta volta a celare l’evasione. Di conseguenza, la Commissione Tributaria Regionale ha agito correttamente nel fissare il dies a quo della prescrizione alla data della scoperta, ritenendo infondata l’eccezione della società.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione della Corte di Cassazione rafforza un principio fondamentale: la trasparenza nei rapporti con il Fisco è essenziale. La sentenza chiarisce che il legislatore ha inteso sanzionare più gravemente non il semplice debitore d’imposta, ma colui che agisce attivamente per nascondere il proprio debito. Le imprese devono essere consapevoli che condotte come l’omessa fatturazione o la tenuta di una contabilità non veritiera possono avere conseguenze ben più gravi del mancato pagamento, estendendo notevolmente i tempi entro cui l’Amministrazione Finanziaria può esercitare il proprio potere di accertamento. Questa pronuncia serve da monito: occultare un illecito fiscale non paga e, anzi, prolunga il rischio di essere scoperti.

Cosa si intende per ‘comportamenti omissivi’ ai fini della prescrizione fiscale?
Non si tratta del semplice mancato pagamento del tributo, ma di una condotta attiva volta a nascondere l’esistenza del debito all’Amministrazione Finanziaria. Esempi includono l’alterazione di documenti contabili, l’omessa fatturazione di acquisti o vendite, o altre azioni che impediscono una facile percezione dell’evasione.

In caso di comportamenti omissivi, da quando inizia a decorrere il termine di prescrizione di cinque anni per le accise?
Il termine di prescrizione non decorre dal momento in cui il tributo doveva essere versato, ma dal giorno in cui l’Amministrazione Finanziaria scopre il fatto illecito, ad esempio a seguito di una verifica fiscale o di indagini.

La semplice conoscenza da parte dell’Amministrazione di un’omissione è sufficiente per far partire la prescrizione?
Sì. La Corte ha chiarito che, ai fini del calcolo della prescrizione, rileva la data di conoscenza dell’omissione da parte dell’Amministrazione, anche se basata su elementi indiziari (come un processo verbale di constatazione), e non è necessaria la prova piena della stessa in quella data.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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