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Comportamenti omissivi: prescrizione e accise

La Corte di Cassazione chiarisce il concetto di “comportamenti omissivi” in materia di accise. Una società del settore ricambi aveva omesso di annotare acquisti di oli lubrificanti, evadendo l’imposta di consumo. La Suprema Corte ha stabilito che tale omissione costituisce un comportamento volto a celare il debito tributario. Di conseguenza, il termine di prescrizione per l’azione di riscossione non decorre dalla data della violazione, ma dal momento della sua scoperta da parte dell’amministrazione finanziaria, rendendo legittimo l’atto di contestazione emesso entro cinque anni da tale scoperta.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Comportamenti Omissivi e Accise: Quando Inizia a Correre la Prescrizione?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto tributario: la definizione di comportamenti omissivi e le loro conseguenze sui termini di prescrizione per l’accertamento delle accise. La decisione chiarisce che la mancata annotazione di prodotti soggetti a imposta in appositi registri non è una semplice dimenticanza, ma una condotta che sposta in avanti il momento da cui l’amministrazione finanziaria può agire.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della vendita di ricambi veniva sottoposta a un’ispezione da parte dell’Ufficio delle Dogane. Durante l’accertamento, emergeva che l’azienda aveva acquistato da Paesi comunitari quantitativi di oli lubrificanti senza annotarli nello specifico registro di carico e scarico previsto dalla normativa sulle accise. Di conseguenza, l’imposta di consumo dovuta su tali prodotti, per un importo di oltre 20.000 euro, non era stata versata.

Le violazioni, relative a un periodo che partiva dal 2002, venivano scoperte e verbalizzate nel 2007. L’atto di contestazione per l’applicazione delle sanzioni veniva però notificato solo nel dicembre 2012. La società impugnava l’atto, sostenendo che l’azione dell’amministrazione fosse ormai prescritta.

Il Percorso Giudiziario e i Comportamenti Omissivi

La Commissione tributaria provinciale rigettava il ricorso del contribuente. Tuttavia, la Corte di giustizia tributaria di secondo grado ribaltava la decisione, annullando l’atto sanzionatorio. Secondo i giudici d’appello, il caso non rientrava nella fattispecie dei comportamenti omissivi, per i quali la legge prevede un termine di prescrizione più lungo che decorre dalla scoperta del fatto illecito. A loro avviso, si trattava di un’azione perenta, poiché il termine ordinario era trascorso.

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli proponeva quindi ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte territoriale avesse errato nell’interpretare la normativa, in particolare l’art. 15 del D.Lgs. n. 504/1995.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza di secondo grado. Il cuore della decisione risiede nella corretta qualificazione della condotta del contribuente. I giudici di legittimità hanno affermato che i “comportamenti omissivi” rilevanti ai fini della disciplina sulle accise non si limitano al mero mancato versamento del tributo. Essi includono, soprattutto, il mancato compimento di una specifica attività prevista dalla legge, come la registrazione contabile, che ha lo scopo di impedire all’amministrazione di venire a conoscenza del debito e di effettuare i dovuti controlli.

L’omessa annotazione degli oli lubrificanti nei registri di carico e scarico è stata considerata una condotta volta a celare la debenza del tributo. Tale condotta, essendo di difficile e non immediata percezione, può essere “scoperta” solo a seguito di indagini specifiche. Pertanto, in questi casi, il dies a quo (il giorno di decorrenza) del termine di prescrizione quinquennale non è quello in cui la violazione è stata commessa, ma quello in cui è stata scoperta.

Nel caso specifico, essendo le violazioni state scoperte nel 2007, il termine di prescrizione sarebbe scaduto il 31 dicembre 2012. L’atto di contestazione, notificato il 24 dicembre 2012, era quindi pienamente legittimo e tempestivo.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale nella lotta all’evasione fiscale: le condotte che mirano a nascondere attivamente l’esistenza di un’obbligazione tributaria sono trattate con maggior rigore. L’omissione di adempimenti formali, come le registrazioni contabili, non è una mera irregolarità, ma un comportamento attivo finalizzato all’occultamento. Per le aziende che trattano beni soggetti ad accisa, questo significa che la mancata tenuta dei registri obbligatori espone a un rischio di accertamento per un periodo di tempo significativamente più lungo. La prescrizione, in questi casi, inizia a correre solo quando l’amministrazione, attraverso i suoi poteri ispettivi, porta alla luce l’illecito.

Cosa si intende per “comportamenti omissivi” nel contesto delle accise?
Secondo la Corte, non si tratta del semplice mancato pagamento del tributo, ma del mancato compimento di specifiche attività previste dalla legge (come l’annotazione sui registri fiscali) che impediscono all’Amministrazione Finanziaria di venire a conoscenza del debito e di effettuare i controlli.

Da quando decorre la prescrizione in caso di comportamenti omissivi?
In presenza di condotte omissive volte a celare il debito d’imposta, il termine di prescrizione (nella fattispecie di cinque anni per le accise) inizia a decorrere non dal momento in cui la violazione è stata commessa, ma dal momento della sua “scoperta” da parte dell’autorità fiscale.

La mancata registrazione di oli lubrificanti in un registro di carico e scarico è considerata un comportamento omissivo?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata annotazione di partite di oli lubrificanti nei relativi registri costituisce una condotta omissiva rilevante, poiché è un’azione che occulta l’obbligazione tributaria e ostacola i controlli fiscali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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