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Competenza visto di conformità: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18095/2025, ha stabilito un principio chiave sulla competenza per il visto di conformità infedele. Un professionista ha impugnato una cartella di pagamento per un visto errato, eccependo l’incompetenza dell’ufficio locale dell’Agenzia delle Entrate. La Suprema Corte ha confermato che la competenza ad irrogare la sanzione spetta esclusivamente alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, individuata in base al domicilio fiscale del contribuente assistito, e non all’ufficio provinciale. Di conseguenza, l’atto emesso dall’ufficio incompetente è stato ritenuto illegittimo e l’appello dell’Agenzia è stato respinto.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Competenza Visto di Conformità: La Cassazione Fa Chiarezza

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato una questione di cruciale importanza per i professionisti fiscali, definendo con precisione la competenza per il visto di conformità infedele. Con l’ordinanza in esame, i giudici hanno stabilito quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate sia legittimato a sanzionare il professionista che appone un visto non corretto su una dichiarazione. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale e offre certezze operative a tutto il settore.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Competenza Territoriale

La vicenda trae origine da una cartella di pagamento notificata a un professionista abilitato all’assistenza fiscale. L’atto era stato emesso a seguito di un controllo formale su una dichiarazione dei redditi (Modello 730) di un contribuente, per la quale il professionista aveva rilasciato il visto di conformità. Il professionista, ritenendo l’atto illegittimo, lo impugnava davanti alla Commissione Tributaria Provinciale.

Il cuore della difesa si basava su due argomenti principali: l’applicazione di una normativa successiva più favorevole e, soprattutto, l’eccezione di incompetenza territoriale dell’ufficio che aveva emesso l’atto. Secondo il professionista, l’iscrizione a ruolo avrebbe dovuto essere effettuata non dall’ufficio provinciale legato al domicilio del contribuente, ma dalla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente per il luogo in cui aveva sede il Centro di Assistenza Fiscale (CAF) per cui operava.

Mentre il giudice di primo grado accoglieva il ricorso basandosi sulla normativa più favorevole, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado riformava la decisione, accogliendo però l’eccezione di incompetenza dell’ufficio. L’Agenzia delle Entrate, non accettando tale conclusione, proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e la Competenza sul Visto di Conformità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando l’illegittimità dell’atto emesso dall’ufficio provinciale. I giudici hanno chiarito in modo inequivocabile la regola sulla competenza per il visto di conformità infedele, aderendo a un orientamento ormai consolidato.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sull’interpretazione dell’articolo 39 del D.Lgs. n. 241/1997. Secondo i giudici, la responsabilità del professionista che rilascia un visto di conformità o un’asseverazione infedele ha una natura anche punitiva. Di conseguenza, la competenza per l’iscrizione a ruolo delle somme dovute (imposta, sanzioni e interessi) non può essere lasciata all’ufficio locale.

Il comma 2 del citato articolo 39 attribuisce in modo specifico questa competenza alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, individuata in base al domicilio fiscale del trasgressore, ovvero del contribuente per cui è stata presentata la dichiarazione. Questa attribuzione di competenza è esclusiva e non può essere derogata. Qualsiasi atto compiuto in violazione di questa regola è, pertanto, illegittimo.

Nel caso di specie, l’iscrizione a ruolo era stata effettuata dall’ufficio provinciale, che era competente solo per il controllo formale nei confronti del contribuente, ma non per la contestazione della violazione al professionista. L’ufficio competente sarebbe stato la direzione regionale dell’Agenzia, che invece non era stata coinvolta. Questo vizio di incompetenza funzionale e territoriale determina la nullità dell’atto impugnato. La Corte ha richiamato numerose sentenze conformi, dimostrando la solidità di tale interpretazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale a tutela del corretto procedimento amministrativo e del diritto di difesa. Per i professionisti, significa che qualsiasi contestazione relativa a un visto di conformità infedele deve provenire obbligatoriamente dalla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente per il domicilio fiscale del cliente assistito. Un atto emesso da un ufficio diverso, come quello provinciale, è illegittimo e può essere annullato. Questa chiarezza sulla competenza per il visto di conformità è essenziale per garantire la legalità dell’azione amministrativa e per permettere ai professionisti di individuare correttamente l’interlocutore istituzionale in caso di controversie.

Quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
La competenza esclusiva spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, individuata in base al domicilio fiscale del contribuente la cui dichiarazione è stata viziata dal visto infedele.

Un ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate può emettere una cartella di pagamento per un visto di conformità errato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un atto di questo tipo emesso da un ufficio provinciale è illegittimo per incompetenza funzionale e territoriale e, pertanto, nullo.

Che natura ha la responsabilità del professionista che appone un visto di conformità infedele?
La Corte ha stabilito che tale responsabilità ha anche una funzione punitiva, e non meramente risarcitoria. Questa natura giustifica l’applicazione delle specifiche regole di competenza previste dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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