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Competenza territoriale Agenzia Entrate: il caso del visto

La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza territoriale per sanzionare un professionista per l’apposizione di un visto di conformità infedele spetta alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo di domicilio fiscale del professionista stesso, e non all’ufficio provinciale competente per il contribuente. Un atto emesso da un ufficio incompetente è nullo. La decisione si basa sull’interpretazione dell’art. 39 del D.Lgs. 241/1997, sottolineando che le norme sulla competenza territoriale agenzia entrate sono una garanzia per il cittadino e non possono essere derogate dall’amministrazione.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Competenza territoriale Agenzia Entrate: Ufficio Sbagliato, Atto Nullo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale a tutela del cittadino: le regole sulla competenza territoriale dell’Agenzia delle Entrate non sono mere formalità. Se l’atto viene emesso da un ufficio diverso da quello previsto per legge, l’atto è nullo. La vicenda riguarda un professionista sanzionato per un visto di conformità errato, ma la cui difesa si è incentrata su un vizio procedurale decisivo: l’incompetenza dell’ufficio che ha irrogato la sanzione.

I Fatti: Un Visto di Conformità e la Sanzione

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale presso un CAAF, ha apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi (Modello 730) di un contribuente per l’anno d’imposta 2014. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto il visto infedele e ha iscritto a ruolo, a carico del professionista, una somma comprensiva di imposta, sanzioni e interessi originariamente dovuti dal contribuente.

L’ufficio che ha emesso la cartella di pagamento era la direzione provinciale di Roma, competente in base al domicilio fiscale del contribuente assistito. Il professionista ha impugnato l’atto, sostenendo che l’ufficio competente a sanzionarlo avrebbe dovuto essere un altro.

La Questione Giuridica: Chi Poteva Emettere l’Atto?

Il cuore della controversia non verteva tanto sulla correttezza o meno del visto, quanto su una questione di procedura. Il ricorrente sosteneva che, secondo l’art. 39 del D.Lgs. 241/1997, la competenza a irrogare la sanzione non apparteneva all’ufficio provinciale legato al contribuente, bensì alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo in cui risiedeva fiscalmente lui stesso, in qualità di trasgressore.

In sostanza, la difesa si è basata su un vizio di incompetenza territoriale dell’ufficio, un errore che, se accertato, avrebbe reso l’intero atto nullo.

La Decisione della Cassazione e la competenza territoriale agenzia entrate

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del professionista, cassando la sentenza precedente e annullando l’atto impugnato. I giudici hanno applicato il cosiddetto “principio della ragione più liquida”, decidendo la causa sulla base della questione di più agevole e rapida soluzione, ovvero proprio l’eccezione di incompetenza territoriale. Questa scelta ha permesso di definire il contenzioso senza dover esaminare le altre questioni sollevate, come quella sull’applicazione di una legge più favorevole (lex mitior).

Le Motivazioni: Perché la Competenza è della Direzione Regionale

La Corte ha chiarito che la responsabilità del professionista per il visto infedele ha natura sanzionatoria. La legge, in particolare l’articolo 39, comma 2, del D.Lgs. 241/1997, stabilisce in modo esplicito che la competenza per l’iscrizione a ruolo di tali somme “appartiene alla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate individuata in ragione del domicilio fiscale del trasgressore”.

Questa norma, secondo la Cassazione, non è una semplice regola organizzativa interna all’amministrazione, ma una disposizione con valenza esterna, posta a garanzia dei cittadini. Essa definisce chiaramente quale ufficio può legittimamente esercitare il potere sanzionatorio. L’amministrazione non ha la facoltà di scegliere un ufficio diverso da quello previsto dalla legge. Di conseguenza, un atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente è illegittimo e deve essere annullato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un importante baluardo a difesa del contribuente e dei professionisti. Le regole sulla competenza territoriale dell’Agenzia delle Entrate sono inderogabili e la loro violazione determina la nullità dell’atto. Per il cittadino che riceve una cartella di pagamento o un avviso, una delle prime verifiche da compiere è proprio se l’ufficio emittente sia quello legalmente competente. Un errore su questo punto, come dimostra il caso in esame, può essere un motivo valido e risolutivo per ottenere l’annullamento della pretesa fiscale. La sentenza riafferma il principio di legalità e di certezza del diritto, assicurando che l’esercizio del potere impositivo avvenga nel pieno rispetto delle procedure stabilite.

Chi è competente a irrogare la sanzione al professionista per un visto di conformità infedele?
La competenza spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (il trasgressore), non alla direzione provinciale competente per il contribuente assistito.

Un atto emesso da un ufficio dell’Agenzia delle Entrate territorialmente incompetente è valido?
No, l’atto è illegittimo. La violazione delle norme sulla competenza territoriale, essendo poste a garanzia del cittadino, comporta la nullità dell’atto, che può essere fatta valere in sede di ricorso dal destinatario.

Perché la Corte di Cassazione ha deciso il caso basandosi sulla competenza territoriale senza esaminare le altre questioni?
La Corte ha applicato il “principio della ragione più liquida”, decidendo la causa sulla base della questione di più agevole soluzione (l’incompetenza dell’ufficio), la cui fondatezza assorbiva ogni altra argomentazione, garantendo una maggiore celerità ed economia processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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