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Competenza territoriale accertamento: la Cassazione

Una società è ritenuta solidalmente responsabile per l’IVA non versata da un cliente. L’azienda contesta la competenza territoriale dell’ufficio che ha emesso l’accertamento. La Corte di Cassazione, ritenendo la questione di particolare importanza, ha rinviato la causa a pubblica udienza per un approfondimento, senza decidere nel merito.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Competenza Territoriale Accertamento IVA: la Cassazione Prende Tempo

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione riaccende i riflettori su una questione tanto tecnica quanto cruciale per i contribuenti: la competenza territoriale dell’accertamento fiscale, specialmente nei casi complessi di responsabilità solidale. Con la decisione di rinviare la causa a una pubblica udienza, la Suprema Corte segnala l’importanza del principio, le cui implicazioni pratiche potrebbero influenzare numerose procedure di riscossione. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le ragioni di questa scelta prudente.

I Fatti di Causa: una Responsabilità Solidale Contesa

Al centro della vicenda vi è una società, operante come depositario registrato, che si è vista notificare un atto di recupero IVA per gli anni 2019 e 2020. L’Amministrazione Finanziaria contestava alla società la responsabilità solidale per il mancato versamento dell’imposta da parte di una società acquirente di carburanti. Secondo il Fisco, gli acquisti erano avvenuti senza il corretto assolvimento dell’IVA a causa di documentazione risultata contraffatta.

Il percorso giudiziario è stato articolato:

1. Primo Grado: La Corte di Giustizia Tributaria di primo grado respingeva il ricorso della società, confermando la pretesa del Fisco.
2. Secondo Grado: La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado accoglieva solo parzialmente l’appello della società, annullando le sanzioni ma confermando integralmente il recupero dell’imposta.

La società contribuente, non soddisfatta, ha proposto ricorso per cassazione, sollevando sette motivi di doglianza. L’Amministrazione Finanziaria ha risposto con un controricorso e un ricorso incidentale per contestare l’annullamento delle sanzioni.

La Questione sulla Competenza Territoriale dell’Accertamento

Tra i vari motivi di ricorso, la Corte di Cassazione ha focalizzato la sua attenzione su uno di natura preliminare: l’eccezione di incompetenza territoriale dell’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate che aveva emesso l’atto. La società contribuente, con domicilio fiscale in Veneto, sosteneva che l’atto di recupero, emesso da un ufficio di Milano, fosse illegittimo. Secondo la tesi difensiva, l’unico ufficio competente a procedere sarebbe stato quello del proprio domicilio fiscale.

La Corte di secondo grado aveva respinto questa tesi, affermando che, trattandosi di responsabilità solidale, la verifica era stata correttamente compiuta dall’ufficio competente per il domicilio fiscale dell’altro soggetto coobbligato (la società acquirente, con sede in Lombardia). Questa interpretazione, tuttavia, è stata messa in discussione dalla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, nell’ordinanza, non ha fornito una risposta definitiva, ma ha evidenziato la criticità e l’importanza della questione. Gli Ermellini hanno qualificato il tema della competenza territoriale dell’accertamento come una questione di “rilievo nomofilattico”, ovvero di fondamentale importanza per assicurare un’interpretazione uniforme della legge su tutto il territorio nazionale. La tesi della società ricorrente, infatti, sembra trovare conforto in alcuni precedenti della stessa Corte.

L’articolo 40 del D.P.R. 633/1972, che disciplina la competenza degli uffici IVA, radica la competenza nel luogo del domicilio fiscale del contribuente al momento della dichiarazione o del versamento. Il dubbio sollevato è se questo principio valga anche quando l’obbligazione tributaria è solidale, permettendo all’Amministrazione Finanziaria di scegliere quale domicilio fiscale utilizzare come riferimento per l’azione accertativa.

Di fronte a questo quesito complesso e alle sue potenziali ricadute, il Collegio ha ritenuto opportuno non decidere de plano, ma disporre un rinvio a nuovo ruolo per la trattazione della causa in una pubblica udienza. Questa scelta procedurale consentirà un approfondimento maggiore, con la possibilità di un dibattito più ampio prima di giungere a una pronuncia definitiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria lascia in sospeso il destino del contribuente, ma lancia un segnale chiaro: il principio della competenza territoriale non è una mera formalità, ma una garanzia fondamentale per il corretto esercizio dell’azione amministrativa. La decisione finale, che verrà presa dopo la pubblica udienza, avrà un impatto significativo, chiarendo se, in caso di responsabilità solidale, il Fisco abbia la facoltà di agire tramite l’ufficio competente per uno qualsiasi dei coobbligati o se debba necessariamente rispettare la competenza territoriale di ciascun contribuente. L’esito di questo giudizio è atteso con grande interesse, poiché potrebbe ridefinire le regole procedurali per un’ampia casistica di accertamenti fiscali.

Qual è la questione principale che la Corte ha deciso di approfondire?
La Corte ha deciso di approfondire in pubblica udienza la questione preliminare della competenza territoriale dell’ufficio fiscale che ha emesso l’atto di accertamento, in un caso di responsabilità solidale tra due contribuenti con domicili fiscali in regioni diverse.

Perché la Corte non ha emesso una decisione definitiva sul merito del caso?
La Corte non ha deciso perché ha ritenuto la questione della competenza territoriale di “rilievo nomofilattico”, ossia di tale importanza per l’interpretazione uniforme della legge da richiedere un approfondimento specifico in una pubblica udienza, prima di formulare un principio di diritto definitivo.

In un caso di responsabilità solidale, quale ufficio fiscale è competente per l’accertamento secondo la tesi del contribuente ricorrente?
Secondo la tesi del contribuente ricorrente, l’atto impositivo avrebbe dovuto essere emesso esclusivamente dall’ufficio territorialmente competente in base al proprio domicilio fiscale, ritenendo irrilevante la localizzazione del domicilio fiscale del soggetto coobbligato in solido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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