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Compenso Sostituzione: No extra per il giudice supplente

La Corte di Cassazione ha stabilito che un Presidente di sezione di una Commissione tributaria che sostituisce il Presidente di Commissione, a causa di una vacanza dell’incarico, non ha diritto a un compenso aggiuntivo, né fisso né variabile. La Suprema Corte ha riformato la decisione della Corte d’Appello, specificando che la normativa di settore esclude esplicitamente tale possibilità di compenso per sostituzione. La decisione si fonda sull’interpretazione restrittiva della legge, che mira a evitare doppi trattamenti economici e considera le funzioni svolte dal sostituto come un’estensione del proprio incarico, senza distinguere tra assenza temporanea e vacanza del posto.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compenso Sostituzione: La Cassazione nega l’extra al giudice supplente

La questione del compenso per sostituzione di un incarico superiore è un tema delicato nel pubblico impiego e negli incarichi onorari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo per l’ambito delle commissioni tributarie, stabilendo che al Presidente di sezione che sostituisce il Presidente di Commissione non spetta alcun compenso aggiuntivo. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

Il caso: la richiesta di compenso per sostituzione

Un Presidente di sezione di una Commissione Tributaria si trovava a svolgere le funzioni di Presidente della Commissione per un triennio, a causa della vacanza dell’incarico. Ritenendo di aver diritto a un trattamento economico adeguato alle mansioni superiori effettivamente svolte, il magistrato aveva richiesto il pagamento dell’emolumento variabile previsto per la carica di Presidente.

La Corte d’Appello, in un primo momento, gli aveva dato ragione. I giudici di secondo grado avevano distinto tra una mera “assenza o impedimento temporaneo” e una “vacanza d’organico”, ritenendo che solo in quest’ultimo caso spettasse il compenso aggiuntivo. Di fronte a questa decisione, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha presentato ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando la sentenza d’appello e respingendo definitivamente la richiesta del magistrato. Il principio affermato è netto: la normativa vigente esclude in modo esplicito il diritto a un compenso per sostituzione, sia fisso che variabile, per il Presidente di sezione che supplisce il Presidente di Commissione.

Le motivazioni: l’interpretazione restrittiva della legge

La decisione della Cassazione si basa su un’analisi rigorosa delle norme che regolano il trattamento economico dei giudici tributari. Vediamo i punti chiave del ragionamento dei giudici.

L’esclusione normativa esplicita

Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 39, comma 6, del D.L. n. 98/2011. Questa norma, nell’elencare i giudici tributari che hanno diritto al compenso fisso e variabile, esclude espressamente quelli che si trovano nella situazione di sostituzione del Presidente di Commissione, come previsto dall’articolo 2, comma 2, del D.Lgs. n. 545/1992. Secondo la Corte, questa esclusione è inequivocabile e non lascia spazio a interpretazioni estensive.

Irrilevanza della distinzione tra assenza e vacanza

La Cassazione ha ritenuto infondata la distinzione, operata dalla Corte d’Appello, tra assenza temporanea e vacanza dell’incarico. La legge parla genericamente di “assenza o impedimento”, senza specificarne la natura o la durata. Pertanto, l’esclusione dal compenso si applica a qualsiasi ipotesi di sostituzione, a prescindere dal motivo che l’ha resa necessaria.

Omogeneità delle funzioni e ratio della norma

Un altro argomento cruciale è che le funzioni giurisdizionali svolte dal Presidente di sezione e dal Presidente di Commissione sono considerate sostanzialmente omogenee. Il sostituto, quindi, non farebbe altro che “esercitare funzioni proprie, già implicite nella attribuzione della qualifica”. La ratio della norma è quella di garantire la continuità del servizio senza aggravi di spesa per lo Stato e di evitare un ingiustificato doppio trattamento economico per funzioni ritenute intrinsecamente connesse all’incarico già ricoperto.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro e restrittivo. Il principio che emerge è che l’assunzione di funzioni superiori in via di supplenza nell’ambito della giustizia tributaria non genera automaticamente un diritto a una maggiore retribuzione. La legge ha previsto un meccanismo di sostituzione automatica proprio per assicurare l’efficienza degli uffici, ma ha deliberatamente escluso che a tale meccanismo corrisponda un onere economico aggiuntivo. Questa decisione fornisce un punto fermo per future controversie simili, riaffermando la prevalenza dell’interpretazione letterale della norma sull’equità del caso singolo.

Un Presidente di Sezione che sostituisce il Presidente di Commissione Tributaria ha diritto a un compenso aggiuntivo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la normativa vigente (in particolare l’art. 39, c. 6, D.L. n. 98/2011) esclude espressamente che al sostituto spetti un compenso ulteriore, sia fisso che variabile.

C’è differenza se la sostituzione avviene per una temporanea assenza o per una vera e propria vacanza dell’incarico?
No. Secondo la Suprema Corte, la norma si riferisce a qualsiasi ipotesi di “assenza o impedimento”, senza fare distinzioni sulla causa o sulla durata. Pertanto, l’esclusione dal compenso vale in entrambi i casi.

Perché la legge esclude questo compenso per sostituzione?
La Corte ha spiegato che la finalità della legge è duplice: da un lato, garantire la continuità delle funzioni dell’ufficio senza interruzioni; dall’altro, evitare un doppio trattamento economico per il sostituto, poiché le funzioni superiori svolte sono considerate un’estensione di quelle già proprie del suo incarico di Presidente di sezione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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