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Compenso riscossione: estinzione e spese compensate

Una società contribuente ha impugnato una cartella di pagamento, contestando la natura del compenso della riscossione. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione, ha rinunciato all’azione a seguito di un consolidato orientamento giurisprudenziale contrario. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio e, in via eccezionale, ha disposto la compensazione delle spese legali, motivando la decisione con il fatto che il consolidamento della giurisprudenza era avvenuto in un momento successivo alla proposizione del ricorso stesso.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compenso Riscossione: La Cassazione chiarisce su Rinuncia e Compensazione Spese

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un’interessante questione procedurale legata al compenso della riscossione. Il caso analizzato chiarisce le conseguenze di una rinuncia al ricorso e le condizioni in cui è possibile ottenere la compensazione delle spese legali, anche senza l’accettazione della controparte. La vicenda trae origine dalla contestazione di un contribuente sulla natura, a suo dire sanzionatoria e non retributiva, del compenso richiesto dall’agente della riscossione.

I Fatti di Causa: Dalla Cartella Esattoriale al Ricorso in Cassazione

La controversia inizia quando un istituto di credito riceve una cartella di pagamento relativa all’IRES per l’anno d’imposta 2004. La società decide di impugnare la cartella non nel merito del tributo, ma limitatamente alla richiesta di pagamento del compenso per l’agente della riscossione.

In primo grado, il tribunale tributario provinciale accoglie le ragioni del contribuente, annullando la parte della cartella relativa a tali somme. L’agente della riscossione, tuttavia, propone appello e il tribunale tributario regionale ribalta la decisione, condannando la società al pagamento. Di fronte a questa sentenza, la società contribuente decide di presentare ricorso in Corte di Cassazione.

Le Ragioni del Contendere e il Compenso della Riscossione

I motivi del ricorso erano principalmente due.
1. Violazione di legge: la società sosteneva che la corte d’appello avesse commesso un errore nel qualificare il compenso della riscossione come retributivo anziché sanzionatorio, applicando inoltre retroattivamente una normativa introdotta nel 2006 a un’imposta del 2004.
2. Incostituzionalità: in subordine, si sollevava una questione di legittimità costituzionale, sostenendo che il meccanismo di calcolo del compenso violasse i principi di uguaglianza, capacità contributiva e buon andamento della pubblica amministrazione.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Prima della decisione della Cassazione, si verifica un evento decisivo: la società ricorrente deposita una dichiarazione di rinuncia al ricorso. La motivazione di questa scelta risiede nel fatto che, nel frattempo, la Suprema Corte aveva consolidato un orientamento giurisprudenziale opposto a quello sostenuto dalla società. La giurisprudenza ormai pacifica riconosceva al compenso una natura di copertura dei costi complessivi del servizio di riscossione, escludendone il carattere sanzionatorio.

Pur rinunciando, la società chiedeva che le spese legali venissero compensate, evidenziando che questo orientamento si era formato dopo la proposizione del suo ricorso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha innanzitutto dichiarato l’estinzione del giudizio. Ha chiarito che la rinuncia al ricorso, secondo l’art. 391 c.p.c., porta all’estinzione del processo senza che sia necessaria l’accettazione della controparte.

L’aspetto più significativo della decisione riguarda però le spese legali. Di norma, chi rinuncia viene condannato a pagare le spese. Tuttavia, il Codice di procedura civile, a seguito delle modifiche introdotte nel 2006, consente al giudice di discostarsi da questa regola. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto di disporre la compensazione delle spese. La motivazione è cruciale: la questione giuridica al centro del dibattito è stata risolta da un orientamento giurisprudenziale ormai pacifico, ma che si è consolidato in un’epoca successiva alla proposizione del ricorso. Al momento dell’impugnazione, quindi, la questione era ancora aperta. Questa circostanza è stata ritenuta sufficiente per giustificare la decisione di lasciare che ogni parte sostenesse le proprie spese.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per chiudere un contenzioso quando la giurisprudenza si consolida in senso sfavorevole, evitando ulteriori costi e l’incertezza di una pronuncia negativa. In secondo luogo, e più importante, stabilisce un principio di equità in materia di spese legali: un ricorrente non deve essere penalizzato se, al momento dell’avvio della causa, l’esito era incerto a causa di un dibattito giurisprudenziale ancora in corso. La decisione di compensare le spese in un contesto di sopravvenuto consolidamento giurisprudenziale rappresenta un’applicazione del principio di ragionevolezza, che tiene conto dell’evoluzione del diritto nel tempo e tutela la parte che agisce in giudizio sulla base di un’incertezza interpretativa.

Cosa succede se un contribuente rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il giudizio si estingue. La rinuncia determina la fine del processo senza che la Corte si pronunci sul merito della questione, e la sentenza impugnata diventa definitiva.

Se si rinuncia al ricorso, si devono sempre pagare le spese legali alla controparte?
Non necessariamente. Sebbene la regola generale preveda la condanna alle spese per chi rinuncia, il giudice può disporre la compensazione (ogni parte paga le proprie spese). Nel caso esaminato, la compensazione è stata decisa perché l’orientamento giurisprudenziale sfavorevole al ricorrente si era consolidato solo dopo la proposizione del ricorso.

Il compenso della riscossione (noto come aggio) è considerato una sanzione?
No. Secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, il compenso della riscossione non ha natura sanzionatoria, ma serve a coprire i costi complessivi dell’attività svolta dall’Agente della Riscossione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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