LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso di riscossione: natura e rinuncia al ricorso

Una società contribuente ha impugnato una cartella di pagamento, contestando la natura del compenso di riscossione. Dopo un lungo iter giudiziario, la società ha rinunciato al ricorso per Cassazione a seguito di un consolidamento della giurisprudenza sfavorevole alla sua tesi, che ha qualificato il compenso come retributivo e non sanzionatorio. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio e, in considerazione del fatto che l’orientamento giurisprudenziale si è formato dopo la proposizione del ricorso, ha disposto la compensazione delle spese legali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compenso di Riscossione: Natura Retributiva e Conseguenze della Rinuncia al Ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha posto fine a un lungo contenzioso tributario, offrendo spunti cruciali sulla natura del compenso di riscossione e sulle conseguenze processuali della rinuncia al ricorso. La vicenda, che ha visto contrapposti un istituto di credito e l’Agente della riscossione, si è conclusa con l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia del contribuente, motivata da un mutamento giurisprudenziale. Analizziamo i dettagli del caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Contenzioso

Tutto ha origine dalla notifica di una cartella esattoriale a un istituto di credito per il pagamento dell’IRAP relativa all’anno d’imposta 2004. La società contribuente ha impugnato la cartella non nel merito del tributo, ma limitatamente alla richiesta di pagamento del compenso di riscossione, ritenuto illegittimo.

Il percorso giudiziario è stato articolato:
1. Primo Grado: La Commissione Tributaria Provinciale ha accolto il ricorso della società, annullando la parte della cartella relativa al compenso.
2. Secondo Grado: L’Agente della riscossione ha proposto appello e la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, dando ragione all’ente e condannando la società al pagamento.
3. Ricorso in Cassazione: La società contribuente ha quindi presentato ricorso alla Suprema Corte, sollevando questioni sulla legittimità della normativa e sulla natura del compenso.

La Questione Giuridica sul Compenso di Riscossione

Il cuore della disputa verteva sulla qualificazione giuridica del compenso di riscossione. Il ricorrente sosteneva che tale compenso avesse una natura sanzionatoria piuttosto che retributiva, e che la normativa applicata fosse stata introdotta retroattivamente. Inoltre, venivano sollevati dubbi di legittimità costituzionale, lamentando una violazione dei principi di capacità contributiva e di buon andamento della pubblica amministrazione.

In sostanza, secondo la tesi del contribuente, il compenso non era parametrato alla capacità economica del debitore ma solo all’importo da riscuotere, e non remunerava un effettivo servizio aggiuntivo, traducendosi in un ingiustificato aggravio.

L’Evoluzione Giurisprudenziale e la Rinuncia al Ricorso

Durante il giudizio in Cassazione, è intervenuto un fattore decisivo: il consolidamento di un orientamento giurisprudenziale contrario alla tesi del ricorrente. La Suprema Corte, anche sulla scia di una pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 120/2021), ha stabilito in più occasioni che il compenso di riscossione non ha natura sanzionatoria, ma serve a coprire i costi complessivi dell’attività svolta dall’Agente della Riscossione.

Preso atto di questo orientamento ormai pacifico, la società ricorrente ha depositato una dichiarazione di rinuncia al ricorso. Tuttavia, ha contestualmente chiesto la compensazione delle spese di lite, evidenziando come l’orientamento giurisprudenziale si fosse formato in un’epoca successiva alla proposizione del suo ricorso, avvenuta nel 2016. L’Agente della riscossione, dal canto suo, non ha aderito alla rinuncia e si è opposto alla compensazione delle spese.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha preso atto della rinuncia e ha dichiarato l’estinzione del giudizio, come previsto dall’art. 391 del codice di procedura civile.

La parte più significativa della decisione riguarda la gestione delle spese legali. Nonostante l’opposizione dell’Agente della riscossione, la Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese del giudizio di legittimità. La motivazione di questa scelta risiede proprio nella circostanza evidenziata dal ricorrente: la questione giuridica oggetto del contendere è stata decisa dalla Corte con un orientamento divenuto pacifico solo in un’epoca successiva alla proposizione del ricorso. In altre parole, al momento dell’impugnazione, le ragioni del contribuente potevano avere una loro fondatezza, ma sono state superate da una successiva evoluzione interpretativa del diritto.

Conclusioni

L’ordinanza offre due importanti insegnamenti. In primo luogo, ribadisce indirettamente il principio ormai consolidato secondo cui il compenso di riscossione ha natura retributiva, finalizzata a sostenere i costi del servizio pubblico di riscossione. In secondo luogo, stabilisce un importante principio di equità processuale: quando un ricorso viene abbandonato a causa di un mutamento giurisprudenziale successivo e sfavorevole, è giusto che le spese legali vengano compensate tra le parti. Questa decisione tutela la parte che, al momento di intraprendere un’azione legale, agiva sulla base di un quadro normativo e interpretativo incerto, che solo successivamente si è consolidato in senso contrario.

Qual è la natura del compenso di riscossione secondo la giurisprudenza consolidata?
Secondo la giurisprudenza ormai pacifica della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, il compenso di riscossione non ha natura sanzionatoria, ma retributiva. Esso serve a coprire i costi complessivi dell’attività di riscossione svolta dall’Agente, e non a punire il contribuente.

Cosa succede se un ricorrente rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia al ricorso, ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile, comporta la dichiarazione di estinzione del giudizio. Il processo si chiude senza una decisione nel merito della questione.

Perché la Corte ha deciso di compensare le spese legali nonostante la rinuncia del ricorrente?
La Corte ha disposto la compensazione delle spese perché ha riconosciuto che l’orientamento giurisprudenziale che ha indotto il ricorrente a rinunciare si è consolidato in un’epoca successiva alla proposizione del ricorso stesso. Al momento dell’impugnazione, la questione era ancora controversa, giustificando la decisione di non addossare le spese alla parte che ha rinunciato a seguito di un’evoluzione interpretativa del diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati