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Compenso della riscossione: natura e legittimità

Una società ha impugnato una cartella di pagamento, contestando la legittimità del compenso della riscossione. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione sostenendo la natura sanzionatoria del compenso, la società ha rinunciato all’impugnazione a seguito del consolidarsi di un orientamento giurisprudenziale contrario. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese legali poiché la giurisprudenza si è consolidata solo dopo la proposizione del ricorso.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compenso della Riscossione: La Cassazione Conferma la Natura Retributiva

L’ordinanza in esame affronta una questione a lungo dibattuta: la natura giuridica del compenso della riscossione (noto anche come aggio). La Suprema Corte, pur dichiarando l’estinzione del giudizio per rinuncia, offre spunti cruciali sull’orientamento ormai consolidato in materia, che lo qualifica non come una sanzione, ma come una remunerazione per il servizio svolto dall’Agente della riscossione.

I Fatti di Causa

Una società holding riceveva una cartella di pagamento per IRES relativa all’anno d’imposta 2004. La società decideva di impugnare la cartella, non per l’imposta dovuta, ma esclusivamente per la parte relativa al compenso della riscossione richiesto dall’Agente. In primo grado, il giudice tributario accoglieva il ricorso della società, annullando le somme richieste a titolo di compenso.

L’Agente della riscossione proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, condannando la società al pagamento. Contro questa sentenza, la società proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Questione del Compenso della Riscossione

La società contribuente basava il proprio ricorso su due argomenti principali:

1. Violazione di legge: Si lamentava un error in iudicando da parte del giudice d’appello. Secondo la ricorrente, il compenso aveva una natura sanzionatoria e non retributiva. Di conseguenza, le modifiche normative successive all’anno d’imposta in questione non avrebbero potuto essere applicate retroattivamente.
2. Illegittimità costituzionale: In subordine, la società sollevava dubbi sulla costituzionalità della norma che disciplina il compenso, per violazione del principio di capacità contributiva (art. 53 Cost.) e di buon andamento della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.).

La Svolta Processuale: la Rinuncia al Ricorso

Prima della decisione della Corte, la società ricorrente depositava un atto di rinuncia al ricorso. La ragione di questa mossa strategica risiedeva nel fatto che, dopo la presentazione del ricorso, la stessa Corte di Cassazione aveva sviluppato un orientamento ormai consolidato, contrario alle tesi difensive della società. In particolare, la giurisprudenza (citando la sentenza n. 10809/2023) aveva chiarito che il compenso della riscossione ha natura di copertura dei costi dell’attività svolta dall’Agente e non ha finalità sanzionatorie né di remunerazione di specifiche attività.

Le Motivazioni della Decisione

Preso atto della rinuncia, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio ai sensi dell’art. 391 c.p.c. La parte più interessante della decisione riguarda le spese legali. L’Agente della riscossione, infatti, si era opposto alla richiesta della società di compensare le spese.

La Corte, tuttavia, decide per la compensazione. La motivazione è fondamentale: l’orientamento giurisprudenziale che ha reso infondato il ricorso si è consolidato in un’epoca successiva alla sua proposizione. Al momento dell’impugnazione, quindi, la questione era ancora dibattuta e la posizione della società non era pretestuosa. Questo cambiamento giurisprudenziale costituisce una valida ragione per derogare al principio della soccombenza e disporre la compensazione integrale delle spese del giudizio di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza, sebbene si concluda con una declaratoria di estinzione, ha un importante valore pratico. Ribadisce indirettamente un principio ormai pacifico nella giurisprudenza tributaria: il compenso della riscossione è legittimo in quanto rappresenta il corrispettivo per il servizio pubblico di riscossione coattiva, finalizzato a coprire i costi operativi dell’Agente. Non è una sanzione aggiuntiva per il contribuente moroso. Inoltre, la decisione sulla compensazione delle spese offre un’importante tutela per i litiganti che intraprendono azioni giudiziarie su questioni giuridiche incerte, che vengono poi risolte da un successivo consolidamento giurisprudenziale.

Qual è la natura giuridica del compenso della riscossione secondo la giurisprudenza consolidata citata nel provvedimento?
Secondo l’orientamento consolidato della Suprema Corte, il compenso della riscossione non ha natura sanzionatoria né di remunerazione per specifiche attività, ma serve a coprire i costi dell’attività di riscossione complessivamente svolta dall’Agente.

Perché la società contribuente ha rinunciato al ricorso in Cassazione?
La società ha rinunciato perché, dopo aver presentato il ricorso, si è formato un orientamento giurisprudenziale consolidato, contrario alla sua tesi, che riconosceva la natura di copertura dei costi del compenso della riscossione, rendendo di fatto il ricorso infondato.

Perché la Corte di Cassazione ha deciso di compensare le spese legali tra le parti?
La Corte ha compensato le spese perché l’orientamento giurisprudenziale che ha risolto la questione si è consolidato in un momento successivo alla proposizione del ricorso. Pertanto, al momento dell’impugnazione, la posizione della società era sostenuta da argomenti non pretestuosi, giustificando la deroga al principio della soccombenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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