LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso amministratore: quando è deducibile?

L’Agenzia delle Entrate ha contestato la deducibilità del compenso erogato agli amministratori di una S.r.l. La Corte di Cassazione ha stabilito l’assoluta incompatibilità tra la carica di presidente del CdA (o amministratore unico) e la qualifica di lavoratore dipendente. Di conseguenza, il relativo costo non è deducibile come spesa per lavoro dipendente. Per gli altri amministratori, la compatibilità è possibile solo se si dimostra un reale vincolo di subordinazione e lo svolgimento di mansioni diverse da quelle della carica sociale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compenso Amministratore e Deducibilità: la Cassazione Fissa i Paletti

La questione della deducibilità fiscale del compenso amministratore rappresenta un tema cruciale per le società di capitali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo i confini tra il ruolo di amministratore e quello di lavoratore dipendente, con importanti conseguenze sulla determinazione del reddito d’impresa. L’intervento della Suprema Corte serve a dirimere i dubbi interpretativi e a fornire alle imprese un quadro normativo più chiaro per evitare contenziosi con il Fisco.

Il Caso: la Contestazione sul Compenso Amministratore

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società a responsabilità limitata. L’Ufficio contestava, tra le altre cose, la deducibilità del costo relativo ai compensi erogati ai propri amministratori. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva confermato l’indeducibilità di tale costo, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, ammettendone la deduzione.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il costo non fosse deducibile in quanto gli amministratori svolgevano la loro attività in piena autonomia imprenditoriale, senza essere soggetti alla direzione di un altro organo sociale, condizione ritenuta necessaria per la deducibilità dei costi da lavoro.

Requisiti per la Deducibilità del Compenso Amministratore

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza impugnata e enunciando un principio di diritto fondamentale. La decisione si fonda sulla netta distinzione tra il rapporto di immedesimazione organica, che lega l’amministratore alla società, e il rapporto di lavoro subordinato.

I giudici hanno chiarito che, sebbene in astratto sia possibile per una persona essere contemporaneamente socio/amministratore e lavoratore dipendente della stessa società, questa compatibilità deve essere verificata in concreto e non può mai sussistere in determinate ipotesi.

L’Incompatibilità Assoluta per Presidente e Amministratore Unico

Il punto centrale della pronuncia è l’affermazione di una “assoluta incompatibilità” tra la carica di presidente del consiglio di amministrazione o di amministratore unico e la qualità di lavoratore dipendente. La ragione è logica e giuridica: chi detiene i massimi poteri di rappresentanza, direzione, controllo e disciplina dell’ente non può essere, allo stesso tempo, subordinato a sé stesso o a un organo che presiede. Manca in questo caso l’elemento essenziale della subordinazione, ovvero l’assoggettamento al potere direttivo altrui.

Di conseguenza, il compenso erogato a queste figure non può mai essere dedotto dal reddito d’impresa come costo da lavoro dipendente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che, per tutti gli altri membri del consiglio di amministrazione (diversi dal presidente), la compatibilità con un rapporto di lavoro subordinato non è esclusa a priori, ma deve essere rigorosamente provata. Non basta una delibera societaria o un contratto formale. È necessario un accertamento concreto che verifichi la sussistenza di due condizioni cumulative:

1. Il vincolo di subordinazione: L’amministratore-dipendente deve essere effettivamente soggetto al potere gerarchico, direttivo e disciplinare di un altro organo sociale (ad esempio, il consiglio di amministrazione nel suo complesso).
2. La diversità delle mansioni: Le attività svolte come lavoratore dipendente devono essere distinte e ulteriori rispetto a quelle proprie della carica sociale. Se le mansioni coincidono, si rientra nell’ambito del rapporto organico e non può configurarsi un parallelo rapporto di lavoro subordinato.

La Commissione Tributaria Regionale aveva errato proprio in questo, limitandosi a riconoscere la deducibilità sulla base della normativa generale (art. 95 TUIR) senza compiere questa fondamentale verifica fattuale.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio chiaro e rigoroso sulla deducibilità del compenso amministratore. Le imprese devono prestare massima attenzione alla struttura del proprio organo amministrativo e alla formalizzazione dei rapporti di lavoro. Per le figure apicali come l’amministratore unico o il presidente del CdA, è preclusa la possibilità di dedurre il costo come lavoro dipendente. Per gli altri amministratori, la deducibilità è subordinata a una prova concreta e non meramente formale della subordinazione e della diversità delle mansioni. La sentenza impone quindi ai giudici di merito un’analisi approfondita dei fatti, andando oltre le delibere societarie per verificare la reale natura del rapporto. Questa pronuncia rappresenta un monito importante per le società, che dovranno valutare attentamente le proprie strutture organizzative per evitare futuri contenziosi fiscali.

Il compenso del presidente del consiglio di amministrazione è deducibile come costo da lavoro dipendente?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito un’assoluta incompatibilità tra la carica di presidente del CdA (o di amministratore unico) e la qualifica di lavoratore dipendente, poiché manca l’elemento della subordinazione. Di conseguenza, il relativo costo non è deducibile come costo da lavoro dipendente.

Un amministratore, che non sia presidente, può essere anche un lavoratore dipendente della stessa società?
Sì, ma solo a determinate condizioni. È necessario dimostrare in concreto l’esistenza di un vincolo di subordinazione gerarchica, direttiva e disciplinare nei confronti di un altro organo sociale e che le mansioni svolte come dipendente siano diverse da quelle proprie della carica di amministratore.

Cosa deve verificare il giudice per ammettere la deducibilità del costo di un amministratore-dipendente?
Il giudice non può limitarsi a un esame formale (statuto, delibere), ma deve accertare in concreto la sussistenza del vincolo di subordinazione e la diversità delle mansioni svolte rispetto a quelle della carica sociale. Se le mansioni coincidono, non è possibile dedurre il costo come derivante da lavoro subordinato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati