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Compensazione spese: no alla soccombenza parziale

Una società contesta un avviso di accertamento per costi non deducibili. La corte d’appello accoglie parzialmente il ricorso ma dispone la compensazione delle spese legali. La Corte di Cassazione, pur respingendo gli altri motivi, cassa la sentenza sul punto delle spese, affermando che la vittoria parziale su un’unica domanda non giustifica automaticamente la compensazione spese, che richiede motivazioni specifiche e diverse dalla semplice soccombenza parziale.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compensazione Spese Processuali: La Cassazione Fissa i Paletti sull’Accoglimento Parziale

La gestione delle spese legali al termine di un processo è un aspetto cruciale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione interviene su un tema molto dibattuto: la compensazione spese in caso di accoglimento solo parziale delle richieste del contribuente. La Corte ha chiarito che una vittoria parziale non equivale a una sconfitta reciproca e non giustifica, da sola, la decisione di far gravare su ciascuna parte i propri costi legali. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa: Una Controversia su Costi Deducibili

Una società in nome collettivo e i suoi soci ricevevano avvisi di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2007, relativi a IVA, IRAP e IRPEF. La contestazione principale riguardava la deducibilità di alcuni costi. Dopo un primo rigetto, la Commissione Tributaria Regionale riformava parzialmente la decisione, ammettendo la deducibilità di una parte dei costi contestati (per circa 74.000 euro). Tuttavia, nonostante questo esito favorevole al contribuente, i giudici d’appello decidevano per la compensazione spese processuali.

Insoddisfatti della decisione sulle spese e di altri aspetti della sentenza, la società e i soci proponevano ricorso in Cassazione.

L’Esame della Cassazione e la Questione della Compensazione Spese

La Corte di Cassazione ha esaminato i vari motivi di ricorso presentati dai contribuenti, dichiarandone la maggior parte inammissibile. In particolare, ha respinto le censure relative alla presunta nullità degli avvisi per difetto di sottoscrizione e quelle sul mancato riconoscimento totale dei costi.

Il punto focale della sentenza, tuttavia, è stato il settimo motivo di ricorso, che contestava proprio la decisione della Commissione Tributaria Regionale di compensare le spese legali. I ricorrenti sostenevano che, essendo l’Agenzia delle Entrate risultata soccombente (seppur parzialmente), avrebbe dovuto essere condannata a rifondere le spese.

La Suprema Corte ha accolto questo specifico motivo, ritenendolo fondato.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un principio fondamentale, già sancito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 32061/2022). Il giudice territoriale aveva giustificato la compensazione delle spese unicamente sulla base dell’accoglimento solo parziale della pretesa del contribuente. Questo ragionamento è stato giudicato errato.

La Cassazione ha spiegato che l’accoglimento in misura ridotta di una domanda articolata in un unico capo (come l’annullamento di un avviso di accertamento) non dà luogo a una “soccombenza reciproca”. La soccombenza reciproca si configura solo quando vi sono più domande contrapposte e ciascuna parte risulta vincitrice su alcune e perdente su altre. Nel caso di specie, il contribuente aveva chiesto l’annullamento dell’atto e ha ottenuto un annullamento parziale: è quindi da considerarsi la parte vittoriosa, mentre l’Amministrazione finanziaria è la parte soccombente.

Di conseguenza, la regola generale è che la parte soccombente deve rimborsare le spese alla parte vittoriosa. La compensazione spese rappresenta un’eccezione, che può essere disposta solo in presenza di specifici presupposti previsti dalla legge (art. 92 c.p.c.), come la novità della questione trattata o un mutamento della giurisprudenza. Tali presupposti, però, non solo non ricorrevano nel caso in esame, ma non erano neppure stati menzionati nella motivazione della sentenza d’appello.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata limitatamente alla statuizione sulle spese processuali, rinviando la causa alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado per una nuova decisione sul punto. Questa pronuncia rafforza un principio di equità processuale: vincere, anche se non su tutta la linea, dà diritto al rimborso delle spese legali. I giudici non possono ricorrere alla compensazione spese come una soluzione automatica in caso di accoglimento parziale, ma devono fornire una motivazione specifica e rigorosa che giustifichi la deroga alla regola generale del “chi perde paga”.

Se vinco una causa contro il Fisco solo in parte, il giudice può decidere che ognuno paghi il proprio avvocato?
No, non automaticamente. Secondo la Corte di Cassazione, l’accoglimento parziale della domanda rende il contribuente comunque vincitore. Il giudice deve condannare l’amministrazione a pagare le spese legali, a meno che non sussistano gravi ed eccezionali ragioni (diverse dal semplice accoglimento parziale) per compensarle, e tali ragioni devono essere esplicitate in sentenza.

Cos’è la ‘soccombenza reciproca’ che giustifica la compensazione delle spese?
La soccombenza reciproca si verifica quando in un processo ci sono più domande e controdomande distinte, e il giudice accoglie in parte le richieste di una parte e in parte quelle dell’altra. Non si ha soccombenza reciproca quando c’è un’unica domanda che viene accolta solo parzialmente (ad esempio, si chiede l’annullamento di un accertamento da 100 e si ottiene un annullamento per 50).

Qual è il principio chiave affermato dalla Cassazione in questa sentenza?
Il principio chiave è che l’accoglimento parziale di un’unica domanda non costituisce un valido motivo per la compensazione delle spese processuali. La parte che ottiene un risultato favorevole, anche se inferiore a quanto richiesto, è considerata vittoriosa e ha diritto, di regola, alla rifusione delle spese sostenute dalla parte soccombente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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