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Compensazione spese legali: no se per contumacia

La Corte di Cassazione ha stabilito che la compensazione delle spese legali non può essere disposta unicamente sulla base della contumacia della parte soccombente. Un contribuente aveva vinto la sua causa contro l’agente della riscossione, ma i giudici di merito avevano compensato le spese. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, affermando che la contumacia non costituisce una di quelle ‘gravi ed eccezionali ragioni’ richieste dalla legge per derogare al principio secondo cui il perdente paga le spese.

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Pubblicato il 18 luglio 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compensazione Spese Legali: La Sola Contumacia Non Basta

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata su un tema cruciale del processo: la compensazione spese legali. Il principio affermato è netto: la semplice assenza in giudizio (contumacia) della parte che poi risulterà perdente non è un motivo sufficiente per decidere che ogni parte debba pagare il proprio avvocato. Questa decisione rafforza la tutela della parte vittoriosa, che ha diritto al rimborso dei costi sostenuti per far valere le proprie ragioni.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un ricorso presentato da un contribuente contro un agente della riscossione. Il contribuente aveva ottenuto una vittoria in primo grado, ma il giudice, pur riconoscendo le sue ragioni nel merito, aveva deciso per la compensazione integrale delle spese di giudizio. La motivazione di tale scelta risiedeva nel fatto che l’agente della riscossione non si era costituito in giudizio, rimanendo contumace.

Insoddisfatto di dover sostenere i propri costi legali pur avendo vinto la causa, il contribuente ha impugnato questa specifica parte della sentenza davanti alla Commissione Tributaria Regionale, la quale, tuttavia, ha confermato la decisione di primo grado. Ritenendo errata l’interpretazione della norma, il contribuente ha portato la questione fino alla Corte di Cassazione.

Il Principio sulla Compensazione Spese Legali e il Ruolo della Contumacia

Il cuore del problema ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 92 del codice di procedura civile. Questa norma, nella versione applicabile al caso in esame (post riforma del 2009), stabilisce che il giudice può disporre la compensazione spese legali solo in due ipotesi: se vi è una soccombenza reciproca (entrambe le parti vincono e perdono su punti diversi) oppure se ricorrono ‘gravi ed eccezionali ragioni’.

Il ricorrente ha sostenuto che la contumacia della controparte non rientra in queste ‘gravi ed eccezionali ragioni’. La Corte di Cassazione ha pienamente condiviso questa tesi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito un orientamento già consolidato: le ‘gravi ed eccezionali ragioni’ che giustificano la compensazione delle spese devono essere esplicitate nella motivazione della sentenza e devono riguardare specifiche circostanze o aspetti della controversia. Non possono essere ragioni generiche o astratte.

In particolare, la Corte ha chiarito che la contumacia della parte soccombente è del tutto irrilevante ai fini della decisione sulle spese. La soccombenza, cioè la sconfitta processuale, rimane ‘totale’ anche se la parte perdente non ha partecipato al giudizio. Penalizzare la parte vittoriosa, negandole il rimborso delle spese, solo perché il suo avversario ha scelto di non difendersi, sarebbe contrario alla logica del sistema, che pone i costi del processo a carico di chi ha dato ingiustamente causa alla lite.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente. Ha cassato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e ha rinviato la causa allo stesso giudice, in diversa composizione, affinché provveda a una nuova regolamentazione delle spese di tutti i gradi di giudizio, attenendosi al principio di diritto enunciato.

L’implicazione pratica di questa ordinanza è fondamentale: la vittoria in un processo deve essere piena e non può essere diminuita dall’obbligo di sostenere le proprie spese legali solo perché la controparte è rimasta assente. Un soggetto che è costretto ad agire in giudizio per tutelare un proprio diritto e ottiene ragione non deve essere ulteriormente gravato dei costi, a prescindere dal comportamento processuale della parte soccombente.

Un giudice può compensare le spese legali solo perché la parte che ha perso non si è presentata in giudizio (contumacia)?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la contumacia della parte soccombente non costituisce, da sola, una ‘grave ed eccezionale ragione’ per giustificare la compensazione delle spese processuali.

Cosa richiede la legge per poter compensare le spese legali quando una parte vince su tutta la linea?
Secondo la normativa applicabile (art. 92 c.p.c. post-riforma 2009), per compensare le spese in caso di vittoria totale di una parte, devono sussistere ‘gravi ed eccezionali ragioni’, che devono essere specificamente indicate e motivate nella sentenza dal giudice.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha accolto il ricorso, ha annullato (cassato) la sentenza impugnata e ha rinviato il caso alla Commissione Tributaria Regionale affinché decida nuovamente sulle spese di tutti i gradi di giudizio, applicando il principio secondo cui la contumacia non giustifica la compensazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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