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Compensazione spese contumacia: la Cassazione chiarisce

Un contribuente vince una causa contro un Comune per l’esecuzione di una sentenza sulla TARI, ma il giudice compensa le spese legali a causa della contumacia dell’ente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, cassa la decisione, stabilendo che la compensazione spese contumacia è illegittima. La semplice assenza della controparte non costituisce una “grave ed eccezionale ragione” per derogare al principio della soccombenza, secondo cui chi perde paga le spese.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compensazione Spese in caso di Contumacia: la Cassazione fa il punto

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale della pratica processuale: la ripartizione delle spese legali. Con una recente ordinanza, i giudici hanno chiarito che la compensazione spese contumacia non è automatica. La semplice assenza in giudizio della parte che poi risulterà perdente non è un motivo sufficiente per derogare alla regola generale secondo cui “chi perde, paga”. Questa decisione rafforza la tutela della parte vittoriosa, che ha diritto al rimborso dei costi sostenuti per far valere le proprie ragioni.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia tributaria. Un imprenditore, titolare di un’attività agrituristica, aveva ottenuto una sentenza favorevole che stabiliva i criteri corretti per il calcolo della Tassa sui Rifiuti (Tari), equiparando la sua attività a quella di un albergo con ristorante. Nonostante la sentenza fosse passata in giudicato, il Comune non vi dava esecuzione. L’imprenditore è stato quindi costretto ad avviare un nuovo giudizio, detto di ottemperanza, per costringere l’ente locale ad applicare quanto deciso.

Il giudice di primo grado ha accolto il ricorso, nominando un commissario ad acta per l’esecuzione della sentenza. Tuttavia, riguardo alle spese legali, ha deciso per la loro totale compensazione, motivando tale scelta con la “contumacia di parte resistente”, ovvero il fatto che il Comune non si fosse costituito in giudizio per difendersi.

La Questione della Compensazione Spese Contumacia

Ritenendo ingiusta la decisione sulla compensazione delle spese, l’imprenditore ha impugnato la sentenza direttamente dinanzi alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso era uno solo e molto specifico: la violazione dell’art. 92 del codice di procedura civile e dell’art. 15 del d.lgs. 546/1992. Secondo il ricorrente, la contumacia del Comune non poteva essere una ragione valida per negargli il rimborso delle spese legali sostenute in un giudizio che aveva vinto pienamente. La contumacia, infatti, è una scelta processuale della parte, ma non elimina la sua sostanziale soccombenza nel merito della causa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: in base all’art. 92, secondo comma, del codice di procedura civile, la compensazione delle spese in assenza di soccombenza reciproca (cioè quando una parte vince su tutta la linea) è possibile solo in presenza di “gravi ed eccezionali ragioni”.

Queste ragioni devono essere:
1. Specifiche: Devono riguardare aspetti particolari della controversia.
2. Esplicitate: Il giudice deve indicarle chiaramente nella motivazione della sentenza.

La Corte ha specificato che la mera “contumacia della controparte” non rientra in questa categoria. La parte che non si costituisce in giudizio è comunque sostanzialmente soccombente se le richieste dell’attore vengono accolte. La sua scelta di non difendersi non può andare a detrimento della parte vittoriosa, che deve essere pienamente ristorata dei costi sostenuti per la tutela dei propri diritti. Ignorare questo principio significherebbe vanificare, in parte, l’effettività della tutela giurisdizionale. Pertanto, la decisione del giudice di primo grado è stata ritenuta illegittima.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di primo grado, in diversa composizione, affinché decida nuovamente anche sulle spese del giudizio di legittimità.

Questa ordinanza rafforza un importante principio di giustizia: la vittoria in un processo deve essere completa e includere il recupero delle spese legali. La contumacia non è una scusante per la parte soccombente né un motivo valido per penalizzare la parte vittoriosa. Per poter compensare le spese, il giudice deve individuare e motivare la presenza di ragioni davvero “gravi ed eccezionali”, che vanno ben oltre la semplice strategia processuale della controparte.

La mancata costituzione in giudizio della parte soccombente (contumacia) giustifica da sola la compensazione delle spese legali?
No, secondo la Corte di Cassazione, la contumacia non costituisce una “grave ed eccezionale ragione” che possa giustificare la compensazione delle spese. La parte che perde la causa, anche se contumace, è tenuta a rimborsare le spese legali alla parte vincitrice.

Cosa serve per poter compensare le spese di giudizio quando una parte vince totalmente?
Per compensare le spese in assenza di soccombenza reciproca, l’art. 92 c.p.c. richiede la presenza di “gravi ed eccezionali ragioni”. Tali ragioni devono essere collegate a specifiche circostanze del caso e devono essere esplicitamente indicate dal giudice nella motivazione della sentenza.

Chi paga le spese se la controparte non si presenta in giudizio e perde la causa?
In base al principio della soccombenza, le spese sono a carico della parte che ha perso la causa, anche se questa ha scelto di non costituirsi in giudizio (rimanendo contumace). La parte vittoriosa ha diritto al rimborso dei costi sostenuti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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