LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compensazione crediti fiscali: Cassazione chiarisce

Una società in liquidazione, dopo un concordato fallimentare, chiede un rimborso IVA. L’Agenzia delle Entrate si oppone, eccependo la compensazione crediti fiscali con un vecchio debito IRES. La Corte di Cassazione, con sentenza n. 22153/2024, annulla la decisione dei giudici di merito. Stabilisce che l’eccezione di compensazione è ammissibile anche senza l’insinuazione del credito al passivo fallimentare e che, in caso di procedure concorsuali consecutive, la data di inizio dell’insolvenza retroagisce a quella della prima domanda di concordato. Il caso è stato rinviato per accertare la corretta data di insorgenza dei rispettivi crediti e debiti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compensazione crediti fiscali: la Cassazione fa chiarezza

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 22153/2024 offre importanti chiarimenti sulla compensazione crediti fiscali nell’ambito delle procedure concorsuali. La Suprema Corte ha affrontato il complesso rapporto tra crediti dell’Erario e debiti del contribuente fallito, stabilendo principi chiave sull’ammissibilità dell’eccezione di compensazione anche in assenza di insinuazione al passivo e sul concetto di “consecuzione delle procedure”.

I fatti del caso

Una società operante nel settore delle costruzioni navali, dopo essere stata ammessa a un concordato preventivo nel 2007 e successivamente dichiarata fallita nel 2008, otteneva l’omologa di un concordato fallimentare nel 2018. Nello stesso anno, la società presentava istanza di rimborso per un credito IVA relativo all’anno d’imposta 2017.

L’Agenzia delle Entrate rispondeva notificando un provvedimento di sospensione del rimborso, eccependo la compensazione con un proprio credito per IRES relativo al 2007, risultante da una cartella di pagamento notificata nel 2011. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione alla società, ritenendo che la pretesa compensazione violasse il principio della par condicio creditorum, dato che l’Agenzia non aveva insinuato il proprio credito nel passivo fallimentare.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, annullando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per un nuovo esame. La decisione si fonda su tre pilastri argomentativi fondamentali.

Compensazione crediti fiscali e insinuazione al passivo

Il primo punto chiarito dalla Corte è che l’eccezione di compensazione può essere sollevata dall’Amministrazione finanziaria anche se il proprio credito non è stato preventivamente insinuato al passivo fallimentare. L’insinuazione al passivo serve a partecipare alla ripartizione dell’attivo, mentre l’eccezione di compensazione è uno strumento di difesa processuale volto a neutralizzare la pretesa della controparte. Pertanto, l’aver omesso l’insinuazione non preclude la possibilità di difendersi eccependo la compensazione.

Il principio della “consecuzione delle procedure”

La Cassazione ha ribadito l’applicazione del principio della “consecuzione delle procedure”. Quando un concordato preventivo sfocia in un fallimento, le due procedure non sono viste come eventi distinti, ma come un unico percorso concorsuale. L’effetto è che l’efficacia della sentenza di fallimento retroagisce alla data di presentazione della domanda di concordato preventivo. Nel caso di specie, ciò significa che l’intera procedura di insolvenza si considera iniziata nel 2007, non nel 2008.

La questione cruciale: la data di insorgenza dei crediti

Questo principio è decisivo per stabilire se i crediti e i debiti reciproci possono essere compensati. L’art. 56 della Legge Fallimentare permette la compensazione solo se i presupposti di entrambi i crediti (quello del fallito e quello del creditore) sono sorti prima dell’apertura della procedura concorsuale. Un credito sorto durante la procedura (credito della massa) non può essere compensato con un credito sorto prima (credito concorsuale). La Corte ha rilevato che i giudici di merito hanno errato nel non accertare il momento esatto in cui è sorto il debito IRES dell’Agenzia, limitandosi a considerare la data della cartella. Era invece necessario verificare il periodo di imposta a cui il debito si riferiva per stabilire se fosse anteriore o successivo all’inizio della procedura (retrodatata al 2007).

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte risiedono nella necessità di bilanciare il principio della par condicio creditorum con le norme specifiche sulla compensazione. La Corte ha spiegato che l’eccezione di compensazione opera su un piano diverso rispetto alla partecipazione al concorso. Mentre quest’ultima mira a una soddisfazione proporzionale, la prima agisce come un meccanismo estintivo preesistente che il diritto fallimentare non intende annullare, a patto che i suoi presupposti (l’anteriorità di entrambi i crediti rispetto all’apertura della procedura) siano rispettati. La retrodatazione degli effetti del fallimento alla domanda di concordato (principio di consecutività) è essenziale per fissare un momento temporale certo e univoco per valutare tale anteriorità, garantendo coerenza e stabilità giuridica.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce che l’Amministrazione finanziaria può legittimamente eccepire in compensazione un proprio credito verso un contribuente fallito, anche senza averlo insinuato al passivo. Tuttavia, affinché la compensazione crediti fiscali sia valida, è indispensabile che sia il credito del contribuente che il debito verso l’Erario siano sorti in un momento antecedente all’apertura della procedura concorsuale, la cui data va individuata in quella della presentazione della domanda di concordato preventivo, se questo ha preceduto il fallimento. La Corte ha quindi rinviato il caso per un accertamento di fatto su questo punto cruciale.

L’Agenzia delle Entrate può opporre in compensazione un suo credito anche se non lo ha insinuato nel passivo fallimentare del contribuente?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’eccezione di compensazione è uno strumento di difesa processuale che può essere utilizzato per neutralizzare la richiesta di rimborso del contribuente, indipendentemente dalla formale domanda di ammissione del credito al passivo fallimentare.

Se un fallimento segue un concordato preventivo non andato a buon fine, quale data si considera come inizio della procedura concorsuale?
In base al principio della “consecuzione delle procedure”, l’intera procedura si considera iniziata alla data di presentazione della domanda di concordato preventivo. Gli effetti della successiva sentenza di fallimento retroagiscono a quel momento iniziale.

È possibile compensare un debito fiscale sorto prima del fallimento con un credito IVA del contribuente sorto durante la procedura fallimentare?
No. La sentenza ribadisce che la compensazione è possibile solo tra crediti e debiti che siano entrambi sorti prima dell’apertura della procedura concorsuale. Un credito concorsuale (anteriore) non può essere compensato con un credito della massa (sorto durante la procedura), poiché mancherebbe il requisito della reciprocità e omogeneità temporale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati