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Compensazione crediti e fallimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21256/2024, ha stabilito che l’Agenzia delle Entrate può legittimamente opporre la compensazione crediti fiscali verso una società fallita, anche se il credito di quest’ultima era stato precedentemente pignorato da terzi. Il pignoramento, pur rendendo il credito indisponibile, non estingue il diritto del debitore (in questo caso l’Erario) di eccepire la compensazione, a condizione che entrambi i crediti siano sorti prima della dichiarazione di fallimento.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Compensazione Crediti e Fallimento: l’Erario Può Rifiutare un Rimborso?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, affronta un complesso caso al crocevia tra diritto tributario, fallimentare e processuale. La questione centrale riguarda la legittimità della compensazione crediti operata dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di una società fallita, il cui credito IVA era stato precedentemente pignorato da altri creditori. La decisione chiarisce che il pignoramento non preclude l’operatività della compensazione legale prevista dalla legge fallimentare.

I Fatti del Caso

Una società, prima di essere dichiarata fallita, vantava un cospicuo credito IVA per il quale aveva chiesto il rimborso. Contemporaneamente, alcuni creditori di tale società avevano avviato una procedura di pignoramento presso terzi nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, in qualità di debitor debitoris, per soddisfare i propri crediti. L’Agenzia aveva reso dichiarazione positiva, riconoscendo il proprio debito verso la società.

Lo stesso giorno in cui il Giudice dell’Esecuzione assegnava il credito ai creditori pignoranti, la società veniva dichiarata fallita. Successivamente, la curatela fallimentare richiedeva il rimborso del credito IVA, ma l’Agenzia delle Entrate opponeva un decreto di compensazione, estinguendo il debito con propri controcrediti tributari verso la società, già ammessi al passivo fallimentare.

La curatela impugnava il decreto, sostenendo che il credito, essendo stato pignorato e assegnato, fosse ormai indisponibile e non più compensabile. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado accoglieva questa tesi, ma l’Agenzia ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la compensazione crediti

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di secondo grado, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Il principio affermato è che la procedura di pignoramento presso terzi, sebbene pendente al momento del fallimento, non impedisce al terzo pignorato (l’Erario) di avvalersi della compensazione crediti ai sensi dell’art. 56 della Legge Fallimentare. L’indisponibilità del bene pignorato tutela la massa dei creditori da atti di disposizione del debitore fallito, ma non modifica la natura del credito né elimina le eccezioni opponibili dal terzo debitore.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha sviluppato un ragionamento articolato per giungere a questa conclusione. Ecco i punti salienti:

1. Assorbimento dell’Esecuzione Individuale nel Fallimento: Quando una società viene dichiarata fallita, le procedure esecutive individuali pendenti vengono “assorbite” dalla procedura concorsuale. Il curatore fallimentare subentra al creditore pignorante, e gli effetti del pignoramento, come l’indisponibilità del credito, si estendono a beneficio dell’intera massa dei creditori, non solo di quelli che avevano iniziato l’azione.

2. Funzione dell’Indisponibilità: L’indisponibilità del credito pignorato serve a proteggere il patrimonio del fallito da atti dispositivi pregiudizievoli (come un incasso o una cessione) compiuti dopo il pignoramento. Si tratta di uno strumento di tutela per i creditori.

3. La Compensazione come Eccezione del Debitore: Tale indisponibilità, tuttavia, opera nei confronti del debitore fallito e della sua capacità di disporre del bene. Non può trasformarsi in uno strumento che pregiudica il terzo debitor debitoris (l’Agenzia), privandolo di un diritto che la legge gli riconosce. La compensazione crediti è un’eccezione che il debitore può sempre opporre quando viene chiamato a pagare, a patto che i requisiti legali siano soddisfatti.

4. Il Ruolo dell’Art. 56 Legge Fallimentare: La norma cardine è l’art. 56 della Legge Fallimentare, che permette la compensazione tra i debiti che un soggetto ha verso il fallito e i crediti che vanta nei confronti dello stesso, purché entrambi siano sorti in data anteriore alla dichiarazione di fallimento. Nel caso di specie, sia il credito IVA della società sia i debiti tributari verso l’Erario erano sorti prima del fallimento, rendendo la compensazione pienamente legittima.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza della Cassazione stabilisce un principio di notevole importanza pratica: il pignoramento di un credito non ne altera la natura giuridica e non paralizza i diritti del terzo debitore. L’Amministrazione Finanziaria, o qualsiasi altro debitore di una società poi fallita, conserva il diritto di opporre in compensazione i propri controcrediti anteriori al fallimento, anche se il credito era stato oggetto di un’azione esecutiva da parte di altri creditori. Questa decisione garantisce la parità di trattamento e l’applicazione uniforme delle regole concorsuali, evitando che la presenza casuale di un pignoramento possa alterare il meccanismo della compensazione fallimentare.

Un pignoramento su un credito impedisce al debitore pignorato (debitor debitoris) di opporre la compensazione in caso di fallimento del suo creditore?
No. Secondo la Cassazione, l’indisponibilità del bene derivante dal pignoramento tutela la massa dei creditori da atti dispositivi del fallito, ma non preclude al debitore pignorato di eccepire in compensazione un proprio controcredito, se entrambi i rapporti sono sorti prima della dichiarazione di fallimento.

Come si coordina un’azione esecutiva individuale (pignoramento) con la procedura di fallimento successiva?
L’azione esecutiva individuale viene “assorbita” dalla procedura fallimentare. Il curatore subentra al creditore che aveva avviato l’esecuzione e gli effetti conservativi del pignoramento si estendono a favore dell’intera massa dei creditori, trasformando l’esecuzione da individuale a collettiva.

Qual è la condizione principale affinché la compensazione sia ammessa nel fallimento secondo l’art. 56 della legge fallimentare?
La condizione fondamentale è che sia il credito verso il fallito sia il debito nei suoi confronti abbiano il loro “fatto genetico”, ovvero siano sorti, in un momento anteriore alla data della dichiarazione di fallimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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