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Collegamento societario: i legami familiari non bastano

L’Agenzia delle Entrate contesta a una S.r.l. la deducibilità di operazioni con altre due società, ritenendo fittizio il gruppo societario. La Commissione Tributaria Regionale dava ragione alla società, riconoscendo il gruppo sulla base dei legami familiari tra i soci. L’Agenzia ricorre in Cassazione, sostenendo che i rapporti di parentela non sono sufficienti a configurare un collegamento societario ai sensi dell’art. 2359 c.c. La Suprema Corte, ritenendo la questione di notevole importanza e priva di precedenti specifici, ha emesso un’ordinanza interlocutoria rinviando la causa a pubblica udienza per una trattazione approfondita.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Collegamento societario: quando i legami familiari non sono sufficienti per la Cassazione

Il concetto di collegamento societario è cruciale nel diritto tributario, specialmente per determinare la legittimità di operazioni infragruppo. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha acceso i riflettori su una questione tanto delicata quanto diffusa: i legami di parentela tra i soci di diverse aziende possono, da soli, integrare i presupposti di un collegamento societario ai sensi dell’art. 2359 del codice civile? La Suprema Corte ha ritenuto la questione talmente rilevante da meritare una discussione in pubblica udienza, sospendendo di fatto il giudizio.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da un avviso di accertamento notificato dall’Amministrazione Finanziaria a una società immobiliare a responsabilità limitata. L’ufficio, ritenendo inattendibili le scritture contabili per l’anno d’imposta 2011, aveva recuperato a tassazione imposte dirette e IVA. L’accertamento si basava su una presunta commistione di rapporti tra la società contribuente e altre due società, tutte con sede nello stesso stabile e con soci legati da vincoli di parentela.

La Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente accolto le ragioni dell’ufficio. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, aveva ribaltato la decisione, accogliendo le tesi della società contribuente. Secondo i giudici di secondo grado, le operazioni contestate non erano imponibili in quanto avvenute all’interno di un gruppo societario di fatto, il cosiddetto “Gruppo Morelli”. Inoltre, la CTR aveva ravvisato il rischio di una doppia imposizione, poiché l’ufficio aveva tassato sia gli incassi della società immobiliare sia i versamenti delle altre società.

Il ricorso in Cassazione e la questione del collegamento societario

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la sentenza della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su un unico, fondamentale motivo: la violazione e falsa applicazione dell’art. 2359 c.c. e delle relative norme fiscali. Secondo la tesi dell’amministrazione, la sentenza di appello avrebbe erroneamente riconosciuto l’esistenza di un collegamento societario basandosi su precedenti non pertinenti e, soprattutto, in assenza dei presupposti legali richiesti dalla norma.

Il punto centrale del ricorso è che, secondo l’Agenzia, un semplice legame familiare tra i soci di tre distinte società non è di per sé sufficiente a configurare un collegamento ai sensi dell’art. 2359 c.c., specialmente in mancanza di un bilancio consolidato che formalizzi l’esistenza di un gruppo.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, non ha emesso una decisione definitiva sul merito della questione. Al contrario, ha rilevato la particolare rilevanza delle questioni sollevate. I giudici hanno osservato che l’individuazione delle condizioni per la configurazione di un collegamento societario, con specifico riferimento all’influenza che può derivare da un rapporto di parentela tra i soci delle diverse compagini, è un tema complesso e privo di precedenti giurisprudenziali specifici in materia da parte della Sezione Tributaria.

Proprio per questa ragione, la Corte ha ritenuto necessario rimettere la causa a una pubblica udienza. Questa scelta procedurale indica la volontà dei giudici di approfondire la questione attraverso un dibattito orale e pubblico, data la potenziale portata innovativa della futura decisione.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria in esame non fornisce una risposta, ma pone una domanda fondamentale per il diritto societario e tributario. La decisione finale, che seguirà alla pubblica udienza, avrà implicazioni significative per tutte quelle realtà imprenditoriali a conduzione familiare, spesso composte da più società formalmente distinte ma di fatto gestite unitariamente. Sarà compito della Suprema Corte chiarire se e a quali condizioni l’influenza derivante da legami familiari possa assumere rilevanza giuridica tale da configurare un collegamento societario, con tutte le conseguenze fiscali che ne derivano. Per ora, il caso rimane aperto, e gli operatori del settore attendono con grande interesse il verdetto finale.

Dei semplici legami familiari tra i soci di diverse società sono sufficienti a creare un collegamento societario ai fini fiscali?
L’ordinanza non fornisce una risposta definitiva. Evidenzia che questa è la questione centrale del dibattito, considerata così complessa e priva di precedenti specifici da richiedere una discussione in pubblica udienza. La decisione finale dovrà chiarire questo punto.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione in questo provvedimento?
La Corte di Cassazione non ha deciso il merito della causa. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha disposto il rinvio della causa a una nuova udienza pubblica per approfondire la discussione.

Perché il caso è stato rinviato a pubblica udienza?
Il caso è stato rinviato perché il collegio ha ritenuto che la questione giuridica — ovvero se il rapporto di parentela tra soci di diverse società possa configurare un collegamento societario ai sensi dell’art. 2359 c.c. — riveste una particolare rilevanza e non esistono precedenti specifici in materia, rendendo necessario un esame più approfondito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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