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Coacervo successorio: No al cumulo con le donazioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza 11739/2025, ha ribadito che il principio del coacervo successorio, ovvero il cumulo del valore delle donazioni passate con quello dell’asse ereditario, deve considerarsi implicitamente abrogato. La controversia nasceva da un avviso di liquidazione con cui l’Agenzia delle Entrate aveva sommato le donazioni al patrimonio ereditario per calcolare l’imposta di successione, erodendo la franchigia. Durante il giudizio, l’Agenzia ha annullato l’atto, portando alla cessazione della materia del contendere. La Corte ha comunque analizzato il merito ai fini delle spese, confermando l’illegittimità del coacervo successorio nel regime fiscale attuale, caratterizzato da aliquote fisse e non più progressive.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Il coacervo successorio è superato: no al cumulo tra donazioni ed eredità

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di imposta di successione: il coacervo successorio. Con la recente sentenza n. 11739 del 2025, i Giudici hanno consolidato l’orientamento secondo cui il cumulo tra il valore delle donazioni effettuate in vita dal defunto (il cosiddetto donatum) e il patrimonio ereditario (relictum) ai fini del calcolo della franchigia è una pratica non più applicabile. Questa decisione chiarisce un dubbio che per anni ha creato incertezza tra i contribuenti e gli operatori del diritto.

I Fatti del Caso: L’Avviso di Liquidazione e il Cumulo Indebito

La vicenda trae origine dalla successione di una contribuente, deceduta nel 2016, che lasciava come eredi i due figli. Nella dichiarazione di successione, gli eredi indicavano correttamente sia il patrimonio relitto sia le cospicue donazioni ricevute in vita dalla madre, chiedendo esplicitamente all’Agenzia delle Entrate di non applicare il cumulo ai fini del calcolo della franchigia, in linea con la più recente giurisprudenza.

L’Amministrazione finanziaria, tuttavia, procedeva diversamente. Con un avviso di liquidazione, applicava l’istituto del coacervo successorio, sommando il valore delle donazioni (che avevano già beneficiato della franchigia) a quello dell’asse ereditario. Il risultato era un aumento della base imponibile e la conseguente richiesta di una maggiore imposta di successione a carico di ciascun erede.

L’Iter Giudiziario e l’Appello in Cassazione

Gli eredi impugnavano l’avviso di liquidazione, ma vedevano respinte le loro ragioni sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che da quella Regionale. Secondo i giudici di merito, l’indicazione delle donazioni nella dichiarazione di successione era finalizzata non solo a determinare l’aliquota, ma anche a evitare operazioni elusive, legittimando di fatto l’operato dell’Agenzia.

Contro questa decisione, gli eredi proponevano ricorso per Cassazione, sostenendo la violazione di legge e l’errata applicazione di un principio, quello del coacervo, implicitamente abrogato dalla riforma fiscale. Sorprendentemente, durante il giudizio di legittimità, l’Agenzia delle Entrate depositava un’istanza con cui comunicava di aver annullato in autotutela l’atto impositivo, conformandosi all’orientamento ormai consolidato della stessa Corte di Cassazione. Le parti chiedevano quindi la declaratoria di cessazione della materia del contendere, ma gli eredi insistevano per una pronuncia sulle spese processuali basata sul principio della soccombenza virtuale.

Le motivazioni della Corte: L’Abrogazione Implicita del Coacervo Successorio

Per decidere sulla ripartizione delle spese, la Suprema Corte ha dovuto esaminare la fondatezza del ricorso, come se il giudizio fosse proseguito nel merito. Il cuore della motivazione risiede nell’analisi dell’evoluzione normativa dell’imposta di successione.

Dalla Tassazione Progressiva a quella Proporzionale

I Giudici hanno ricordato che l’art. 8, comma 4, del D.Lgs. 346/1990 prevedeva il cumulo tra donatum e relictum con un unico scopo: determinare l’aliquota progressiva da applicare. In un sistema dove l’imposta aumentava per scaglioni di valore, il coacervo serviva a evitare che i contribuenti frazionassero il proprio patrimonio con donazioni in vita per beneficiare di aliquote più basse al momento della successione. Era, in sostanza, una norma antielusiva legata alla progressività dell’imposta.

L’Incompatibilità del Vecchio Sistema

Con la Legge n. 342 del 2000, e successivamente con la reintroduzione dell’imposta nel 2006, il sistema è radicalmente cambiato. La tassazione progressiva è stata sostituita da un sistema ad aliquote fisse e proporzionali, differenziate solo in base al grado di parentela, e sono state introdotte delle franchigie (soglie di esenzione) fisse.

Secondo la Corte, questa trasformazione ha reso il coacervo successorio una norma priva di scopo e incompatibile con il nuovo impianto normativo. Se l’aliquota è fissa, non ha più senso cumulare le donazioni per determinarla. Il meccanismo del coacervo, pertanto, deve ritenersi implicitamente abrogato, poiché la sua unica funzione è venuta meno con la soppressione del sistema a scaglioni progressivi. Applicarlo oggi significherebbe unicamente erodere o annullare la franchigia prevista per la successione, un effetto non previsto dalla legge.

Le conclusioni: Cessazione della Materia del Contendere e Spese Compensate

Sulla base di queste motivazioni, la Corte di Cassazione ha concluso che il ricorso degli eredi era palesemente fondato. L’Agenzia delle Entrate non avrebbe dovuto applicare il cumulo tra donazioni e patrimonio ereditario. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere. Tuttavia, ha deciso di compensare integralmente le spese di giudizio tra le parti. La ragione di questa scelta risiede nel fatto che l’orientamento giurisprudenziale si è consolidato solo di recente e che l’Amministrazione finanziaria, annullando l’atto in autotutela, ha dimostrato di volersi conformare a tale indirizzo, evitando ulteriore contenzioso.

Le donazioni fatte in vita si sommano all’eredità per calcolare la franchigia dell’imposta di successione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il principio del coacervo successorio, che prevedeva tale cumulo, deve ritenersi implicitamente abrogato. Pertanto, le donazioni passate non devono essere sommate al patrimonio ereditario per determinare la base imponibile ai fini della franchigia.

Perché il principio del coacervo successorio è stato considerato superato?
Perché la sua unica funzione era quella di determinare l’aliquota corretta in un sistema di tassazione progressiva per scaglioni. Con l’introduzione di un sistema basato su aliquote fisse e proporzionali, questa funzione è venuta meno, rendendo la norma incompatibile con l’attuale impianto fiscale.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate annulla un atto impositivo durante un processo in Cassazione?
Il processo si conclude con una declaratoria di ‘cessazione della materia del contendere’, poiché la controversia originaria non esiste più. Il giudice, però, deve comunque decidere sulla ripartizione delle spese legali, valutando, sulla base del principio della ‘soccombenza virtuale’, quale parte avrebbe avuto ragione se il processo fosse arrivato a una sentenza di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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