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Classificazione catastale impianto: quando è Categoria D?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21298/2025, ha stabilito che un impianto di sollevamento e depurazione delle acque reflue deve essere censito nella Categoria catastale D/7 (immobili industriali) e non nella E/3 (immobili per esigenze pubbliche). La Corte ha chiarito che, ai fini della classificazione catastale impianto, è determinante la natura economica e imprenditoriale dell’attività svolta, anche se persegue un fine di pubblico interesse e il gestore è una società pubblica senza scopo di lucro. La gestione del servizio idrico, basata su tariffe che coprono i costi, configura un’attività industriale, rendendo incompatibile la classificazione nella categoria E.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Classificazione catastale impianto: La Cassazione chiarisce per i depuratori

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza per le società che gestiscono servizi pubblici: la corretta classificazione catastale impianto di depurazione delle acque reflue. La decisione stabilisce un principio chiaro: anche se destinati a un servizio pubblico e gestiti da società pubbliche, tali impianti vanno censiti in categoria D (industriale) e non E (per speciali esigenze pubbliche), data la natura economica dell’attività. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso

Una società di gestione del servizio idrico integrato, partecipata da enti locali, impugnava un avviso di accertamento catastale emesso dall’Agenzia Fiscale. L’avviso rettificava la classificazione di una stazione di sollevamento di acque reflue dalla categoria E/3, proposta dalla società, alla categoria D/7. La società sosteneva che l’impianto, essendo strumentale a un servizio pubblico essenziale e gestito senza scopo di lucro, dovesse rientrare tra gli immobili per ‘speciali esigenze pubbliche’.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado accoglievano le ragioni della società, ritenendo che la finalità pubblica e l’assenza di profitto fossero decisive per l’inquadramento nella categoria E/3. L’Agenzia Fiscale, non condividendo tale interpretazione, proponeva ricorso per cassazione.

La Corretta Classificazione Catastale Impianto secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale, cassando la sentenza d’appello e affermando un principio opposto. Secondo i giudici supremi, per la corretta classificazione catastale impianto, non rilevano la natura del soggetto proprietario (pubblico o privato) o la finalità di pubblico interesse, bensì le caratteristiche oggettive dell’immobile e la sua destinazione funzionale.

Categoria E vs. Categoria D: La Distinzione Fondamentale

La Corte ha ribadito che la categoria catastale E è riservata a immobili che, per caratteristiche costruttive e dimensionali, sono ‘sostanzialmente incommerciabili’ e funzionali a esigenze pubbliche non economiche (es. fari, cimiteri, edifici di culto). Esiste una vera e propria incompatibilità tra la classificazione in categoria E e la destinazione dell’immobile a un uso commerciale o industriale.

Al contrario, un impianto di depurazione, pur servendo la collettività, ospita un processo di trasformazione di natura industriale. La sua gestione, basata su criteri di economicità, efficienza ed efficacia, lo qualifica come un’attività economica.

L’Irrilevanza della Finalità Pubblica e dell’Assenza di Scopo di Lucro

Il punto centrale della decisione è che l’interesse generale non esclude che l’attività sia esercitata con criteri imprenditoriali. La normativa di settore impone che il servizio idrico integrato sia gestito in modo da coprire integralmente i costi di investimento e di esercizio attraverso le tariffe pagate dagli utenti. Questo criterio, definito ‘lucro oggettivo’, è sufficiente a qualificare l’attività come economica, a prescindere dal fatto che l’ente gestore persegua o meno un profitto (lucro soggettivo).

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di un consolidato orientamento giurisprudenziale e della normativa di settore. La legislazione nazionale ed europea (inclusa quella in materia di concorrenza e aiuti di Stato) qualifica la gestione del servizio idrico come un ‘servizio a rilevanza economica’. La tariffa pagata dall’utente non è una tassa, ma il corrispettivo di una prestazione commerciale complessa, derivante da un contratto di utenza.
Di conseguenza, l’impianto in cui si svolge tale attività non può che essere classificato in base alla sua funzione produttiva e industriale. Le caratteristiche oggettive dell’immobile, destinato a ospitare un processo industriale, prevalgono sulla natura pubblica del servizio o del soggetto gestore. La Corte ha specificato che la destinazione a servizio pubblico non è incompatibile con la natura imprenditoriale dell’attività. Pertanto, l’erroneo presupposto dei giudici di merito è stato quello di considerare incompatibili la gestione di un servizio pubblico e la natura imprenditoriale, portando a un’errata classificazione catastale impianto.

Le Conclusioni

La Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: poiché l’attività di gestione del servizio idrico ha natura economica, i relativi impianti industriali di depurazione e smaltimento delle acque reflue rientrano nel gruppo catastale D (specificamente D/7) e non nella categoria E. La categoria E è propria di fabbricati strutturalmente e funzionalmente estranei a ogni logica commerciale e produttiva. La destinazione a servizio pubblico non è un ostacolo a questa classificazione, nemmeno quando l’attività è svolta da una società a partecipazione pubblica. Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale per la fiscalità immobiliare degli enti che gestiscono servizi pubblici a rete.

Come va classificato catastalmente un impianto di depurazione delle acque reflue?
Secondo la Corte di Cassazione, un impianto di depurazione va classificato nella categoria catastale D/7, in quanto è un fabbricato destinato a un’attività di tipo industriale, indipendentemente dal fatto che svolga un servizio pubblico.

La finalità di pubblico interesse e l’assenza di scopo di lucro influenzano la classificazione catastale di un immobile?
No. Ai fini della classificazione catastale, sono irrilevanti sia la finalità di pubblico interesse dell’attività svolta sia l’eventuale assenza di scopo di lucro del soggetto gestore. Ciò che conta sono le caratteristiche oggettive dell’immobile e la natura economica dell’attività, intesa come capacità di coprire i costi con i ricavi (lucro oggettivo).

Perché la gestione del servizio idrico integrato è considerata un’attività di natura industriale ai fini catastali?
È considerata un’attività industriale perché la normativa di settore impone che sia gestita secondo criteri di economicità, efficienza ed efficacia. La tariffa pagata dagli utenti costituisce il corrispettivo di una prestazione commerciale, finalizzata a coprire integralmente i costi di gestione e di investimento, configurando così un’attività economica a tutti gli effetti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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