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Classamento catastale: conta l’immobile, non l’ONLUS

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30501/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di classamento catastale. Il caso riguardava la corretta categoria da attribuire a un immobile adibito a casa di cura e gestito da fondazioni ONLUS. L’Agenzia delle Entrate ne richiedeva la classificazione come immobile a destinazione speciale (D/4), mentre le fondazioni sostenevano una categoria non commerciale (B/1) in virtù della loro natura non-profit. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, chiarendo che la classificazione deve basarsi esclusivamente sulle caratteristiche strutturali e sulla potenziale redditività dell’immobile (criterio ‘reale’), risultando irrilevante la qualifica soggettiva del proprietario.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Classamento Catastale: La Struttura dell’Immobile Prevale sulla Natura ONLUS del Proprietario

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio cardine in materia fiscale: il classamento catastale di un immobile dipende dalle sue caratteristiche oggettive e dalla sua destinazione d’uso potenziale, non dalla natura giuridica del suo proprietario. La pronuncia chiarisce che la qualifica di ONLUS non è, di per sé, sufficiente a giustificare una classificazione catastale più favorevole se l’immobile possiede le caratteristiche di una struttura commerciale.

I fatti del caso

La controversia nasce dal ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro la decisione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado. L’Agenzia aveva emesso un avviso di accertamento rettificando il classamento e la rendita di un immobile sito a Bergamo, adibito a casa di cura. La struttura, di proprietà di due fondazioni ONLUS, era stata riclassificata dalla categoria B/1 (collegi, convitti, ospizi) alla categoria D/4 (case di cura ed ospedali con fine di lucro), con un notevole aumento della rendita catastale.

I giudici di secondo grado avevano dato ragione alle fondazioni, sostenendo che la loro natura non lucrativa e la copertura pubblica di parte dei costi dei servizi erogati escludessero la possibilità di classificare l’immobile nella categoria D/4, tipica delle strutture commerciali. L’Agenzia delle Entrate ha quindi impugnato tale sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

La decisione della Corte sul classamento catastale

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame. La Corte ha affermato che i giudici di merito hanno errato nel fondare la loro decisione sulla natura non-profit dei proprietari e dell’attività svolta, trascurando l’analisi fondamentale delle caratteristiche strutturali e oggettive dell’immobile.

Il criterio oggettivo per il corretto classamento catastale

La decisione della Cassazione si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa catastale, in particolare del D.P.R. n. 1142/1949. Secondo la Corte, il provvedimento di attribuzione della rendita catastale è un atto che ha natura ‘reale’, cioè inerisce al bene e non al soggetto che lo possiede o lo utilizza.

I criteri da seguire sono:

1. Caratteristiche Oggettive: Il classamento deve basarsi sulle caratteristiche costruttive, tipologiche e strutturali dell’unità immobiliare.
2. Destinazione Ordinaria: Bisogna considerare la destinazione funzionale e produttiva potenziale dell’immobile, ovvero la sua idoneità a produrre ricchezza, e non necessariamente l’uso concreto che se ne fa in un dato momento.
3. Irrilevanza della Natura del Proprietario: La qualifica soggettiva del proprietario (ente pubblico, privato, fondazione ONLUS) è indifferente ai fini della classificazione. Eventuali benefici fiscali legati allo status di ONLUS operano su un piano diverso (quello delle agevolazioni e delle esenzioni) ma non modificano la categoria catastale dell’immobile.

Le motivazioni della sentenza

Nelle motivazioni, la Corte chiarisce che il fine di lucro non va inteso in senso soggettivo (l’intenzione del proprietario), ma in senso oggettivo, desumendolo dalle caratteristiche strutturali dell’immobile. Un edificio costruito e conformato per esigenze di natura commerciale (come una clinica moderna o una residenza sanitaria assistenziale) deve essere classificato in una categoria speciale del gruppo D, poiché non è suscettibile di una diversa destinazione senza radicali trasformazioni.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che il giudice di appello non ha accertato se l’immobile, per le sue intrinseche caratteristiche, fosse o meno strutturato per esigenze commerciali. L’errore è stato collegare il classamento all’attività non-profit, mentre l’analisi avrebbe dovuto concentrarsi sulla conformazione della struttura. La Corte ha ricordato che anche le attività socio-assistenziali e sanitarie, sebbene svolte da enti non-profit, possono essere esercitate in immobili idonei all’esercizio di un’attività commerciale, e che spesso vengono espletate dietro pagamento di un corrispettivo.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida l’orientamento secondo cui il classamento catastale è un’operazione tecnica basata su parametri oggettivi e reali. Le implicazioni pratiche sono rilevanti: gli enti del terzo settore non possono fare affidamento sulla propria qualifica di ONLUS per ottenere automaticamente una categoria catastale più vantaggiosa. La valutazione deve sempre partire da un’analisi dell’immobile e della sua ‘vocazione’ economica intrinseca. La natura non-profit potrà, invece, rilevare ai fini del riconoscimento di specifiche agevolazioni o esenzioni fiscali (come l’IMU), ma questo è un passaggio successivo e distinto dalla corretta identificazione catastale del bene.

La natura di ONLUS del proprietario di un immobile influisce sul suo classamento catastale?
No. Secondo la Corte, il classamento catastale si basa esclusivamente sulle caratteristiche oggettive, strutturali e funzionali dell’immobile e sulla sua potenziale capacità di produrre reddito, indipendentemente dalla qualifica soggettiva (pubblica, privata o ONLUS) del proprietario.

Qual è il criterio principale per classificare un immobile in una categoria catastale speciale (es. D/4)?
Il criterio principale è la ‘destinazione ordinaria’ dell’immobile, intesa come la sua idoneità funzionale e produttiva basata sulle caratteristiche costruttive e tipologiche. Se un immobile è strutturalmente concepito per un’attività commerciale o industriale, deve essere classificato in una categoria speciale (Gruppo D), anche se l’attività concretamente svolta è non-profit.

Un ente non-profit che gestisce una struttura socio-sanitaria può ottenere un classamento non commerciale?
No, non sulla base della sola qualifica non-profit. La classificazione dipende dalla struttura. Se l’immobile è assimilabile a una ‘casa di cura con fine di lucro’ (categoria D/4) per le sue caratteristiche oggettive, tale deve essere il suo classamento. La natura non-profit può dare diritto a specifiche agevolazioni fiscali, ma non modifica la categoria catastale, che è legata al bene e non al soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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