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Cessione di quote: no riqualificazione in cessione d’azienda

Con la sentenza n. 18660/2024, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che una cessione di quote totalitaria di una società non può essere riqualificata in una cessione d’azienda ai fini dell’imposta di registro. La Corte ha ribadito il principio secondo cui l’imposta di registro è un'”imposta d’atto”, la cui applicazione deve basarsi esclusivamente sulla natura giuridica e sugli effetti dell’atto presentato per la registrazione, senza considerare elementi extratestuali o l’operazione economica complessiva. Pertanto, la vendita di partecipazioni societarie resta tale anche se la società target possiede come unico asset un’azienda.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cessione di quote: La Cassazione dice no alla riqualificazione in cessione d’azienda

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18660/2024) ha riaffermato un principio cruciale in materia di imposta di registro, stabilendo un chiaro limite al potere di riqualificazione delle operazioni societarie da parte dell’Agenzia delle Entrate. La controversia riguardava una cessione di quote totalitaria di una società, che il Fisco aveva tentato di assimilare a una cessione d’azienda per applicare un’imposizione fiscale più gravosa. La decisione della Suprema Corte fornisce importanti chiarimenti per le imprese e i professionisti.

I Fatti del Caso: Una Cessione di Quote nel Mirino del Fisco

Il caso ha origine da un’operazione societaria avvenuta nel 2015, con la quale una società (la cedente) trasferiva a un’altra (la cessionaria) l’intera partecipazione detenuta in una terza società. L’amministrazione finanziaria, notando che l’unico bene di rilievo della società target era la sua azienda, ha emesso un avviso di rettifica e liquidazione. Secondo il Fisco, l’operazione, al di là della sua forma giuridica di cessione di quote, nascondeva la sostanza economica di una vera e propria cessione d’azienda, soggetta a un’aliquota di imposta di registro superiore. Le società contribuenti hanno impugnato l’avviso, dando il via a un contenzioso che, dopo i primi due gradi di giudizio favorevoli alle imprese, è giunto all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il Principio dell’Imposta d’Atto

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione della Commissione tributaria regionale. Il fulcro del ragionamento dei giudici risiede nella natura stessa dell’imposta di registro, definita come “imposta d’atto”. Questo significa che la tassazione deve essere applicata esclusivamente in base alla natura intrinseca e agli effetti giuridici prodotti dall’atto specifico presentato per la registrazione.

Nel caso in esame, l’atto registrato era inequivocabilmente un contratto di cessione di quote societarie. Secondo la Corte, non è consentito all’amministrazione finanziaria andare oltre il testo e la forma dell’atto per ricercare un presunto scopo economico ulteriore, utilizzando “elementi extratestuali” o collegando diverse operazioni per ricostruire una volontà differente da quella formalizzata.

Le Motivazioni: La Prevalenza della Forma Giuridica sulla Sostanza Economica

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale, rafforzato da due sentenze fondamentali della Corte Costituzionale (n. 158/2020 e n. 39/2021). Questi precedenti hanno stabilito che l’articolo 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (D.P.R. 131/1986), anche nella sua versione modificata, impone di tassare l’atto per ciò che giuridicamente rappresenta, e non per il risultato economico che le parti intendono perseguire.

Di conseguenza, un’operazione strutturata come conferimento d’azienda seguito da una cessione di quote della società conferitaria non può essere riqualificata in una cessione d’azienda diretta. Sono due negozi giuridici distinti, con effetti legali differenti, e come tali devono essere tassati. L’argomentazione dell’Agenzia delle Entrate, basata sul fatto che l’operazione nel suo complesso portasse all’acquisizione indiretta dell’azienda, è stata ritenuta ininfluente. La tassazione deve concentrarsi sul singolo passaggio registrato, ovvero il trasferimento delle partecipazioni.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Operazioni Societarie

La sentenza n. 18660/2024 offre un’importante certezza giuridica per le imprese che strutturano operazioni di finanza straordinaria. Viene confermato che la scelta di una determinata forma giuridica, come la cessione di quote, è legittima e non può essere arbitrariamente riqualificata dal Fisco sulla base di una valutazione della sua sostanza economica. Le aziende possono quindi pianificare le proprie strategie societarie con maggiore sicurezza, sapendo che, ai fini dell’imposta di registro, ciò che conta è l’atto giuridico posto in essere e non l’obiettivo finale dell’operazione. Questo principio tutela la libertà negoziale delle parti e pone un freno a interpretazioni estensive da parte dell’amministrazione finanziaria che potrebbero generare incertezza e contenziosi.

È possibile per l’Agenzia delle Entrate riqualificare una cessione di quote in una cessione d’azienda ai fini dell’imposta di registro?
No. Secondo la sentenza, la tassazione deve basarsi sull’atto presentato per la registrazione, che in questo caso è la cessione delle quote, e non sull’effetto economico complessivo. La riqualificazione basata su elementi esterni all’atto non è permessa.

Qual è il principio fondamentale che regola l’imposta di registro secondo la sentenza?
Il principio cardine è quello dell'”imposta d’atto”. Ciò significa che il tributo si applica valutando esclusivamente l’intrinseca natura e gli effetti giuridici dell’atto presentato alla registrazione, senza poter ricorrere a elementi extratestuali o ad atti collegati per reinterpretarlo.

La Corte ha considerato rilevante il fatto che la società le cui quote sono state cedute avesse come unico bene l’azienda?
No, la Corte ha ritenuto questo aspetto irrilevante ai fini della qualificazione dell’atto. Anche se il risultato economico finale può essere assimilabile a una cessione d’azienda, l’atto giuridico posto in essere rimane una cessione di partecipazioni societarie e come tale deve essere tassato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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