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Cessione del credito a scopo di garanzia: no tax break

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23941/2024, ha stabilito che la cessione del credito a scopo di garanzia non beneficia dell’imposta sostitutiva prevista per le operazioni di finanziamento a medio e lungo termine. Tale operazione, non avendo lo scopo di erogare nuova liquidità per investimenti produttivi ma solo di garantire un debito preesistente (nel caso di specie, un canone di leasing), deve essere assoggettata all’imposta di registro proporzionale.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cessione del Credito a Scopo di Garanzia: Niente Imposta Sostitutiva

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 23941 del 5 settembre 2024, ha fornito un importante chiarimento in materia fiscale, stabilendo che la cessione del credito a scopo di garanzia non rientra nel campo di applicazione dell’imposta sostitutiva agevolata prevista per i finanziamenti. Questa decisione ribadisce un’interpretazione restrittiva della norma, con significative conseguenze per le imprese che utilizzano tale strumento per garantire le proprie obbligazioni.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava una società che aveva stipulato un contratto di leasing finanziario. A garanzia del corretto pagamento dei canoni, la società aveva ceduto “pro solvendo” alcuni suoi crediti a favore della società di leasing. Successivamente, una volta estinto il debito principale, i crediti erano stati retrocessi alla società originaria.

L’Agenzia delle Entrate aveva contestato l’applicazione del regime fiscale agevolato (imposta sostitutiva) a queste operazioni di cessione e retrocessione, sostenendo che esse avrebbero dovuto essere soggette all’imposta di registro in misura proporzionale. La questione è giunta fino in Cassazione dopo che la commissione tributaria regionale aveva dato ragione al contribuente.

L’Interpretazione della Cassazione sulla Cessione del Credito a Scopo di Garanzia

La Corte ha accolto il ricorso dell’amministrazione finanziaria, ribaltando la decisione di merito. Il fulcro del ragionamento risiede nella ratio legis dell’art. 15 del D.P.R. n. 601/1973, che introduce l’imposta sostitutiva. Secondo i giudici, lo scopo di questa norma agevolativa è quello di favorire gli investimenti produttivi, incentivando le operazioni che forniscono nuova provvista finanziaria alle imprese.

L’agevolazione fiscale è quindi strettamente legata alla funzione di finanziamento, intesa come la capacità di “attingere denaro da impiegare in investimenti produttivi”. Un’operazione meramente accessoria e di garanzia, come la cessione del credito a scopo di garanzia, non soddisfa questo requisito fondamentale.

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza chiarisce in modo netto la distinzione tra un’operazione di finanziamento e una di garanzia. La cessione del credito a scopo di garanzia non ha come oggetto la concessione di un finanziamento, ma la tutela del creditore contro il rischio di inadempimento. Il negozio in questione non eroga nuova liquidità al cessionario; piuttosto, assicura il recupero di un credito già esistente (quello derivante dal contratto di leasing).

Poiché l’operazione non si traduce in una nuova disponibilità finanziaria per l’impresa, viene a mancare il presupposto essenziale per l’applicazione del trattamento fiscale di favore. La Corte sottolinea che, stante l’assenza di natura creditizia o finanziaria, tali cessioni non beneficiano dell’imposta sostitutiva, ma scontano l’imposta di registro in misura proporzionale (0,50%) ai sensi dell’art. 6 della tariffa allegata al D.P.R. n. 131/1986.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso e impone alle imprese la massima attenzione nella strutturazione delle garanzie collegate a contratti di finanziamento. La decisione implica che la sola connessione con un’operazione di finanziamento non è sufficiente per estendere automaticamente il beneficio fiscale a tutti gli atti collegati. Le garanzie, sebbene funzionali al finanziamento, mantengono una loro autonomia fiscale se non comportano un’effettiva erogazione di nuova finanza. Di conseguenza, le aziende devono preventivare l’onere dell’imposta di registro per le cessioni di credito stipulate a scopo di garanzia, evitando interpretazioni estensive della normativa che potrebbero portare a contenziosi con il Fisco.

Una cessione di credito effettuata per garantire il pagamento dei canoni di un leasing può beneficiare dell’imposta sostitutiva?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’imposta sostitutiva si applica solo alle operazioni che forniscono nuova liquidità finanziaria per investimenti. Una cessione a scopo di garanzia non ha questa finalità e, pertanto, è esclusa dal beneficio.

Qual è il principio fondamentale per l’applicazione delle agevolazioni fiscali sui finanziamenti secondo la sentenza?
Il principio fondamentale, ovvero la ratio legis, è favorire gli investimenti produttivi. L’agevolazione è concessa solo quando un’operazione finanziaria si traduce concretamente nella possibilità per l’impresa di ottenere nuovo denaro da destinare a tali investimenti.

Quale imposta si applica alla cessione del credito a scopo di garanzia che non rientra nel regime agevolato?
La cessione del credito a scopo di garanzia è soggetta all’imposta di registro in misura proporzionale, con un’aliquota dello 0,50%, come previsto dall’art. 6 della tariffa, parte prima, annessa al D.P.R. n. 131/1986.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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