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Cessione d’azienda: l’art. 20 TUR non si applica all’IVA

Una società contribuente ha impugnato un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate aveva riqualificato una serie di negozi giuridici (affitto d’azienda, contratto estimatorio, etc.) come un’unica cessione d’azienda, applicando le relative imposte (IRES, IRAP, IVA). La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo un principio fondamentale: l’art. 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (TUR), che permette di interpretare gli atti in base alla loro natura economica reale, non può essere utilizzato per accertamenti in materia di IVA. La valutazione di un’operazione ai fini IVA deve seguire i propri principi, distinti da quelli dell’imposta di registro. La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cessione d’azienda: la Cassazione fissa i paletti tra Imposta di Registro e IVA

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale in materia fiscale: la riqualificazione di una serie di atti come un’unica cessione d’azienda ai fini IVA non può basarsi sull’articolo 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (TUR). Questa decisione segna un confine netto tra l’ambito applicativo di due imposte fondamentali, l’IVA e l’imposta di registro, con importanti implicazioni per le operazioni commerciali complesse.

I Fatti di Causa: una serie di contratti sotto la lente del Fisco

Il caso trae origine da tre avvisi di accertamento per IRES, IRAP e IVA notificati a una società. L’Agenzia delle Entrate aveva contestato una serie di operazioni negoziali (un contratto di affitto di azienda con preliminare di vendita, un contratto estimatorio e un contratto di cessione d’azienda) stipulate tra la società contribuente e un’altra impresa. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, questi atti, sebbene formalmente distinti, costituivano nel loro insieme un’unica operazione economica: una cessione d’azienda fin dall’origine. Di conseguenza, il Fisco ha riqualificato l’operazione, con le relative conseguenze in termini impositivi.

La Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente dato ragione alla società, ma la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di secondo grado avevano fondato la loro decisione proprio sull’articolo 20 del TUR, sostenendo che tale norma impone di guardare alla “causa reale del negozio” e al risultato economico unitario perseguito dalle parti, al di là della forma dei singoli contratti.

Le Motivazioni della Cassazione: la cessione d’azienda e i limiti dell’art. 20 TUR

La Corte di Cassazione, investita della questione dalla società contribuente, ha cassato la sentenza d’appello, accogliendo il motivo di ricorso principale. Il cuore della decisione risiede in un principio di diritto tanto chiaro quanto fondamentale: l’articolo 20 del TUR è una norma applicabile esclusivamente ai fini dell’imposta di registro, e non può essere estesa per analogia agli accertamenti in materia di IVA.

I giudici supremi hanno evidenziato che la controversia riguardava l’IVA, un’imposta armonizzata a livello europeo con le sue regole e i suoi principi. L’applicazione dell’art. 20 TUR a un contesto IVA è stata ritenuta un errore di diritto. La Corte ha chiarito che, mentre per l’imposta di registro è corretto valutare l’operazione nella sua sostanza economica complessiva, per l’IVA la legittimità dell’accertamento deve essere valutata secondo i principi propri di tale tributo, sia interni che unionali.

In altre parole, la qualificazione di un’operazione come cessione d’azienda ai fini IVA deve avvenire attraverso una “valutazione globale di tutte le circostanze del caso di specie”, ma senza applicare i limiti probatori e i criteri interpretativi previsti dall’art. 20 TUR, che sono specifici per un’altra imposta. La sentenza impugnata è stata quindi annullata perché basata su un presupposto giuridico errato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza il principio di specificità e autonomia dei singoli tributi. Per le imprese e i professionisti, le implicazioni sono significative:

1. Certezza del Diritto: Viene stabilito un confine chiaro: l’interpretazione antielusiva prevista dall’art. 20 TUR non è uno strumento universale a disposizione del Fisco, ma è confinata al suo ambito naturale, quello dell’imposta di registro.
2. Pianificazione Fiscale: Le aziende che strutturano operazioni complesse attraverso più negozi giuridici collegati devono essere consapevoli che, ai fini IVA, la valutazione non seguirà i rigidi schemi dell’art. 20 TUR, ma richiederà un’analisi complessiva dei fatti basata sui principi dell’IVA.
3. Contenzioso Tributario: La decisione fornisce un’importante argomentazione difensiva per i contribuenti che si vedono contestare operazioni in materia di IVA sulla base di una riqualificazione fondata sull’art. 20 TUR.

In conclusione, la Corte ha ordinato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado di riesaminare il caso, ma questa volta applicando i corretti principi in materia di IVA, senza poter ricorrere alla scorciatoia interpretativa dell’art. 20 TUR.

È possibile per il Fisco riqualificare una serie di contratti collegati come un’unica cessione d’azienda?
Sì, è possibile. Tuttavia, la Corte di Cassazione chiarisce che gli strumenti e i principi giuridici da utilizzare per questa riqualificazione variano a seconda dell’imposta in questione. Per l’IVA, la valutazione deve basarsi sui principi specifici di tale imposta e su un’analisi globale delle circostanze, non sull’art. 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro.

L’articolo 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (TUR) si applica anche per l’accertamento dell’IVA?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito in modo netto che l’art. 20 TUR è una norma specifica per l’imposta di registro e non è applicabile agli accertamenti in materia di IVA. La sua applicazione in un contesto IVA costituisce un errore di diritto.

Quale principio ha stabilito la Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte ha affermato il principio di autonomia tra le diverse imposte. Ha stabilito che l’accertamento diretto a qualificare un’operazione economica (come una cessione d’azienda) ai fini IVA deve essere condotto attraverso una valutazione globale di tutte le circostanze del caso, applicando i principi interni e unionali propri dell’IVA, senza fare ricorso ai limiti probatori e ai criteri interpretativi previsti dall’art. 20 TUR.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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