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Cessazione materia del contendere: accordo e spese

Un istituto religioso e un’amministrazione comunale, in lite per avvisi di accertamento ICI, hanno raggiunto un accordo stragiudiziale. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, estinguendo il giudizio. Le spese di lite sono state compensate tra le parti, escludendo l’applicazione del doppio contributo unificato.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cessazione Materia del Contendere: Come un Accordo Mette Fine alla Lite Tributaria

La risoluzione delle controversie non passa sempre attraverso una sentenza. Spesso, le parti trovano più vantaggioso raggiungere un accordo per porre fine a un lungo e costoso contenzioso. L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un accordo stragiudiziale porti alla cessazione della materia del contendere, estinguendo di fatto il processo. Analizziamo come la Corte di Cassazione ha gestito un caso di natura tributaria risolto bonariamente tra un istituto religioso e un’amministrazione comunale.

I Fatti del Contenzioso Tributario

La vicenda trae origine da alcuni avvisi di accertamento per l’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) relativi alle annualità 2010 e 2011, emessi da un’amministrazione comunale nei confronti di un istituto religioso. Gli immobili oggetto della tassazione erano adibiti a uso scolastico e a case per ferie.
L’istituto aveva impugnato gli avvisi, ma il ricorso era stato rigettato in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente accolto l’appello dell’istituto. Non soddisfatto della decisione, l’ente religioso aveva proposto ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

L’Accordo e la Conseguente Cessazione Materia del Contendere

Il punto di svolta del procedimento è avvenuto al di fuori delle aule giudiziarie. Le parti, infatti, hanno formalizzato un accordo stragiudiziale per definire l’intero e cospicuo contenzioso pendente tra loro, includendo esplicitamente anche il giudizio in corso davanti alla Cassazione.
L’istituto religioso ha quindi depositato una comunicazione formale alla Corte, informandola dell’avvenuta cessazione della materia del contendere e chiedendo la dichiarazione di estinzione del giudizio. A riprova dell’accordo, sono state depositate le copie dei pagamenti delle prime rate e il testo dell’accordo stesso, che prevedeva anche la compensazione delle spese di lite.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Preso atto dell’accordo raggiunto tra le parti, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che accogliere la richiesta congiunta. Le motivazioni della decisione sono lineari e si basano su un principio fondamentale del diritto processuale: il giudice è chiamato a decidere su una controversia esistente. Se la controversia viene meno perché le parti si sono accordate, cessa anche la funzione del processo.
La Corte ha quindi dichiarato estinto il giudizio di cassazione per intervenuta cessazione della materia del contendere. Coerentemente con quanto pattuito nell’accordo, ha disposto la compensazione delle spese di lite, stabilendo che ogni parte sostenesse i propri costi legali. Infine, la Corte ha specificato un’importante conseguenza di questo esito: l’esclusione dell’applicabilità dell’ulteriore contributo unificato. Questa sanzione, prevista dall’art. 13, comma 1 quater, del D.P.R. 115/2002, si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso, non quando il giudizio si conclude con un esito conciliativo come in questo caso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza evidenzia l’importanza e l’efficacia degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, anche in ambito tributario. La decisione conferma che un accordo stragiudiziale è pienamente idoneo a far cessare un contenzioso, anche quando questo è pendente davanti al massimo organo della giurisdizione. Le implicazioni pratiche sono significative: le parti evitano i tempi e i costi di un ulteriore grado di giudizio, ottengono una soluzione certa e condivisa, e la parte ricorrente evita il rischio di dover pagare il doppio del contributo unificato in caso di sconfitta. Si tratta di un incentivo implicito alla conciliazione, che alleggerisce il carico dei tribunali e fornisce una risposta più rapida ed efficiente alle esigenze delle parti.

Cosa succede a un processo se le parti trovano un accordo?
Quando le parti risolvono la loro controversia con un accordo stragiudiziale, il giudice dichiara la “cessazione della materia del contendere”, che porta all’estinzione del processo perché non esiste più un conflitto da decidere.

In caso di accordo che estingue il giudizio, chi paga le spese legali?
In questa circostanza, la Corte ha disposto la compensazione delle spese di lite, conformemente a quanto stabilito dalle parti stesse nel loro accordo stragiudiziale. Ciò significa che ciascuna parte ha sostenuto i propri costi legali.

Se un ricorso si estingue per accordo, si deve pagare il contributo unificato aggiuntivo?
No. La Corte ha chiarito che l’esito conciliativo del giudizio esclude l’applicazione dell’ulteriore contributo unificato (il cosiddetto “raddoppio del contributo”), previsto dalla legge solo per i casi in cui il ricorso viene integralmente respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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