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Cessazione materia del contendere: accordo e autotutela

Una società di servizi idrici e l’Amministrazione Finanziaria risolvono una controversia fiscale su IRAP e ammortamenti. A seguito di un accordo e di un provvedimento di autotutela, la Cassazione dichiara la cessazione della materia del contendere, compensando le spese legali.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cessazione della Materia del Contendere: Quando l’Accordo tra Fisco e Contribuente Chiude il Processo

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come una complessa controversia fiscale possa trovare una soluzione al di fuori delle aule di tribunale, portando alla cessazione della materia del contendere. La Corte di Cassazione, prendendo atto di un accordo intervenuto tra le parti, ha dichiarato estinto il giudizio, delineando importanti principi sulla risoluzione delle liti e sulle conseguenze in termini di spese e oneri processuali. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: La Controversia su IRAP e Ammortamenti

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Amministrazione Finanziaria a una società di servizi idrici. L’ente impositore contestava, ai fini IRAP per l’anno d’imposta 2007, la deduzione di maggiori ammortamenti. Secondo l’Amministrazione, tali ammortamenti derivavano da un vantaggio fiscale indebito, ottenuto in occasione del conferimento di un’azienda.

La società contribuente aveva impugnato l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano confermato la pretesa del fisco. Di conseguenza, la società aveva proposto ricorso per cassazione, affidandosi a cinque motivi di diritto, mentre l’Amministrazione Finanziaria aveva risposto con un controricorso.

La Svolta: L’Accordo e il Provvedimento di Autotutela

Il punto di svolta del processo è avvenuto quando le parti, pendente il giudizio in Cassazione, hanno deciso di risolvere la controversia in via stragiudiziale. Il 29 novembre 2018, infatti, è stato siglato un accordo definitorio. In esecuzione di tale accordo, l’Amministrazione Finanziaria ha esercitato il proprio potere di autotutela, emettendo un provvedimento che rideterminava il debito fiscale della società. Una volta che la contribuente ha adempiuto al pagamento del nuovo importo, è venuto meno l’oggetto stesso della lite.

Le parti hanno quindi depositato un’istanza congiunta in Cassazione, chiedendo ai giudici di dichiarare l’estinzione del processo per intervenuta cessazione della materia del contendere.

La Decisione della Cassazione: Analisi della cessazione materia del contendere

La Suprema Corte ha accolto l’istanza congiunta delle parti. I giudici hanno sottolineato che il processo tributario, come disciplinato dall’art. 46 del D.Lgs. 546/1992, si estingue in tutti i casi in cui cessa la materia del contendere. Questa situazione si verifica quando accadimenti esterni al processo, come un accordo tra le parti o un atto di autotutela dell’amministrazione, incidono sul diritto controverso e fanno svanire l’interesse delle parti a ottenere una sentenza nel merito.

Nel caso specifico, l’accordo definitorio, il successivo provvedimento di autotutela e il pagamento del dovuto hanno prodotto proprio questo effetto: la controversia originaria non esisteva più, rendendo inutile una pronuncia della Corte.

Le Motivazioni

La Corte fonda la sua decisione sulla constatazione oggettiva che i fatti sopravvenuti hanno pienamente soddisfatto le pretese e risolto i punti di disaccordo. L’accordo e il conseguente atto di autotutela non sono semplici eventi, ma atti giuridici che hanno modificato la realtà sostanziale, eliminando la ragione stessa del contendere. Di fronte a tale situazione, il giudice non può che prenderne atto e dichiarare formalmente l’estinzione del giudizio. La decisione si allinea a un principio di economia processuale, evitando di impegnare risorse giudiziarie per una lite ormai priva di oggetto.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono significative. In primo luogo, essa conferma la validità e l’efficacia degli strumenti deflattivi del contenzioso, come gli accordi tra fisco e contribuente. In secondo luogo, la Corte ha stabilito che le spese legali, su richiesta congiunta delle parti, devono essere interamente compensate, riconoscendo che la soluzione è frutto della volontà di entrambe. Infine, e di notevole importanza, è stato chiarito che la cessazione della materia del contendere non comporta l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato. Tale sanzione, come precisato richiamando un precedente (Cass. n. 10140/2020), ha natura eccezionale e si applica solo nei casi tassativi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non può essere estesa a situazioni diverse come quella in esame.

Cosa significa ‘cessazione della materia del contendere’ in un processo tributario?
Significa che il processo si estingue perché, a seguito di eventi accaduti dopo il suo inizio (come un accordo tra le parti o un atto di autotutela dell’amministrazione), non esiste più un reale interesse a ottenere una decisione dal giudice, in quanto la controversia è stata risolta.

Se un processo in Cassazione si chiude per cessazione della materia del contendere, le spese legali come vengono regolate?
In questo caso, la Corte, su richiesta congiunta delle parti, ha disposto l’integrale compensazione delle spese. Ciò significa che ciascuna parte si fa carico dei propri costi legali, poiché la risoluzione è derivata da un accordo comune.

In caso di cessazione della materia del contendere, bisogna pagare l’ulteriore importo del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che non sussistono i presupposti per questo versamento. L’obbligo di pagare un importo aggiuntivo si applica solo nei casi specifici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non può essere esteso a questa diversa ipotesi di chiusura del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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