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Cessazione materia contendere: accordo e autotutela

La Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in un caso tributario. Una società e l’Agenzia Fiscale avevano raggiunto un accordo transattivo, seguito da un provvedimento di autotutela dell’Amministrazione che ha rideterminato e incassato il debito. La Corte ha confermato che tali eventi fanno venir meno l’interesse delle parti a proseguire il giudizio, portando alla sua estinzione e alla compensazione delle spese, senza l’obbligo di versare un ulteriore contributo unificato.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cessazione materia del contendere: quando l’accordo chiude il processo

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come gli strumenti deflattivi del contenzioso, come gli accordi tra contribuente e Fisco, possano portare alla cessazione della materia del contendere, risolvendo la lite in modo definitivo prima di una sentenza di merito. Questo principio, fondamentale nel diritto processuale tributario, si manifesta quando eventi esterni al processo fanno venir meno l’interesse delle parti a proseguire la causa. Analizziamo come la Corte di Cassazione ha applicato tale principio in un caso concreto.

I fatti di causa

Una società operante nel settore idrico aveva impugnato un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava, per l’anno d’imposta 2009, l’indebita deduzione di maggiori ammortamenti. Secondo il Fisco, tali costi erano fittizi e derivavano da un’operazione di conferimento d’azienda volta a creare un vantaggio fiscale illecito.

La controversia era giunta fino in Cassazione, dopo che la Commissione Tributaria Regionale aveva confermato la legittimità dell’accertamento. Durante il giudizio di legittimità, però, lo scenario è radicalmente cambiato.

L’accordo e la richiesta di estinzione

Le parti in causa hanno informato la Corte di aver raggiunto un accordo definitorio il 29 novembre 2018. In seguito a tale accordo, l’Agenzia Fiscale ha emesso un provvedimento in autotutela, rideterminando il debito fiscale della società. Una volta che la società ha provveduto al pagamento dell’importo ricalcolato, entrambe le parti hanno depositato un’istanza congiunta per chiedere alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio, essendo venuta meno la ragione stessa del contendere.

La decisione della Corte sulla cessazione della materia del contendere

La Suprema Corte ha accolto l’istanza congiunta, basando la sua decisione sull’analisi degli eventi sopravvenuti che hanno risolto la lite al di fuori delle aule di giustizia.

Le motivazioni

I giudici hanno richiamato l’articolo 46 del D.Lgs. 546/1992, il quale prevede che il processo tributario si estingue, tra le altre cause, per cessazione della materia del contendere. Questa si verifica quando sorgono fatti che eliminano l’interesse delle parti a ottenere una pronuncia giurisdizionale, perché la loro posizione giuridica è stata soddisfatta o modificata in altro modo.

Nel caso specifico, la sequenza dei fatti è stata determinante:

1. Accordo Definitorio: Le parti hanno trovato un punto d’incontro sulla pretesa fiscale.
2. Provvedimento in Autotutela: L’Amministrazione Finanziaria ha formalizzato l’accordo, annullando parzialmente il proprio atto impositivo originario e rideterminando il debito.
3. Adempimento: Il contribuente ha saldato il debito così come rinegoziato.

Questa concatenazione di eventi ha reso inutile la prosecuzione del giudizio. La Corte ha quindi dichiarato cessata la materia del contendere e, su richiesta congiunta delle parti, ha disposto la totale compensazione delle spese legali.

Un ultimo punto rilevante toccato dall’ordinanza riguarda il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115/2002, non si applica in questo caso. Tale norma, di natura eccezionale e sanzionatoria, opera solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, non in ipotesi di estinzione del giudizio per cause diverse come la cessazione della materia del contendere.

Le conclusioni

Questa pronuncia ribadisce l’importanza e l’efficacia degli accordi tra Fisco e contribuente come strumento per risolvere le controversie tributarie. La cessazione della materia del contendere non è solo un istituto processuale, ma rappresenta la logica conseguenza di una gestione costruttiva della lite, dove l’Amministrazione, tramite l’autotutela, e il contribuente, attraverso l’adempimento, trovano una soluzione che rende superflua la decisione del giudice. La decisione della Corte conferma inoltre una corretta interpretazione restrittiva delle norme sanzionatorie, escludendo oneri aggiuntivi per il contribuente quando il processo si conclude positivamente con un accordo.

Cosa succede a un processo tributario se le parti trovano un accordo?
Se le parti raggiungono un accordo che risolve la controversia (ad esempio, tramite un provvedimento di autotutela dell’Amministrazione e il successivo pagamento del contribuente), il giudice dichiara la cessazione della materia del contendere e il processo si estingue.

Che cos’è la ‘cessazione della materia del contendere’?
È una causa di estinzione del processo che si verifica quando, per eventi accaduti dopo l’inizio della causa, viene meno l’interesse delle parti a una decisione del giudice, poiché la lite è stata risolta in altro modo.

Se un ricorso si estingue per accordo, si deve pagare un contributo unificato aggiuntivo?
No. L’ordinanza chiarisce che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non quando il processo si estingue per cessazione della materia del contendere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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