LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cessata materia del contendere: il caso in Cassazione

Un contribuente impugnava diverse intimazioni di pagamento. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, ricorreva in Cassazione. Durante il procedimento, aderiva a due diverse forme di definizione agevolata per sanare i debiti oggetto della causa. Di conseguenza, sia il contribuente che l’Agenzia delle Entrate chiedevano alla Corte di chiudere il caso. La Corte di Cassazione ha dichiarato la cessata materia del contendere per sopravvenuta carenza di interesse, compensando le spese legali tra le parti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cessata materia del contendere: la fine del processo tributario

Quando un contenzioso fiscale arriva fino in Corte di Cassazione, l’esito sembra ormai affidato unicamente all’interpretazione della legge. Tuttavia, esistono eventi che possono cambiare radicalmente il corso del giudizio, portando alla sua conclusione anticipata. Un esempio emblematico è la cessata materia del contendere, una formula giuridica che sancisce la fine di una disputa quando le ragioni stesse del conflitto vengono meno. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci mostra come l’adesione a una definizione agevolata possa portare proprio a questo risultato.

I Fatti del Caso: Dalle Intimazioni di Pagamento al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine dall’impugnazione, da parte di un contribuente, di una serie di intimazioni di pagamento relative a diverse annualità d’imposta. Il contribuente lamentava principalmente la mancata notifica delle cartelle di pagamento originarie e un difetto di motivazione degli atti ricevuti.

Tuttavia, le sue ragioni non venivano accolte né in primo grado, presso la Commissione Tributaria Provinciale, né in secondo grado, davanti alla Commissione Tributaria Regionale. Ritenendo errata la sentenza d’appello, il contribuente decideva di proseguire la sua battaglia legale presentando ricorso alla Corte di Cassazione.

La Svolta: L’Adesione alla Definizione Agevolata

Mentre il giudizio pendeva davanti alla Suprema Corte, si verificava un evento determinante. Il contribuente decideva di avvalersi degli strumenti di pacificazione fiscale messi a disposizione dal legislatore. Nello specifico, attivava due diverse procedure:

1. La cosiddetta “rottamazione ter” (prevista dal D.L. n. 119/2018) per una delle cartelle oggetto di causa.
2. Una speciale “definizione per estinzione” (prevista dalla Legge n. 145/2018), riservata a persone fisiche in difficoltà economica, per le restanti cartelle.

Avendo intrapreso la strada della definizione agevolata e avendo iniziato a pagare le rate dovute, il contribuente depositava un’istanza in Cassazione chiedendo di dichiarare la cessata materia del contendere, affermando esplicitamente di non avere più interesse a proseguire il giudizio. Anche l’Agenzia delle Entrate – Riscossione, preso atto dell’annullamento delle partite debitorie a seguito dell’adesione, chiedeva l’estinzione del giudizio.

La Decisione della Corte sulla cessata materia del contendere

Di fronte alle richieste conformi di entrambe le parti, la Corte di Cassazione non ha potuto che prenderne atto. I giudici hanno osservato come dalle istanze presentate si desumesse una sopravvenuta carenza di interesse a una decisione nel merito. La lite, di fatto, non esisteva più, essendo stata risolta attraverso gli strumenti della definizione agevolata.

La Corte ha quindi formalmente dichiarato la cessata materia del contendere, ponendo fine al processo. Questa decisione ha avuto importanti conseguenze anche su due aspetti accessori ma rilevanti: le spese legali e il contributo unificato.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione principale della decisione risiede nella constatazione che l’oggetto stesso della lite era venuto meno. Con l’adesione del contribuente alle procedure di definizione agevolata e il conseguente annullamento dei debiti da parte dell’Agenzia, non vi era più alcuna pretesa da far valere in giudizio. L’interesse ad agire, condizione fondamentale per ogni azione legale, era chiaramente svanito per entrambe le parti.

In secondo luogo, riguardo alle spese legali, la Corte ha accolto la richiesta congiunta delle parti di compensare le spese. Ciò significa che ogni parte ha sostenuto i propri costi legali, una soluzione equa data la risoluzione extragiudiziale della controversia.

Infine, la Corte ha escluso l’applicazione della norma che prevede il raddoppio del contributo unificato a carico del ricorrente in caso di esito negativo dell’impugnazione. I giudici hanno sottolineato che tale norma ha natura sanzionatoria e va interpretata restrittivamente, applicandosi solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non in un caso come questo di estinzione del giudizio per cessata materia del contendere.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre uno spunto pratico di grande importanza. Dimostra come l’adesione a strumenti di definizione agevolata, come la rottamazione, possa rappresentare non solo un modo per risolvere un debito fiscale a condizioni vantaggiose, ma anche una strategia efficace per porre fine a un contenzioso pendente, anche in fase di legittimità. La dichiarazione di cessata materia del contendere permette di chiudere definitivamente la partita, spesso con il vantaggio della compensazione delle spese legali, evitando così i costi e le incertezze di una decisione finale.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce a una ‘rottamazione’ delle cartelle?
Il processo può essere dichiarato estinto per ‘cessata materia del contendere’. Questo accade quando, a seguito dell’adesione alla definizione agevolata, entrambe le parti riconoscono di non avere più interesse a una decisione da parte del giudice, poiché la lite è stata di fatto risolta.

Chi paga le spese legali in caso di cessata materia del contendere?
Nel caso specifico, su richiesta congiunta delle parti, la Corte ha disposto la compensazione delle spese di lite. Questo significa che ogni parte ha sostenuto i propri costi legali, senza che una dovesse rimborsare l’altra. Questa è una soluzione comune quando la controversia si chiude per accordo o per eventi sopravvenuti.

In caso di cessazione della materia del contendere, il ricorrente deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Non si applica, invece, quando il giudizio si estingue per cessata materia del contendere, dato l’esito non sfavorevole per il ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati