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Cedolare secca uso foresteria: la Cassazione dubita

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha messo in discussione l’applicabilità del regime fiscale della cedolare secca uso foresteria. Il caso riguarda una locatrice, persona fisica, che aveva affittato un immobile ad uso abitativo a un ente universitario per alloggiare il proprio personale. A fronte di precedenti sentenze favorevoli, la Sezione Tributaria ha sollevato dubbi interpretativi sulla natura del contratto e sulla possibilità di estendere il beneficio fiscale quando l’inquilino agisce nell’esercizio della propria attività d’impresa. La questione, data la sua rilevanza, è stata rimessa alla decisione delle Sezioni Unite.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cedolare Secca Uso Foresteria: La Cassazione Rimette la Questione alle Sezioni Unite

L’applicazione della cedolare secca uso foresteria è di nuovo al centro del dibattito giurisprudenziale. Con una recente ordinanza interlocutoria, la Sezione Tributaria della Corte di Cassazione ha sollevato importanti dubbi sulla possibilità di applicare il regime fiscale agevolato ai contratti di locazione stipulati con un inquilino che agisce nell’ambito della propria attività d’impresa, come un’azienda o un ente. Questa mossa rimette in discussione un orientamento che sembrava consolidato e affida la parola definitiva alle Sezioni Unite.

I Fatti del Caso: Locazione a un Ente Universitario

Il caso esaminato dalla Suprema Corte origina da una controversia tra una contribuente, persona fisica, e l’Agenzia delle Entrate. La contribuente aveva concesso in locazione un proprio immobile ad uso abitativo a un noto ente universitario. Il contratto prevedeva esplicitamente che l’immobile fosse destinato ad alloggio temporaneo per il personale dell’ente, configurando così un classico contratto per “uso foresteria”.

Al momento della dichiarazione dei redditi, la locatrice aveva scelto di avvalersi del regime della cedolare secca, ritenendolo applicabile. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha contestato tale scelta, emettendo avvisi di liquidazione per il pagamento dell’imposta di registro non versata, sostenendo che la natura del conduttore (un ente che esercita attività d’impresa) e la finalità del contratto escludessero l’accesso al regime agevolato.

La Questione Giuridica e i Dubbi della Sezione Tributaria

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione dell’articolo 3 del D.Lgs. 23/2011, che istituisce la cedolare secca. La norma, al comma 6, esclude dal beneficio le “locazioni di unità immobiliari ad uso abitativo effettuate nell’esercizio di una attività d’impresa, o di arti e professioni”.

In passato, la stessa Cassazione (con la sentenza n. 12395/2024) aveva stabilito che tale esclusione si riferisse unicamente all’attività del locatore. Di conseguenza, se il proprietario era una persona fisica che non agiva in regime d’impresa, poteva applicare la cedolare secca, a prescindere dalla natura del conduttore.

L’ordinanza in commento, però, si discosta da questa interpretazione, sollevando dubbi fondati che ne minano la solidità. I giudici osservano che il contratto di uso foresteria non è una semplice locazione abitativa. Esso presenta una causa atipica, funzionale a soddisfare esigenze “produttive” e organizzative del conduttore. Si realizza una dissociazione strutturale tra chi stipula il contratto (l’ente) e chi utilizza effettivamente l’immobile (il dipendente o collaboratore).

L’Applicabilità della Cedolare Secca Uso Foresteria: Analisi dell’Ordinanza

L’ordinanza analizza in profondità la natura del contratto di cedolare secca uso foresteria. La Corte sottolinea come la finalità del negozio non sia soddisfare un’esigenza abitativa diretta del conduttore, ma quella di fornire un benefit o un alloggio di servizio a terzi. Questo, secondo i giudici, avvicina l’operazione a una logica aziendale, difficilmente compatibile con la ratio della cedolare secca, nata per far emergere il “nero” nelle locazioni tra privati.

Inoltre, il Collegio valorizza gli interventi legislativi successivi, che hanno introdotto specifiche deroghe per ammettere la cedolare secca in casi particolari (es. locazioni a cooperative che sublocano a studenti universitari). La presenza di tali eccezioni, secondo la Corte, rafforza l’idea che la regola generale sia restrittiva e non ammetta l’applicazione del beneficio quando una delle parti agisce in un contesto imprenditoriale, salvo diversa ed espressa previsione.

Le Motivazioni dell’Ordinanza

Le motivazioni che hanno spinto la Sezione Tributaria a rimettere la questione alle Sezioni Unite sono molteplici e articolate.

In primo luogo, si evidenzia la natura del contratto di foresteria come negozio dalla causa “aziendale”. L’operazione è funzionale all’organizzazione d’impresa del conduttore e non a un’esigenza abitativa in senso stretto.

In secondo luogo, viene dato rilievo alla formulazione letterale del comma 6 dell’art. 3, che parla di locazioni “effettuate nell’esercizio” di un’attività d’impresa. Questa locuzione, secondo la nuova lettura, potrebbe riferirsi all’intero rapporto contrattuale e non solo alla posizione del locatore, postulando che nessuna delle parti debba agire in veste imprenditoriale.

Infine, la Corte considera il quadro normativo complessivo, incluse le norme sulle locazioni brevi e quelle che hanno esteso il regime ad alcune locazioni commerciali (C/1). Questi interventi selettivi suggeriscono una volontà del legislatore di circoscrivere puntualmente l’ambito applicativo del regime, escludendo interpretazioni estensive o analogiche che ne snaturerebbero la funzione originaria.

Le Conclusioni: Rimessione alle Sezioni Unite e Implicazioni Future

In conclusione, l’ordinanza non decide la controversia ma la sospende, ritenendo opportuno un intervento chiarificatore delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. La difformità interpretativa interna alla stessa Sezione, unita alla rilevanza economica e giuridica della questione, ha reso necessario questo passo.

L’esito della decisione delle Sezioni Unite avrà un impatto significativo per un vasto numero di contribuenti. Se dovesse prevalere l’interpretazione restrittiva, molti proprietari che hanno affittato a società e altri enti per uso foresteria potrebbero vedere la loro scelta fiscale contestata. Al contrario, una conferma dell’orientamento precedente solidificherebbe un importante principio a favore dei locatori. In attesa del verdetto, l’incertezza regna sovrana.

È possibile applicare la cedolare secca se l’inquilino è una società che usa l’immobile per i suoi dipendenti (uso foresteria)?
Al momento la questione è incerta. Sebbene precedenti sentenze lo avessero permesso, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha sollevato forti dubbi e ha rimesso la decisione finale alle Sezioni Unite. Fino alla loro pronuncia, non vi è una risposta definitiva.

Perché la Corte di Cassazione ha sollevato dubbi su un principio che sembrava consolidato?
La Corte ha ritenuto che il contratto per uso foresteria abbia una natura “aziendale” più che abitativa, poiché è funzionale all’attività d’impresa del conduttore. Questa caratteristica, insieme a un’interpretazione più restrittiva della normativa e dei suoi successivi emendamenti, ha portato a riconsiderare se il beneficio fiscale, pensato per le locazioni tra privati, possa applicarsi in questo contesto.

Cosa sono le Sezioni Unite e perché questo caso è stato rimesso a loro?
Le Sezioni Unite sono il massimo organo collegiale della Corte di Cassazione, con il compito di risolvere le questioni di maggiore importanza o di sanare i contrasti interpretativi tra le diverse sezioni della Corte. Il caso è stato rimesso a loro data la rilevanza della questione, le sue ampie conseguenze pratiche e la presenza di interpretazioni divergenti all’interno della stessa Sezione Tributaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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