LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cedolare secca: sì anche se l’inquilino è un’impresa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12076/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di cedolare secca. Il regime fiscale agevolato è applicabile anche quando l’immobile ad uso abitativo è locato a un’impresa, un professionista o un ente non commerciale, come una fondazione. La Corte ha chiarito che la norma di esclusione si riferisce solo al locatore che agisce nell’esercizio di un’attività d’impresa, e non allo status dell’inquilino. Pertanto, un proprietario privato può sempre optare per la cedolare secca, a condizione che l’uso dell’immobile rimanga abitativo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cedolare secca: via libera anche se l’inquilino è un’impresa

La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza di grande importanza per i proprietari di immobili, chiarendo definitivamente i requisiti per l’applicazione della cedolare secca. Con la pronuncia n. 12076 del 2025, i giudici hanno stabilito che il regime fiscale agevolato è valido anche se l’inquilino (conduttore) è un’impresa, un professionista o un ente non profit, a patto che l’immobile sia utilizzato per scopi abitativi. Questa decisione pone fine a un’incertezza interpretativa spesso sollevata dall’Agenzia delle Entrate.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente, proprietario di un immobile. L’Agenzia contestava l’indebita applicazione del regime della cedolare secca a un contratto di locazione stipulato con una fondazione. Secondo l’amministrazione finanziaria, l’agevolazione non era applicabile poiché l’ente conduttore svolgeva un’attività di natura commerciale (nella fattispecie, ‘edizione di riviste e periodici’).

Il contribuente ha impugnato l’atto, ottenendo ragione sia in primo grado, presso la Commissione Tributaria Provinciale, sia in appello, davanti alla Commissione Tributaria Regionale. Entrambi i giudici di merito hanno confermato la legittimità dell’operato del locatore. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ha quindi presentato ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

La Questione Giuridica: Chi esclude l’applicazione della cedolare secca?

Il nodo centrale della controversia riguardava l’interpretazione dell’articolo 3 del D.Lgs. n. 23/2011, la norma che istituisce la cedolare secca. In particolare, il dubbio era se l’esclusione dal regime si applicasse solo quando il locatore agisce come impresa o professionista, oppure anche quando a farlo è l’inquilino. L’Agenzia delle Entrate sosteneva questa seconda interpretazione, ritenendo che la natura commerciale del conduttore impedisse l’accesso al beneficio fiscale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, fornendo una lettura chiara e definitiva della normativa. I giudici hanno affermato un principio fondamentale: l’esclusione dall’applicazione della cedolare secca riguarda esclusivamente le locazioni di unità immobiliari ad uso abitativo effettuate dal locatore nell’esercizio di un’attività d’impresa o di arti e professioni.

In altre parole, ciò che conta è lo status del proprietario dell’immobile. Se quest’ultimo è una persona fisica che non affitta l’immobile nell’ambito di un’attività commerciale, può legittimamente optare per la tassazione sostitutiva. La natura del conduttore (sia esso un’impresa, una società, un professionista o una fondazione) è del tutto irrilevante, a condizione che l’immobile sia destinato a un uso abitativo.

La Corte ha specificato che questa interpretazione non è scalfita dal comma 6-bis dello stesso articolo 3, che prevede un caso specifico per locazioni a cooperative o enti non profit che poi sublocano a studenti universitari. Secondo i giudici, tale comma non rappresenta una limitazione, ma un’estensione del beneficio a casistiche particolari, e non contraddice il principio generale. Nel caso di specie, l’immobile era destinato alle esigenze abitative del presidente della fondazione, un utilizzo pienamente compatibile con il regime agevolato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un orientamento favorevole ai contribuenti, offrendo maggiore certezza giuridica. I proprietari di immobili possono ora applicare la cedolare secca con più tranquillità, anche quando stipulano contratti con soggetti titolari di partita IVA, purché l’immobile venga adibito a dimora per dipendenti, collaboratori o amministratori. La decisione ribadisce che il fulcro della norma è incentivare la locazione di immobili abitativi da parte di persone fisiche private, e l’identità dell’inquilino non può rappresentare un ostacolo a questo obiettivo.

È possibile applicare la cedolare secca se l’inquilino è un’impresa o un professionista?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che un locatore (persona fisica che non agisce in regime d’impresa) può optare per la cedolare secca anche se il conduttore (inquilino) è un’impresa, un professionista o un ente che conclude il contratto nell’esercizio della sua attività, a condizione che l’immobile sia destinato a uso abitativo.

A chi si applica l’esclusione dal regime della cedolare secca prevista dalla legge?
L’esclusione si applica unicamente alle locazioni effettuate dal locatore (proprietario) quando agisce nell’esercizio di un’attività d’impresa, di arti o professioni. Lo status giuridico o l’attività svolta dall’inquilino non sono rilevanti ai fini dell’esclusione.

Qual è la condizione fondamentale per poter usufruire della cedolare secca in questi casi?
La condizione essenziale è che l’immobile sia locato per finalità abitative. Non ha importanza se l’inquilino è un’impresa che destina l’immobile all’uso abitativo di un proprio dipendente, collaboratore o, come nel caso esaminato dalla Corte, del presidente di una fondazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati