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Cedolare secca e società: quando è applicabile?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un locatore può usufruire del regime della cedolare secca anche se l’inquilino è una società che affitta l’immobile per le esigenze abitative di un proprio amministratore o dipendente. L’esclusione dal beneficio fiscale si applica solo quando è il locatore stesso ad agire nell’esercizio di un’attività d’impresa o professionale, indipendentemente dalla natura del conduttore. La sentenza chiarisce quindi che il requisito soggettivo ostativo riguarda unicamente il proprietario dell’immobile.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cedolare Secca con Inquilino Società: la Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse per i proprietari di immobili: l’applicazione del regime fiscale della cedolare secca quando il contratto di locazione è stipulato con una società. Molti locatori si sono chiesti se la natura imprenditoriale dell’inquilino potesse precludere l’accesso a questo vantaggioso regime agevolato. La Corte, con una decisione netta, ha chiarito che il focus della normativa è sul locatore, non sul conduttore.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Cedolare Secca

Il caso ha origine da due avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un contribuente, proprietario di un immobile. L’Agenzia contestava l’applicazione della cedolare secca per gli anni d’imposta 2015 e 2016, sostenendo la mancanza dei requisiti previsti dalla legge.

Il contratto di locazione era stato concluso con una società a responsabilità limitata per soddisfare le esigenze abitative e familiari dell’amministratore delegato della stessa. Secondo il Fisco, questa circostanza impediva di beneficiare del regime forfettario, portando alla richiesta di una maggiore IRPEF, oltre a sanzioni e interessi.

L’Iter Giudiziario e l’Approdo in Cassazione

Il contribuente ha impugnato gli atti impositivi dinanzi alle Commissioni Tributarie. L’esito nei primi due gradi di giudizio è stato altalenante, con una decisione favorevole per un anno d’imposta e sfavorevole per l’altro. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, unificando i giudizi, ha infine dato ragione all’Agenzia delle Entrate, negando al locatore il diritto alla cedolare secca.

Di fronte a questa decisione, il contribuente ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la violazione e falsa applicazione dell’art. 3 del D.Lgs. n. 23/2011, la norma che istituisce e regola la cedolare secca.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Requisito Riguarda Solo il Locatore

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza d’appello e annullando gli avvisi di accertamento. Il ragionamento dei giudici si fonda su un’interpretazione chiara e lineare della normativa.

La Corte ha ribadito un principio già affermato in precedenza (Cass. n. 12395/2024): l’esclusione dal regime della cedolare secca, prevista dal comma 6 dell’art. 3 del D.Lgs. 23/2011, si applica esclusivamente alle locazioni di unità immobiliari ad uso abitativo effettuate dal locatore nell’esercizio di un’attività d’impresa o di arti e professioni.

In altre parole, il divieto non riguarda la natura del conduttore (l’inquilino). Se il locatore è una persona fisica che non agisce in veste di imprenditore o professionista, può legittimamente optare per la cedolare secca, anche qualora l’inquilino sia una società che destina l’immobile all’uso abitativo di un proprio dipendente o amministratore. L’elemento cruciale è la destinazione d’uso dell’immobile, che deve rimanere abitativa.

Le Conclusioni: Un Chiarimento Fondamentale per i Proprietari

La sentenza rappresenta un punto fermo e fornisce una certezza giuridica importante per i proprietari di immobili. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Focus sul Locatore: Per accedere alla cedolare secca, ciò che conta è che il proprietario sia una persona fisica che concede l’immobile in locazione al di fuori di un’attività di impresa o professionale.
2. Irrilevanza del Conduttore: La natura giuridica dell’inquilino (persona fisica, società, ente) non è di per sé un ostacolo all’applicazione del regime agevolato.
3. Centralità dell’Uso Abitativo: La condizione imprescindibile è che il contratto di locazione preveda e realizzi un utilizzo dell’immobile a scopo residenziale.

Questa pronuncia semplifica il quadro normativo e protegge i locatori da interpretazioni restrittive da parte dell’amministrazione finanziaria, confermando che la ratio della norma è quella di agevolare le locazioni abitative stipulate da privati.

È possibile applicare la cedolare secca se l’inquilino (conduttore) è una società?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che il locatore, se persona fisica che non agisce in regime d’impresa, può optare per la cedolare secca anche se il conduttore è una società, a condizione che l’immobile sia destinato a uso abitativo (ad esempio, per un suo dipendente o amministratore).

Qual è la condizione principale che esclude l’applicazione della cedolare secca?
L’esclusione si applica quando è il locatore (il proprietario) a concedere l’immobile nell’esercizio di una sua attività d’impresa, arte o professione. La natura del conduttore (inquilino) non è rilevante a tal fine.

L’uso effettivo dell’immobile è importante per l’applicazione della cedolare secca?
Sì, è fondamentale. La sentenza sottolinea che il regime agevolato è applicabile perché l’immobile, sebbene locato a una società, era destinato a soddisfare le esigenze abitative di una persona fisica, mantenendo così la sua finalità residenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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