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Canoni non percepiti: tassabili fino alla risoluzione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27550/2024, ha stabilito che i canoni non percepiti per la locazione di immobili commerciali concorrono a formare il reddito imponibile del locatore fino a quando non interviene una risoluzione formale del contratto. Anche se il conduttore è moroso e fallito, il proprietario è tenuto a dichiarare i canoni e a pagarvi le imposte finché un provvedimento del giudice o la registrazione di un accordo risolutivo non pongano fine al rapporto contrattuale. La semplice morosità non è sufficiente a escludere la tassazione.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Canoni non percepiti: quando vanno comunque tassati?

Un incubo per ogni proprietario di immobile: l’inquilino smette di pagare. Oltre al danno economico diretto, si aggiunge una beffa fiscale: dover pagare le tasse su soldi mai incassati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di canoni non percepiti per gli immobili commerciali, chiarendo fino a quando persiste l’obbligo di dichiararli. La questione è cruciale: la semplice morosità dell’inquilino è sufficiente per evitare la tassazione?

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una società proprietaria di un immobile commerciale che, nel 2009, non aveva ricevuto i canoni di locazione a causa della morosità e del successivo fallimento della società conduttrice. La proprietaria, pur avendo avviato le procedure per la risoluzione del contratto, si era vista recapitare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, che contestava la mancata dichiarazione di tali redditi ai fini IRPEF.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla contribuente, sostenendo che i canoni, di fatto mai incassati e relativi a un contratto in via di risoluzione, non potevano concorrere a formare la sua ‘capacità contributiva’. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha impugnato la decisione portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sui canoni non percepiti

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione precedente. Il principio affermato è netto: per i contratti di locazione di immobili a uso non abitativo, i redditi sono tassabili sulla base della maturazione giuridica, ovvero finché il contratto di locazione è legalmente in vigore, a prescindere dall’effettiva percezione dei canoni.

La Corte ha specificato che l’obbligo di dichiarare i canoni cessa solo in due momenti precisi:
1. A seguito di un provvedimento giurisdizionale che dichiari la risoluzione del contratto (come una convalida di sfratto o una sentenza).
2. A seguito della registrazione di un accordo formale di risoluzione tra le parti.

Nel caso specifico, la sentenza che dichiarava risolto il contratto era intervenuta solo nell’ottobre del 2010. Di conseguenza, per l’intero anno d’imposta 2009, il contratto era ancora valido ed efficace, e i relativi canoni, seppur non riscossi, dovevano essere dichiarati e tassati.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale e sulla interpretazione dell’art. 26 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi). La norma stabilisce che i redditi fondiari concorrono a formare il reddito complessivo indipendentemente dalla percezione. Questo criterio, detto di ‘competenza giuridica’, si applica pienamente ai contratti di locazione commerciale.

I giudici hanno sottolineato una distinzione fondamentale rispetto alle locazioni abitative. Per queste ultime, una legge speciale (L. 431/1998) prevede una deroga, consentendo al locatore di non dichiarare i canoni non percepiti a partire dalla data dell’intimazione di sfratto per morosità. Tale eccezione, tuttavia, non è estendibile per analogia alle locazioni commerciali, per le quali vige la regola generale.

Inoltre, la Corte ha evidenziato l’importanza degli adempimenti formali. La risoluzione del contratto, anche se concordata verbalmente o avvenuta per clausola risolutiva espressa, deve essere portata a conoscenza dell’Amministrazione Finanziaria tramite la registrazione. La mancata registrazione rende l’atto inopponibile al fisco, con la conseguenza che l’obbligazione tributaria sui canoni pattuiti persiste.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio severo ma chiaro per i proprietari di immobili commerciali: la lotta contro la morosità deve essere tempestiva non solo per recuperare il credito, ma anche per limitare il danno fiscale. Attendere troppo prima di ottenere una risoluzione formale e registrata del contratto significa continuare a pagare tasse su un reddito inesistente. Per i locatori, è quindi fondamentale agire rapidamente per vie legali al fine di ottenere un provvedimento del giudice che ponga fine al contratto. Solo da quel momento, e non dalla semplice morosità, si potrà legittimamente smettere di dichiarare i canoni non percepiti.

I canoni di locazione di un immobile commerciale non pagati dal conduttore devono essere comunque dichiarati e tassati?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, i canoni derivanti da locazioni commerciali devono essere dichiarati e tassati anche se non percepiti, fino a quando il contratto di locazione non viene formalmente risolto.

Quando cessa l’obbligo di dichiarare i canoni non percepiti per un immobile commerciale?
L’obbligo cessa solo dal momento in cui interviene un provvedimento del giudice che accerta la risoluzione del contratto (ad esempio, una sentenza o una convalida di sfratto) oppure dalla data di registrazione di un accordo di risoluzione consensuale presso l’Agenzia delle Entrate.

La regola per i canoni non percepiti è la stessa per gli immobili ad uso abitativo e quelli commerciali?
No. Per le locazioni ad uso abitativo, una normativa specifica consente di non tassare i canoni non riscossi a partire dalla data di intimazione dello sfratto per morosità. Questa agevolazione non si applica alle locazioni commerciali, per le quali vige la regola generale della tassazione fino alla formale risoluzione del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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