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Canoni non percepiti: quando vanno dichiarati?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 746/2024, ha stabilito che i canoni non percepiti derivanti da locazioni commerciali devono essere comunque dichiarati e tassati fino a quando il contratto non sia formalmente risolto e tale risoluzione registrata. Un accordo privato di risoluzione non registrato non è opponibile all’Amministrazione Finanziaria, poiché la tassazione si basa sulla titolarità del diritto a percepire il canone e non sulla sua effettiva riscossione.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Canoni Non Percepiti: La Cassazione Chiarisce la Tassazione nelle Locazioni Commerciali

Una delle domande più frequenti per i proprietari di immobili commerciali è se sia necessario pagare le tasse sui canoni non percepiti. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito una risposta chiara e rigorosa, ribadendo un principio fondamentale del diritto tributario italiano: per le locazioni ad uso diverso da quello abitativo, l’obbligo di dichiarare i canoni di affitto prescinde dalla loro effettiva riscossione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una contribuente che aveva ricevuto un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2007. L’Agenzia delle Entrate contestava la mancata dichiarazione dei redditi derivanti da un contratto di locazione di un immobile a uso commerciale. La proprietaria si difendeva sostenendo di non aver mai incassato i canoni per quell’anno, a causa dell’inadempienza della società conduttrice, successivamente fallita. A prova di ciò, produceva una scrittura privata datata 10 dicembre 2007 con cui le parti avevano concordato la risoluzione del contratto. Tuttavia, tale accordo era stato registrato solo nel febbraio 2008.

La Tassazione dei Canoni Non Percepiti in Ambito Commerciale

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 26 del T.U.I.R. Questa norma stabilisce che i redditi fondiari concorrono a formare il reddito complessivo indipendentemente dalla loro percezione. Per le locazioni di immobili a uso abitativo, la legge prevede una deroga: i canoni non riscossi non sono soggetti a tassazione a partire dalla conclusione del procedimento di convalida di sfratto per morosità.

Per le locazioni commerciali, invece, questa deroga non si applica. Il principio generale rimane quello della tassazione basata sulla “maturazione” del diritto a percepire il canone, e non sulla sua effettiva entrata nelle casse del locatore. L’obbligo fiscale, quindi, persiste finché il contratto di locazione è legalmente in vigore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della contribuente, confermando la validità dell’accertamento fiscale. I giudici hanno chiarito diversi punti cruciali:

1. Principio di Imputazione del Reddito: Per gli immobili commerciali, il criterio di imputazione del reddito è la titolarità del diritto a percepire il canone, sancito dal contratto di locazione. La mancata riscossione a causa della morosità dell’inquilino non è, di per sé, sufficiente a escludere la tassabilità.

2. Necessità della Risoluzione Formale: L’obbligazione tributaria cessa solo nel momento in cui il contratto di locazione viene meno. Questo può avvenire per scadenza naturale, per una sentenza di risoluzione o per un provvedimento di convalida di sfratto.

3. L’Importanza della Registrazione: Un accordo di risoluzione consensuale, stipulato tramite scrittura privata, non è opponibile all’Amministrazione Finanziaria fino a quando non acquista una “data certa”. Ai sensi dell’art. 2704 del Codice Civile, la data certa per una scrittura privata si ottiene, tra gli altri modi, con la sua registrazione. Nel caso di specie, l’accordo di risoluzione del dicembre 2007 è stato registrato solo nel 2008. Di conseguenza, per l’intero anno fiscale 2007, il contratto di locazione risultava ancora pienamente efficace agli occhi del Fisco, rendendo i relativi canoni, seppur non percepiti, integralmente tassabili.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione rafforza un principio fondamentale per chi possiede immobili commerciali: la gestione fiscale dei contratti di locazione richiede attenzione e tempestività. Non basta un accordo privato con l’inquilino per interrompere l’obbligo di dichiarare i canoni. È indispensabile formalizzare la cessazione del rapporto contrattuale e, soprattutto, registrarla presso l’Agenzia delle Entrate. Solo con la registrazione l’atto diventa opponibile al Fisco, determinando la fine dell’obbligo di tassazione sui canoni maturati da quel momento in poi. Per i locatori, questo significa che, in caso di morosità, è cruciale agire prontamente per la risoluzione formale del contratto al fine di evitare di pagare imposte su redditi mai incassati.

I canoni di locazione commerciale non incassati devono essere dichiarati ai fini fiscali?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, i canoni derivanti da locazioni commerciali costituiscono reddito tassabile anche se non percepiti, fino a quando il contratto di locazione non sia stato formalmente risolto e la risoluzione non sia opponibile all’Amministrazione Finanziaria.

Quando cessa l’obbligo di dichiarare i canoni di una locazione commerciale?
L’obbligo cessa solo quando il contratto di locazione viene legalmente a mancare, ad esempio per scadenza del termine, a seguito di un provvedimento di convalida di sfratto, o tramite un accordo di risoluzione che sia stato regolarmente registrato.

Un accordo privato di risoluzione del contratto non registrato è valido nei confronti del Fisco?
No. Un accordo di risoluzione stipulato con una scrittura privata non è opponibile all’Amministrazione Finanziaria fino a quando non acquisisce una “data certa”, che si ottiene principalmente con la registrazione. Fino a tale momento, l’atto è inefficace nei confronti del Fisco e l’obbligo di dichiarare i canoni persiste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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