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Canoni di locazione non riscossi: quando si pagano?

Una società immobiliare è stata tassata su affitti non pagati. La Corte di Cassazione ha confermato che, per i redditi d’impresa, i canoni di locazione non riscossi devono essere dichiarati secondo il principio di competenza fino alla risoluzione del contratto. Un accordo transattivo successivo è stato ritenuto irrilevante per le imposte già maturate.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Canoni di Locazione non Riscossi: la Regola Fiscale per le Imprese

La gestione dei canoni di locazione non riscossi rappresenta una sfida significativa per le società immobiliari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del diritto tributario: per le imprese, i canoni di locazione concorrono a formare il reddito nell’anno in cui maturano, indipendentemente dal loro effettivo incasso. Analizziamo questa importante decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

Il Caso: Affitti non Pagati e l’Intervento del Fisco

Una società proprietaria di un immobile commerciale si è vista recapitare due avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’amministrazione finanziaria contestava il mancato inserimento, nella dichiarazione dei redditi, dei canoni di locazione relativi all’anno 2009 e al primo trimestre 2010, che la società conduttrice non aveva pagato. Sebbene non incassati, secondo il Fisco quei canoni andavano comunque tassati come ricavi.

La società si è opposta, sostenendo che un accordo successivo, definito “transattivo”, aveva risolto il contratto e che la somma ricevuta era a titolo di risarcimento e non di pagamento dei canoni. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno respinto le ragioni della società, confermando la legittimità degli accertamenti.

La Tassazione dei Canoni di Locazione non Riscossi: il Principio di Competenza

Il fulcro della questione ruota attorno al principio di competenza economica, sancito dall’art. 109 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). A differenza delle persone fisiche (per le quali vige il principio di cassa), le imprese devono tassare i ricavi nel momento in cui il diritto a percepirli sorge giuridicamente, non quando vengono materialmente incassati.

Nel caso dei contratti di locazione, il diritto al canone matura mese per mese. Pertanto, fino a quando il contratto di locazione è in vigore, i canoni maturati sono considerati ricavi e devono essere tassati, anche se l’inquilino è moroso. L’unica via per interrompere questo automatismo fiscale è la formale risoluzione del contratto.

L’Accordo Transattivo è Irrilevante?

La società ricorrente ha basato la sua difesa sulla natura transattiva dell’accordo che ha posto fine al rapporto con l’inquilino. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto i motivi di ricorso inammissibili. I giudici hanno chiarito che la questione non era qualificare l’accordo come transazione, ma stabilire la data di cessazione del contratto.

L’accordo stesso, datato marzo 2010, provava che fino a quel momento il contratto era pienamente valido. Di conseguenza, tutti i canoni maturati fino a quella data costituivano ricavi imponibili per la società proprietaria, in applicazione del principio di competenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi della società per due ragioni principali. In primo luogo, i motivi sollevati non si confrontavano con la motivazione centrale delle sentenze precedenti, ovvero l’applicazione del principio di competenza. La difesa della società si è concentrata sulla natura dell’accordo risolutivo, senza spiegare perché questo avrebbe dovuto modificare la tassabilità dei ricavi già maturati in precedenza.

In secondo luogo, i motivi sono stati giudicati generici. La società lamentava una violazione delle norme sull’interpretazione dei contratti e sulla transazione senza però indicare specificamente quali clausole fossero state male interpretate o in che modo le reciproche concessioni fossero state ignorate. La Corte ha ricordato che non è suo compito riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto.

Le Conclusioni: Guida Pratica per le Società Immobiliari

La decisione della Cassazione offre una chiara indicazione operativa per le società che gestiscono patrimoni immobiliari. L’obbligo di dichiarare i canoni di locazione non riscossi cessa solo con la risoluzione formale del contratto di locazione. Qualsiasi accordo successivo, anche se definito transattivo, non ha effetto retroattivo ai fini fiscali sui ricavi già maturati. Per le imprese, il momento rilevante per la tassazione è quello in cui il credito sorge, non quello in cui viene incassato. Di conseguenza, in caso di morosità, è fondamentale agire tempestivamente per la risoluzione del contratto al fine di bloccare la maturazione di ulteriori ricavi imponibili.

Una società deve pagare le tasse sui canoni di locazione anche se non li ha incassati?
Sì. Per i redditi d’impresa vige il principio di competenza, secondo cui i ricavi, come i canoni di locazione, sono tassabili nel momento in cui maturano giuridicamente, indipendentemente dall’effettivo incasso.

La risoluzione del contratto di locazione interrompe l’obbligo di dichiarare i canoni?
Sì. L’obbligo di considerare i canoni maturati come ricavi imponibili cessa a partire dalla data di effettiva risoluzione del contratto di locazione.

Un accordo transattivo con l’inquilino moroso può cancellare le tasse sui canoni non pagati in precedenza?
No. Secondo questa ordinanza, un accordo transattivo che risolve il contratto non ha efficacia retroattiva ai fini fiscali. La società resta tenuta a pagare le imposte sui canoni maturati fino alla data di risoluzione del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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