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Canone occupazione suolo: quando paga il concessionario

Una società concessionaria di autostrade ha contestato il pagamento del canone occupazione suolo pubblico per un viadotto su una strada comunale, sostenendo di essere un’estensione dello Stato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che la società, in quanto soggetto giuridico distinto che persegue un fine di lucro, è tenuta al pagamento del canone. L’interesse pubblico dell’opera non costituisce un motivo di esenzione automatica.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Canone Occupazione Suolo Pubblico: Perché il Concessionario Autostradale Deve Pagare?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2422/2024, ha affrontato un’importante questione relativa al canone occupazione suolo pubblico (c.o.s.a.p.), stabilendo un principio chiaro: anche i concessionari di grandi opere pubbliche, come le autostrade, sono tenuti al pagamento del tributo per l’utilizzo di aree comunali. Questa decisione chiarisce la natura del rapporto tra concessionari e Stato, sottolineando la loro distinta personalità giuridica e i rispettivi obblighi fiscali. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso: Un Viadotto Conteso

Una società concessionaria per la gestione della rete autostradale ha impugnato un atto di accertamento emesso da un Comune per omessa dichiarazione e pagamento del canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche. L’occupazione contestata riguardava lo spazio aereo sovrastante una strada comunale, utilizzato per la costruzione di un cavalcavia autostradale.

La società sosteneva di non dover pagare il canone per diverse ragioni. In primo luogo, riteneva che la costruzione dell’autostrada, opera di interesse nazionale, avesse di fatto sottratto l’area al demanio comunale per annetterla a quello statale. In secondo luogo, asseriva di agire come una sorta di longa manus dello Stato, e quindi di dover beneficiare delle stesse esenzioni previste per quest’ultimo.

Se in primo grado il Tribunale aveva dato ragione alla società, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo il canone dovuto. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sul Canone Occupazione Suolo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società concessionaria, confermando la sentenza d’appello e stabilendo che il canone occupazione suolo è dovuto. Gli Ermellini hanno smontato punto per punto le argomentazioni della ricorrente, fornendo chiarimenti fondamentali sulla titolarità delle aree, sulla natura del concessionario e sui presupposti del tributo.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’analisi rigorosa dei principi che regolano il demanio pubblico e la natura giuridica delle società concessionarie.

Il Concessionario non è lo Stato

Il punto centrale della motivazione è la netta distinzione tra la società concessionaria e lo Stato concedente. La Corte ha chiarito che la realizzazione di un’infrastruttura autostradale, sebbene prevista da leggi nazionali, non comporta un automatico trasferimento di proprietà delle strade comunali interessate al demanio statale. La strada sottostante il viadotto rimane di proprietà del Comune.

Di conseguenza, la società che gestisce l’autostrada e che occupa lo spazio aereo è un soggetto giuridico distinto dall’ente proprietario del suolo (il Comune) e dallo Stato che ha concesso la gestione. Essendo una società per azioni che persegue un proprio fine di lucro, non può essere considerata una semplice articolazione operativa dello Stato e non può beneficiare delle esenzioni a esso riservate. La Corte specifica che tale identificazione sarebbe possibile solo in presenza dei rigidi requisiti dell’ in house providing, qui assenti.

L’Interesse Pubblico non Comporta Esenzione dal canone occupazione suolo

Un altro argomento respinto è quello secondo cui la natura di pubblico interesse dell’opera giustificherebbe un’esenzione dal canone. La Cassazione ha ribadito che, in assenza di una specifica norma di legge che preveda l’esenzione, la strumentalità dell’occupazione alla realizzazione di un interesse pubblico è irrilevante. Il presupposto del canone è l’utilizzazione particolare di un bene pubblico da parte di un soggetto diverso dall’ente proprietario, e tale presupposto era pienamente integrato nel caso di specie.

La Legittimità delle Sanzioni

Infine, la Corte ha respinto anche le censure relative all’illegittimità della sanzione per omessa denuncia. Ha affermato che i regolamenti comunali, in attuazione della normativa nazionale (D.Lgs. 446/1997), possono legittimamente prevedere sanzioni amministrative per la violazione degli obblighi relativi al pagamento del c.o.s.a.p., inclusa la mancata comunicazione dell’occupazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza. Essa chiarisce che le società concessionarie di opere e servizi pubblici, pur operando in un regime di concessione statale e per finalità di interesse generale, sono a tutti gli effetti soggetti economici autonomi. Come tali, sono tenute a rispettare gli obblighi tributari verso gli enti locali, incluso il pagamento del canone occupazione suolo pubblico quando utilizzano beni del demanio comunale. Questa decisione serve da monito per tutte le imprese che operano in regime di concessione, ribadendo che la natura pubblica del servizio offerto non si traduce in un’immunità fiscale generalizzata.

Un concessionario statale che gestisce un’autostrada deve pagare il canone per l’occupazione di suolo pubblico a un Comune?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la società concessionaria è un soggetto giuridico distinto dallo Stato, che persegue un proprio fine di lucro. Pertanto, è tenuta al pagamento del canone per l’occupazione di aree appartenenti al demanio comunale, come lo spazio aereo sopra una strada.

La realizzazione di un’opera di interesse pubblico, come un’autostrada, garantisce un’esenzione automatica dal pagamento del canone?
No. Secondo la Corte, l’interesse pubblico dell’opera non è di per sé sufficiente a giustificare un’esenzione dal canone. L’esenzione deve essere prevista da una specifica norma di legge, e in assenza di questa, il tributo è dovuto se sussiste l’occupazione di un bene pubblico.

La sanzione per omessa denuncia di occupazione è legittima se l’occupazione deriva dalla legge e non da una concessione comunale?
Sì. La Corte ha ritenuto legittima la sanzione, poiché la normativa nazionale (art. 63 del D.Lgs. n. 446/1997) autorizza i Comuni a prevedere nei propri regolamenti sanzioni amministrative per le violazioni degli obblighi relativi al pagamento del canone, tra cui rientra la mancata denuncia/comunicazione dell’occupazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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