LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Canone occupazione suolo pubblico: Cassazione chiarisce

Una società concessionaria di autostrade si opponeva al pagamento del canone occupazione suolo pubblico per un cavalcavia su una strada comunale, sostenendo di agire come braccio operativo dello Stato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la società, in quanto soggetto privato con finalità di lucro, è distinta dallo Stato e non può beneficiare delle sue esenzioni. Il canone è dovuto per la semplice occupazione di fatto del suolo, a prescindere dalla proprietà dell’infrastruttura.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Canone Occupazione Suolo Pubblico: Anche i Concessionari Autostradali Devono Pagare

La recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 2275/2024) affronta una questione di grande rilevanza per gli enti locali e le grandi società concessionarie: il pagamento del canone occupazione suolo pubblico (noto anche con l’acronimo COSAP). La Corte ha stabilito un principio chiaro: anche una società che gestisce la rete autostradale in concessione dallo Stato è tenuta a versare il canone al Comune se le sue infrastrutture, come un cavalcavia, occupano o sovrastano aree di proprietà comunale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della decisione.

I Fatti di Causa

Una società concessionaria della rete autostradale ha impugnato un avviso di accertamento emesso da un Comune per il mancato pagamento del canone relativo all’occupazione di aree pubbliche per l’anno 2008. L’occupazione contestata riguardava un cavalcavia autostradale che sovrastava una strada di proprietà comunale. La società sosteneva di non dover pagare il canone per diverse ragioni. In primo luogo, riteneva che la costruzione dell’autostrada, opera di interesse nazionale, avesse di fatto trasferito la proprietà del suolo allo Stato. In secondo luogo, affermava di agire come una longa manus (un braccio operativo) dello Stato e, pertanto, di dover beneficiare della stessa esenzione prevista per l’ente statale.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla società. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, affermando che la società concessionaria è un soggetto giuridico distinto dallo Stato, svolge un’attività imprenditoriale e, di conseguenza, non può godere di alcuna esenzione. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte sul Canone Occupazione Suolo Pubblico

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso della società, confermando la sentenza d’appello e fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione del canone occupazione suolo pubblico. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni della ricorrente.

Titolarità del Suolo e Presupposti del Canone

Il primo punto affrontato riguarda la proprietà del suolo. La Cassazione ha chiarito che la costruzione di un’autostrada non comporta un automatico trasferimento della proprietà delle strade sottostanti dai Comuni allo Stato. In assenza di un formale atto di esproprio o di un accordo, la strada comunale rimane di proprietà del Comune. Di conseguenza, l’occupazione dello spazio sovrastante da parte di un’infrastruttura autostradale costituisce un’occupazione di suolo pubblico comunale. Il canone è dovuto per la semplice occupazione di fatto, essendo irrilevante che essa avvenga in virtù di una concessione statale anziché comunale.

Il Concessionario non è una ‘Longa Manus’ dello Stato

Il cuore della decisione riguarda la natura giuridica della società concessionaria. La Corte ha respinto con fermezza la tesi secondo cui la società agirebbe come una longa manus dello Stato. Un concessionario è un soggetto che svolge un’attività d’impresa in piena autonomia, perseguendo un proprio fine di lucro. Non può essere assimilato a un’articolazione della Pubblica Amministrazione.

I giudici hanno specificato che la qualifica di longa manus è riservata ai casi di ‘in house providing’, che richiedono requisiti stringenti: un controllo da parte dell’ente pubblico analogo a quello esercitato sui propri servizi e lo svolgimento della maggior parte dell’attività a favore dell’ente stesso. Tali requisiti non erano presenti nel caso di specie. Inoltre, anche se si trattasse di una società in house, le normative europee sulla concorrenza impongono l’applicazione del regime privatistico per non alterare il mercato, escludendo quindi la possibilità di beneficiare di esenzioni fiscali riservate allo Stato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una netta distinzione tra la funzione pubblica dell’opera e la natura privata del soggetto che la gestisce. L’interesse pubblico legato alla rete autostradale non trasforma il concessionario in un ente pubblico. La società agisce come un qualsiasi operatore economico e, come tale, è tenuta a rispettare gli obblighi fiscali e tributari previsti dalla legge, incluso il pagamento del canone per l’utilizzo di beni altrui, anche se pubblici.

La Corte ha anche confermato la legittimità delle sanzioni per l’omessa denuncia dell’occupazione. La normativa nazionale (D.Lgs. 446/1997) autorizza i Comuni a prevedere nei propri regolamenti sanzioni amministrative per la violazione degli obblighi relativi al pagamento del canone. La previsione di una sanzione per la mancata comunicazione/denuncia dell’occupazione è quindi del tutto legittima e non viola alcun principio di legalità o tassatività.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che una società concessionaria di un servizio pubblico, pur gestendo un’infrastruttura di interesse nazionale, rimane un soggetto di diritto privato con finalità di lucro. Pertanto, non può beneficiare delle esenzioni fiscali riservate allo Stato ed è tenuta al pagamento del canone occupazione suolo pubblico per qualsiasi utilizzo di aree comunali. Questa ordinanza rafforza l’autonomia impositiva degli enti locali e chiarisce che l’esercizio di una funzione pubblica in regime di concessione non comporta un’immunità dai tributi locali.

Un concessionario autostradale deve pagare il canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) per un cavalcavia che sovrasta una strada comunale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’occupazione dello spazio sovrastante una strada comunale con un’infrastruttura, come un cavalcavia, costituisce un’occupazione di suolo pubblico soggetta al pagamento del canone, poiché la proprietà della strada sottostante rimane del Comune in assenza di un atto formale di trasferimento.

Un concessionario di un servizio pubblico può essere considerato una ‘longa manus’ dello Stato per ottenere esenzioni fiscali?
No. La Corte ha stabilito che un concessionario è un soggetto privato che persegue un proprio fine di lucro e agisce in autonomia. Non può essere assimilato a un braccio operativo dello Stato e, di conseguenza, non ha diritto alle esenzioni fiscali riservate all’ente statale. Tale qualifica è ristretta ai soli casi di ‘in house providing’ con requisiti molto specifici.

È necessaria una concessione formale da parte del Comune perché sia dovuto il canone di occupazione?
No. Il presupposto per l’applicazione del canone è l’occupazione di fatto di un bene pubblico. È sufficiente l’utilizzazione del bene da parte di un soggetto diverso dall’ente pubblico proprietario, a prescindere dall’esistenza di un formale atto di concessione rilasciato dal Comune stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati