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Canone mezzi pubblicitari: la visibilità è tassabile?

Una società pubblicitaria contesta il pagamento del canone per mezzi pubblicitari installati in aree private come metropolitane e stazioni. La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione al Comune, affermando che ciò che conta è la visibilità del messaggio pubblicitario al pubblico nel territorio comunale. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma rinvia la causa per permettere alle parti di dimostrare l’avvenuta definizione agevolata della controversia, che estinguerebbe il giudizio.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Canone Mezzi Pubblicitari: Si Paga Anche su Suolo Privato?

La questione del pagamento del canone mezzi pubblicitari per impianti installati non su suolo comunale, ma in aree private aperte al pubblico come stazioni della metropolitana, è da tempo al centro di dibattiti legali. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione getta luce su un aspetto procedurale cruciale, quello della definizione agevolata, che può interrompere il corso della giustizia ordinaria, lasciando però intatta la questione di fondo: il presupposto per la tassazione è la proprietà del suolo o la visibilità del messaggio?

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della pubblicità esterna impugnava un avviso di accertamento emesso dalla società concessionaria di un grande comune del Sud Italia. L’accertamento richiedeva il pagamento del CIMP (Canone per l’Installazione di Mezzi Pubblicitari) per l’anno 2002, relativo a impianti pubblicitari installati all’interno della metropolitana e di una stazione ferroviaria.
La tesi della società contribuente era semplice: le aree non erano di pertinenza comunale, bensì di altri enti. Pertanto, secondo la sua difesa, non sussisteva il presupposto per l’applicazione del canone da parte del Comune. Veniva inoltre contestata la legittimità della società concessionaria a emettere l’atto di accertamento.

L’Iter Giudiziario nei Gradi di Merito

In primo grado, i giudici di prossimità avevano dato ragione alla società, stabilendo che le iniziative pubblicitarie non ricadevano nel territorio comunale e quindi non erano soggette al canone.
La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, ribaltava la decisione. Accogliendo l’appello della concessionaria, i giudici regionali affermavano due principi chiave:
1. La legittimazione della società concessionaria a procedere all’accertamento, in base alla delega ricevuta.
2. La legittimità del potere impositivo del Comune, poiché il presupposto del canone mezzi pubblicitari non è l’installazione su suolo pubblico, ma la diffusione di un messaggio visibile da un’area pubblica o aperta al pubblico. Sebbene gli impianti fossero in aree di altri enti, i messaggi raggiungevano il pubblico nel territorio comunale, rendendo l’imposizione legittima.

Il Ricorso in Cassazione e l’Ordinanza Interlocutoria

La società pubblicitaria proponeva ricorso per cassazione, basandolo su quattro motivi, tra cui la violazione di legge e l’omesso esame di fatti decisivi. Tuttavia, prima che la Corte potesse pronunciarsi nel merito, emergeva un fatto nuovo: la società ricorrente dichiarava di aver aderito a una definizione agevolata della controversia e di aver effettuato i relativi pagamenti.
Questo ha cambiato le carte in tavola. Invece di decidere sulla legittimità del canone mezzi pubblicitari in aree private, la Corte ha dovuto affrontare una questione pregiudiziale: il giudizio poteva considerarsi estinto?

Le Motivazioni della Sospensione

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza interlocutoria, non ha emesso una sentenza definitiva. Le motivazioni di questa scelta sono prettamente procedurali. La domanda di definizione agevolata presentata dalla contribuente, sebbene corredata da un estratto conto dei pagamenti, risultava incompleta perché non specificava gli estremi della normativa di riferimento né il numero di iscrizione a ruolo della controversia.
Di fronte a questa incertezza, i giudici hanno ritenuto necessario acquisire una prova certa dell’avvenuta estinzione del debito. Pertanto, hanno ordinato alle parti di depositare un’attestazione ufficiale, proveniente dalla concessionaria o dall’ente locale, che confermasse l’intervenuto pagamento e la chiusura della pendenza fiscale attraverso la specifica procedura di definizione agevolata. La causa è stata quindi rinviata a una data futura per consentire questo adempimento.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria mette in evidenza come le procedure di condono fiscale possano incidere direttamente sui procedimenti giudiziari, anche quando questi sono giunti al grado più alto di giudizio. Se l’adesione alla definizione agevolata sarà confermata, la Corte dichiarerà la cessazione della materia del contendere, chiudendo il caso senza una pronuncia di merito.
Dal punto di vista sostanziale, la decisione della Commissione Tributaria Regionale, sebbene non ancora definitiva, ribadisce un principio importante: per il canone mezzi pubblicitari, il fattore determinante è la potenziale visibilità del messaggio da parte del pubblico all’interno dei confini comunali, a prescindere dalla proprietà del terreno su cui l’impianto è fisicamente collocato. La parola fine sulla vicenda, però, è ora legata alla verifica di un avvenuto accordo tra contribuente e fisco.

È dovuto il canone per i mezzi pubblicitari se gli impianti sono installati su suolo privato ma visibili al pubblico?
Secondo la decisione della Commissione Tributaria Regionale (oggetto del ricorso), sì. Il presupposto impositivo è la diffusione del messaggio pubblicitario in un luogo pubblico o aperto al pubblico all’interno del territorio comunale, indipendentemente dalla proprietà del suolo su cui l’impianto è installato.

Cosa succede a un processo in Cassazione se una delle parti aderisce a una definizione agevolata?
Il processo può essere sospeso o rinviato. La Corte deve prima verificare che la procedura di definizione agevolata sia stata completata con successo e che il debito sia stato estinto. Se ciò viene confermato, la Corte dichiara la “cessazione della materia del contendere”, chiudendo il caso senza una decisione nel merito.

Perché la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria e non una sentenza?
Perché è emersa una questione procedurale che doveva essere risolta prima di poter decidere la causa nel merito. La richiesta della parte ricorrente di dichiarare la cessazione della materia del contendere per avvenuta definizione agevolata ha richiesto alla Corte di ordinare il deposito di documentazione probatoria, rinviando la decisione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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