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Canone concordato: ICI valida anche sotto il minimo

La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di locazione a canone concordato è valido ai fini dell’agevolazione ICI anche se il canone pattuito è inferiore al minimo stabilito dagli accordi territoriali. La controversia vedeva un proprietario contro un Comune che negava lo sgravio fiscale. La Corte ha chiarito che la legge sanziona con la nullità solo la pattuizione di un canone superiore al massimo, non inferiore al minimo, poiché un affitto più basso è in linea con l’obiettivo della norma di calmierare il mercato immobiliare.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Canone Concordato: L’Agevolazione ICI Vale Anche Sotto il Minimo

I contratti di locazione a canone concordato rappresentano un’opzione vantaggiosa sia per i proprietari che per gli inquilini, grazie ai benefici fiscali previsti per i primi e a un affitto calmierato per i secondi. Ma cosa succede se le parti si accordano per un canone ancora più basso del minimo stabilito dagli accordi territoriali? Si perde il diritto alle agevolazioni? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, affermando un principio di grande importanza pratica.

I Fatti di Causa: Un Contratto di Locazione Sotto la Lente del Fisco

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento emesso dal Comune di Bologna nei confronti di un contribuente, proprietario di un immobile. L’ente locale contestava il diritto del proprietario a beneficiare dell’agevolazione ICI per l’anno 2009, prevista per gli immobili locati a canone concordato.

Il motivo della contestazione era semplice: il canone annuo pattuito nel contratto di locazione, pari a 7.440,00 euro, era inferiore all’importo minimo di 10.091,00 euro fissato dall’accordo territoriale vigente per quella tipologia di immobile. Secondo il Comune, per accedere ai benefici fiscali, il canone doveva necessariamente rientrare nella “forbice” tra il minimo e il massimo concordati a livello locale.

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva dato ragione al contribuente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del Comune. La CTR aveva ritenuto che, pur essendo il contratto valido, la mancata osservanza del limite minimo lo trasformasse, ai fini fiscali, in un contratto a canone libero, escludendolo così da ogni agevolazione.

La Decisione della Corte sul canone concordato

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza della CTR e decidendo la causa nel merito a favore del proprietario. La Corte ha enunciato un principio di diritto chiaro e inequivocabile: “In materia di Ici, il proprietario che stipuli un contratto di locazione, ex art. 2, comma 3, l. n. 431 del 1998, pattuendo un canone al di sotto dei minimi tariffari fissati dalla contrattazione collettiva, usufruisce dell’agevolazione prevista dall’art. 8 della stessa legge, in quanto la previsione di nullità di patti contrari di cui all’art. 13, l. cit., è limitata solo ai casi di superamento della soglia massima”.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi della Legge n. 431 del 1998, che disciplina le locazioni abitative. L’articolo 13 di tale legge, infatti, sanziona espressamente con la nullità ogni pattuizione che preveda un canone superiore a quello massimo definito dagli accordi locali. Tuttavia, la legge non contiene alcuna previsione analoga per l’ipotesi in cui il canone sia inferiore al minimo.

Secondo i giudici, questa omissione non è casuale, ma risponde alla ratio stessa della normativa. L’obiettivo del legislatore era quello di “calmierare il mercato degli affitti con prezzi ragionevoli e adeguati”. Un canone inferiore al minimo non solo non contrasta con questa finalità, ma la persegue in modo ancora più efficace, garantendo condizioni ancora più favorevoli per l’inquilino. Pertanto, considerare illecita la pattuizione di un canone più basso sarebbe contrario allo spirito della legge.

In sostanza, il legislatore ha voluto porre un tetto massimo a tutela del conduttore, ma non ha ritenuto di dover imporre un pavimento minimo, lasciando alle parti la libertà di accordarsi per un canone più vantaggioso per l’inquilino senza che ciò comporti la perdita dei benefici fiscali per il locatore.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Proprietari e Inquilini

La decisione della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Viene confermato che i proprietari di immobili possono stipulare contratti a canone concordato fissando un affitto anche al di sotto della soglia minima prevista dagli accordi territoriali, senza timore di perdere le relative agevolazioni fiscali (prima ICI, oggi IMU e altre imposte sui redditi). Questa pronuncia offre maggiore flessibilità contrattuale alle parti e rafforza la finalità sociale della normativa sulle locazioni a canone agevolato, premiando i proprietari che scelgono di offrire condizioni ancora più favorevoli agli inquilini.

È possibile stipulare un contratto a canone concordato con un affitto inferiore al minimo previsto dagli accordi territoriali?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è possibile. La validità del contratto ai fini delle agevolazioni fiscali non viene meno se il canone è inferiore alla soglia minima.

Se l’affitto è inferiore al minimo, si perde il diritto all’agevolazione fiscale sull’ICI (o IMU)?
No. Secondo la sentenza, il proprietario ha comunque diritto a usufruire dell’agevolazione fiscale prevista dalla legge, poiché la normativa sanziona con la nullità solo il superamento del canone massimo.

Perché la legge sanziona solo il superamento del canone massimo e non la pattuizione di un canone inferiore al minimo?
Perché lo scopo della legge (L. 431/1998) è calmierare il mercato degli affitti a favore degli inquilini. Fissare un canone superiore al massimo danneggia questa finalità, mentre un canone inferiore al minimo la realizza in modo ancora più efficace, risultando quindi pienamente legittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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